Vorrei iniziare col dire “Grazie” a Angelo Canzonieri. Grazie perché, per quanto mi riguarda, la tua più grande vittoria è stata trasmettere alle piccole leve la grande passione del ciclismo. Chi nasce gregario, sa che dovrà fare molta più fatica degli altri. Bisogna armarsi di coraggio e tanto olio di gomito e lavorare umilmente più degli altri, perché dove non arriva il talento si emerge con la determinazione e la voglia di fare.
Canzonieri appartiene a quella categoria di uomini speciali che hanno sempre lavorato per il loro capitano, hanno fatto il proprio dovere per ricevere una pacca sulla spalla all’arrivo. Essere un gregario non è cosa semplice, ma ti forgia, ti rende gioco forza un uomo pronto ad affrontare la vita ed il ciclismo in tutte le loro forme.
Molto spesso sentiamo parlare di quanto sia complicato il ciclismo moderno e di quanto sia difficile per le giovani leve sopportare la pressione e la velocità di questo sport. Ultimamente sembra che il ciclismo tra aerodinamica, biomeccanica, misuratori di potenza, watt, cardio … sia diventato uno sport da scienziati.
Per carità a certi livelli tutto è importante, tutto conta, nessuno lo nega però è anche vero che quello che fa la differenza resta chi sopra la bici pedala. Un grande direttore sportivo diceva sempre “Se hai buone gambe vinci anche se sotto il sedere hai un cancello“.
Angelo è riuscito a insegnare a tanti ragazzi l’umiltà, la passione ed il sacrificio. È riuscito a mantenere sano il suo ciclismo, non importa se poi all’arrivo arriva primo o ultimo, non ha mai rimproverato il proprio atleta per gli errori commessi perché è proprio grazie a questi errori che potranno crescere: un ritiro o un piazzamento non eccellente, non sono mai una sconfitta ma una lezione di ciclismo e di vita.
Daniel Bartolotta ne è l’esempio lampante, ha raccolto con attenzione tutti gli insegnamenti del suo direttore sportivo, con lui ha instaurato un rapporto straordinario, strategico, che si basa principalmente sull’amicizia, ha vinto tanto, ma non ha mai creduto di essere un campione. Anzi è sempre rimasto con i piedi ben saldi sulla terra, seguendo le indicazioni sagge di Canzonieri.
Mi piace pensare che questo bellissimo libro di ciclismo che hanno iniziato a scrivere un eterno e giovane direttore sportivo e il suo piccolo amico, possa trovare il proprio epilogo come nelle fiabe più belle, magari conquistando un posto nei professionisti e vincendo una tappa al Giro d’Italia.
Quello che Angelo insegna con il ciclismo, lo si ritrova nella vita: imparare a reagire nei momenti difficili, a non arrendersi e non darsi mai per vinti.
Grazie, Angelo!
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