Non ci risulta spontaneo, scrivere di buona lena e a maniche rimboccate di ciclismo da massimi sistemi - sia pure nell’aria il San Valentino dei venti anni dalla tragedia di Marco Pantani -, qui a casa nostra, per febbraio 2024.
Di ciclismo a casa nostra, qui dove patiamo lo stato di sussistenza di uno sport dismesso - Napoli/Campania, Sud medio alto - di febbraio 2024, continua a tenere alto un gonfalone virtuale, ogni mattina, solo soltanto Angelo Damiano, la medaglia d’oro napoletana nel tandem con Sergio Bianchetto, alle Olimpiadi di Tokyo 1964.
Anzi, lui solo più che a raccontarci, diciamo viene meglio a ridestarci provocatoriamente dalla rassegnata nonchalance e dal nostro perduto amore, con quel “buongiorno” gentilissimo quotidiano, che ci dedica da mesi su Whatsapp.
Angelo Damiano, 85 anni e ancora con il fratello minore Pasquale, anzi ‘Pasqualino’, un incedere in bici mattutino e quotidiano, da San Giorgio a Cremano, hinterland di Napoli metropoli, con quel “buongiorno” e uno sticker come fosse il buon caffè e il primo colpo di pedale, rivolto agli amici ubiquitari e campano-meridionali in primis del ciclismo….
Il nostro caro Angelo, e a fronte sua invece il silenzio assordante di un contesto che continua qui ad equivocare sul ciclismo e sul suo valore.
L’abbiamo già scritto, e ci ripetiamo a caratteri cubitali, ma il Giro d’Italia a Napoli - per il terzo anno consecutivo - non ha generato una vocazione agonistica o suggerito un tema in classe, o acceso una sensibilità per il ciclismo che si misuri sulle righe di un qualsiasi quotidiano locale che sia uno. E noi allora ci applichiamo - per spirito di servizio - a febbraio 2024, a fronte della impopolarità che abbiamo già nobilmente conquistato sul campo, a lanciare ancora ipotesi di incentivo per la cultura del ciclismo a Napoli.
Da queste parti, ha vigore pieno l’idea che il ciclismo a Napoli sia santificato sic et simpliciter con la ennesima rappresentazione scenografica in mondovisione del nostro ultrafortunato paesaggio: Campi Flegrei, Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi, Posillipo, Via Caracciolo. Ma in questa ripresa dall’alto dell’elicottero qual è stato vossignoria il ruolo portante e la vittoria del ciclismo? Basterebbe mandare in onda il documentario ulteriore di un imbonitore noto. E quale invece il promo per il ciclismo e per la sua cultura sul territorio? Chi è stato mai Thomas De Gendt per la memoria di Napoli? Forse un centrocampista belga in scadenza di contratto?
Il ciclismo di passaggio costosissimo non è altro, ci sembra, che un fiore all’occhiello, un garofano rosa, una sfilata improduttiva. Una passerella di alta moda che ci lascerà ennesimamente in jeans sdruciti, metaforicamente.
E di febbraio 2024, allora, ci diciamo e ribadiamo alle istituzioni che non si può aspettare sempre un maggio per addobbare una pseudo festa di piazza con il coreografico ciclismo.
E se abbiamo proposto l’anno scorso - senza nessun riscontro - la riedizione di un Giro di Campania, forse questo di difficile collocazione nel calendario UCI, di febbraio 2024 lanciamo l’idea di riaccendere di marzo le luci del ciclismo che conta, in Campania. Con il recupero nel 2025, sul nostro territorio, di quella magica Tirreno - Adriatico che guida da una antica storia la primavera in bicicletta al comando.
La “Tirreno” nuovamente al rientro sui nostri lidi, nel 2025, dopo aver conosciuto in passato Forio d’Ischia, Bacoli, Pompei, San Giuseppe Vesuviano, Baia Domizia e tanto a lungo e mirabilmente - a cavallo del 2000, con Carmine Castellano, quanti ricordi, ma noi non possediamo più il fiato degli aedi - Sorrento e la sua costiera.
Possibile che a nessun Amministratore, a nessuna Istituzione locale, a nessun Parco turistico e paesaggistico, interessi legare il proprio nome ad un evento di ciclismo internazionale - in fondo, da ribalta TV pari al Giro - come la Tirreno - Adriatico? E ratificando un progetto che si ancori però al territorio regionale, e alla sua base ciclistica augurabilmente, per più anni?
Di febbraio 2024, orsù, sursum corda come ci ammonisce licealmente Angelo Damiano, ci si cominci a pensare sin da ora per la prossima stagione. Adesso. Perché il ciclismo non resti qui da noi, a valle del Garigliano, una Befana che si dilegua sgaiattolando senza traccia, neanche di carbone. Come il Giro d’Italia - se e fin quando passa - semel in anno.
da tuttoBICI di febbraio
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