Franco Polti non ha mai abbandonato veramente il ciclismo e con il cuore è sempre rimasto legato al mondo delle due ruote, anche quando nel 2000 ha smesso di essere sponsor dopo aver vinto veramente tanto. Nella scorsa estate qualcosa però è cambiato e grazie alla figlia Francesca, Ceo dell’azienda di famiglia, che da bambina accompagnava il padre a tutte le gare di ciclismo, oggi l’azienda Polti è tornata ad impegnarsi come sponsor principale con la squadra di Alberto Contador e Ivan Basso.
Abbiamo incontrato Franco Polti a Lido di Camaiore, in occasione della cronometro che ha dato il via alla Tirreno – Adriatico, corsa che patron Polti conosce bene. La passione è rimasta immutata nel tempo e dalle sue parole è emerso immediatamente quel grande amore che ha sempre nutrito per il ciclismo. «Appena sono arrivato ho ritrovato tanti amici e ho incontrato anche Mauro – ha detto sorridendo a tuttobiciweb -: è stato un mio corridore e oggi è un carissimo amico e dice sempre che cerca di imitarmi come imprenditore».
Mauro non è una persona qualunque ma è Mauro Gianetti, oggi Ceo del Team UAE Emirates, che da corridore con la maglia della Polti ha vinto la Liegi – Bastogne – Liegi e l’Amstel Gold Race nel 1995. «Sono assente da tanti anni nel ciclismo, per l’esattezza sono 23 e posso dire di essere veramente emozionato oggi (ieri per chi legge, ndr). Questa è una corsa speciale che ha qualcosa di magico. Spesso chi corre qui poi lo vediamo vincere nelle altre corse importanti come la Milano-Sanremo».
Grazie alla sua azienda che ha fatto la storia nel mondo degli elettrodomestici, Franco Polti ha fatto molto per lo sport italiano, non solo con il ciclismo ma anche con la pallacanestro e la Formula Uno, tanto che il primo Mondiale, Schumacher lo ha vinto con il marchio Polti sulla sua tuta.
La scelta di entrare nel ciclismo arriva da lontano, si parla di quarant’anni fa con Dino Zandegù e la Malvor, squadra con la quale iniziò la grande avventura di Franco Polti in questo sport.
«Dino mi chiese di entrare nella sua Malvor Bottecchia, ma io non avevo soldi e lui da grande persona mi disse di non preoccuparmi che una soluzione l’avremmo trovata. Così sono entrato nel ciclismo come terzo sponsor, poi sono diventato secondo sponsor e con Fondriest abbiamo vinto un Mondiale e una Milano-Sanremo».
Franco Polti però voleva qualcosa di più e tra i suoi desideri più grandi c’era quello di avere una squadra tutta sua che portasse il suo nome. «Stefano Allocchio è stato un mio corridore e con lui e Stanga è iniziata la mia avventura di 8 anni nella quale abbiamo vinto veramente tutto fino al 2000. Quello è stato l’anno in cui ho capito che dovevo smettere per tutta una serie di motivi e altri decisero di seguire la mia scelta».
A distanza di più di vent’anni patron Polti è rientrato in quel mondo che non ha mai dimenticato e al quale è rimasto sempre legato attraverso il filo invisibile del tempo. Il merito è tutto di Francesca, che a insaputa del padre, aveva iniziato a parlare con Alberto Contador e Ivan Basso. «Mia figlia un giorno mi chiese quale fosse stato lo sport che mi aveva dato di più. Io senza pensarci troppo ho detto: il ciclismo. Poi lei ha fatto tutto e mi ha fatto trovare con il piatto bello e pronto. Per me adesso la gioia più grande è quella di vedere mia figlia così felice».
Il Team Polti ha scritto pagine di storia e, grazie ai suoi prodotti entrati nel quotidiano delle famiglie italiane, molte donne si sono avvicinate al ciclismo. «Quando ho creato la Vaporella avevo solo debiti e dovevo farla conoscere a tutti e così dal basket alla vela e al ciclismo ho portato i miei prodotti nello sport».
Tornare nel mondo dello sport a distanza di anni non è facile, ma Franco Polti ha al suo fianco la figlia Francesca, architetto perfetto di questo nuovo progetto che vuol far crescere il ciclismo italiano.
«L’idea di tornare nel ciclismo è stata di Francesca e lei non mi aveva detto nulla. Solo quando l’accordo è stato concluso è venuta da me e mi ha parlato di ciclismo, la grande passione che è cresciuta con lei fin da quando era piccola. Portavo sempre con me Francesca alle gare e spero che porti avanti questa passione così come ho fatto io».
Il ciclismo oggi è cambiato e non è più quello degli anni Novanta, quello in cui il Team Polti vinceva grandi gare. «Oggi tutto lo sport è cambiato moltissimo, nel ciclismo prima c’erano molti sponsor italiani e anche tanti nostri corridori che vincevano. Adesso abbiamo Paesi del Medio Oriente che hanno tantissimi soldi e hanno fatto nel ciclismo le stesse cose che hanno fatto nel calcio. Come italiano dico che non è bello, perché questo sistema ha rovinato il nostro sport. Oggi abbiamo qualche ragazzo di talento, ma potremmo averne sicuramente di più, ma servirebbero delle regole come nel calcio, affinchè lo sport non sia solo un business».
In questo 2024 la Polti – Kometa sarà al via anche della Milano-Sanremo e poi ci sarà il Giro d’Italia, e Franco e Francesca Polti avranno anche delle sorprese per il ciclismo femminile.
«Non abbiamo soldi come altri, ma dobbiamo pensare a formare dei nostri giovani che potranno darci soddisfazioni. Il ciclismo è anche il risultato di ciò che facciamo per lui, noi non siamo uno sponsor che si limita a guardare, lo seguiamo andando alle corse e seguendo anche l’ufficio marketing, che serve a creare anche l’immagine del ciclista stesso. Con Basso e Contador vogliamo lavorare sui giovani, qualcuno già lo abbiamo. Non voglio lanciarmi nel dire, vinceremo questo o quello. Mi basta dire che lavorare con i giovani è una grande soddisfazione, l’esperienza l’abbiamo, così come la passione e adesso pensiamo a goderci queste prime corse: abbiamo davanti a noi la Milano-Sanremo e il Giro d’Italia. Nella mia carriera ho vinto tante maglie, ci manca solo la maglia gialla del Tour de France ma non ci fermiamo a parlare della storia: noi dobbiamo pensare solo a guardare verso il futuro e a costruire qualosa di nuovo».
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