La MBH Colpack Ballan Csb sui propri canali ufficiali aveva presentato il mese di aprile come "ricco di corse prestigiose, in cerca del primo successo" ed ecco il trionfo di Pavel Novak a Col San Martino. «Sono felice di aver portato in dote al team la vittoria dopo un inizio stagione un po' sfortunato - ha detto il 19enne ceco sul gradino più alto del Piva, brandendo il trofeo dello scultore Valentino Moro in un mix d'italiano e inglese - e colgo l'occasione di ringraziarli pe aver creduto in me in questi due anni! Per portare a termine la mia azione è stato fondamentale andare avanti senza guardarmi indietro, sono particolarmente soddisfatto anche perché di solito prediligo le salite lunghe rispetto a quelle esplosive come queste. Adesso non penso al professionismo (il Piva è stato prodromico al passaggio di categoria per tanti talenti, da Geoghegan Hart e Ayuso a Marcellusi e Villa solo nell'ultimo decennio ndr) ma a fare il massimo nel 2024: focus su Giro Next Gen e Mondiali di categoria a Zurigo.»
A proseguire l'analisi è colui che sedeva nell'ammiraglia orobica come di consueto nel suo Veneto, il patavino Flavio Miozzo: «Abbiamo programmato ed eseguito lo spartito che ci ha portato ad alzare le braccia al cielo e portare due uomini in top-10, col nostro "piano B" Kajamini (già quinto al Recioto) classificato quarto regolando gli inseguitori. La strategia originaria era di attaccare in salita e non in discesa, ma i ragazzi sanno che si deve saper capire il momento davvero giusto e lui è stato intelligente a pazientare e preoccuparsi prima di rientrare sui battistrada e successivamente cogliere tutti di sorpresa. Nel ciclismo di oggi la squadra è più importante rispetto a una volta per fare risultati, noi siamo sempre stati in grado di ottenerli e quest'anno che ci apprestiamo a diventare Professional nel 2024 andiamo a caccia di vittorie di qualità: abbiamo studiato non un calendario che ci desse necessariamente tante vittorie, ma un calendario che ci facesse misurare coi migliori e far realmente capire ai nostri corridori che ciclisti sono. E questo dovremmo impararlo in Italia, altrimenti si rincorre qualcosa che non è reale e non serve a niente! Abbiamo corso il Laigueglia e la Settimana Coppi e Bartali, ora saremo al Giro d'Abruzzo e in generale abbiamo "cerchiato in rosso" le corse internazionali U23 o le 1.1 e 2.1 dove ci sono i professionisti e possiamo già abituarci...»
Parola agli altri membri del podio:
Alessandro Pinarello della VF Group Bardiani Csf Faizanè, secondo, "enfant du pays" di Giavera del Montello - «Quando si è in pochi davanti si tende a studiarsi e, a maggior ragione se il corridore da solo al comando ha un compagno tra gli inseguitori, è facile che non si trovi l'accordo e non si riesca ad andarlo a prendere. Quando allo scollinamento del Combai ho visto che stavamo riprendendo Scalco mi è dispiaciuto, pensavamo avesse più margine! Comunque nel finale è rientrato pure Biagini per la top-20 e abbiamo corso bene, la gamba c'è ed è sempre utile tornare a misurarsi pure nelle corse italiane U23 dove, rispetto che tra i Pro, c'è meno controllo e si corre più allo sbaraglio. Sono contento, so di aver acquisito "autorità" con le mie ultime prestazioni e ora mi dedico a recuperare una settimana per poi affrontare il Tour of the Alps (dove l'anno scorso si mise in mostra il suo compagno Pellizzari, ndr).»
Diego Pescador della GW Shimano, terzo - «Ovvio che quando sei lì vuoi vincere, ma alla fine uno solo ce la fa e ci portiamo a casa il fatto di aver corso alla pari con squadre più forti della nostra. Sento crescere sempre di più la motivazione dentro di me e non vedo l'ora di affrontare le prossime sfide, forte del bagaglio acquisito in questa prestigiosa settimana veneta e consapevole dei numerosi miglioramenti ancora da fare.»
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