Quarta tappa dell’Itzulia, ex Giro dei Paesi Baschi, poco più di 30 km al traguardo. Fuga di sei corridori e il gruppo che insegue. Discesa, curva larga e veloce verso destra. Asfalto che pare in ottime condizioni, asciutto. All’apparenza è tutto nella normalità, tutto sotto controllo. Inaspettata arriva una caduta tremenda, devastante, terribile. Ma cos’è successo? Come è potuto accadere? Ne parliamo con Mario Cipollini che ha sempre una visione tecnico-tattica molto acuta.
«La prima cosa che mi sento di dire – afferma il Re Leone – è che assistere ad una caduta è sempre brutto. Dispiace per i danni e le conseguenze che può creare, ma anche per i tanti sacrifici fatti dai corridori che spesso vanno in fumo. Detto questo, quello che ho visto dalle immagini televisive è abbastanza incomprensibile. Non capisco come sia stata affrontata quella curva che sembra molto semplice».
Mikel Landa, corridore di casa in maglia Soudal-Quick Step, è in testa al plotone. «Landa non taglia la curva, come da manuale del ciclismo, ma sta a centro strada, praticamente sulla mezzeria». Alla sua ruota, in maglia di campione del Belgio, il compagno di squadra Remco Evenepoel già caduto in modo rocambolesco alla prima curva della prima tappa, una crono. Remco, che è bene ricordare ha iniziato a correre in bici solo 7 anni fa. «Evenepoel – prosegue il Cipo - giustamente guarda all’interno ma sbaglia impostazione della curva. La sua bici è dritta e punta verso l’esterno. Il suo corpo non è inclinato verso l’interno. Le sue spalle sono quasi parallele al terreno. Bisogna vedere se qualcosa, un sobbalzo magari o un problema alla gomma o al disco, gli ha fatto perdere il controllo del mezzo. Se così non fosse ha commesso un errore grave. Del resto non mi pare che tecnicamente, nella guida della bici intendo, sia un maestro. Tesfasion (il corridore della Lidl che era terzo, ndr) a quel punto si vede arrivare addosso il belga e prova a correggere la traiettoria ma l’anteriore gli scappa. Cade, dietro succede il finimondo. E Remco deve ringraziare il cielo che andando fuori strada non ha preso una pianta. Sarebbe stata una tragedia».