Così scrive Sheffield, "l'altro caduto" nella discesa elvetica che costò la vita a Mäder, sui canali ufficiali del team Ineos:
Messi alle spalle il ritiro invernale a Denia e la Volta ao Algarve, posso dire di avvertire una grossa motivazione verso la stagione 2024 e di essere contento dei progressi che sto facendo sia sulla bici che, soprattutto, fuori.
Oltre a godermi una off-season dove ho passato bei momenti coi compagni di squadra, alcuni dei quali non vedevo da mesi, ho tratto molti benefici dai periodi di tranquillità con la mia famiglia: lontano dalla routine quotidiana di allenamenti, gare e recupero, ho imparato molto su me stesso e ho avuto modo di rielaborare bene quanto accaduto al Giro di Svizzera.
Finora non ho raccontanto nulla pubblicamente, solo adesso che sono passati otto mesi ho la giusta serenità per parlarne. Di quel 15 giugno ricordo praticamente tutto, da quando mi svegliai la mattina a quando ripresi conoscenza una volta uscito dalla sala operatoria.
Ebbi una grave commozione cerebrale e vissi una sorta di limbo tra l'essere vigile e il perder conoscenza. Dopo essere finito nel dirupo, mi ritrovai ad ammirare uno dei paesaggi più belli mai visti mentre sopra di me ronzavano gli elicotteri e sulla strada del passo dell'Albula passavano gli ultimi corridori e la carovana. Credevo di esser caduto solo io, ero confuso nel vedere tanto personale medico intorno a un collega di cui in quegli attimi riconoscevo solo la maglia della Bahrain Victorious. Solo dopo esser stato portato via da lì, mi dissero che Gino era stato portato in un vicino ospedale.
Sfortunatamente mi è capitato poche volte di correre con Gino. Ho saputo che era una bellissima persona e i miei pensieri vanno sempre a lui e i suoi cari.
Dopo quel terribile avvenimento, molte persone si chiedevano: Magnus vuole davvero tornare a correre? Sarà lo stesso di prima? Che conseguenze avrà riportato?
Quando rientrai negli USA per la convalescenza, non sapevo quando sarei tornato in Europa. La Ineos Grenadiers fu di gran supporto nel lasciare che il mio corpo si riprendesse prima d'iniziare a ri-allenarmi. Inoltre, sono enormemente grato ai miei genitori per l'aiuto che mi hanno dato: quando sei così focalizzato su una cosa rischi di perder di vista il resto... Peraltro, era da quando facevo le elementari che non passavo così tanto tempo nello stesso posto.
Ebbi qualche difficoltà quando mio papà accese la tv per guardare il Tour de France, perché sapevo che avrei potuto essere lì anziché a casa. Per superare quelle lunghe settimane guardavo le foto e i cimeli di quando pedalavo da ragazzino, così da ricordarmi costantemente perché corro in bici e cosa voglio realizzare in carriera, e leggevo con immenso piacere i bei messaggi che ricevevo sia da persone dell'ambiente ciclistico che da numerosi estranei.
Mi resi drammaticamente conto di quanto sia fragile la vita. E quando tornai a correre a settembre nel Tour of Britain, sentivo di aver appena cominciato un nuovo capitolo della mia esistenza. Mi sento fortunato a essere vivo, poter camminare e continuare a fare il ciclista per professione.
Parliamo di ciclismo, allora. La mia annata ora prevede Strade Bianche, Tirreno Adriatico e la stagione delle classiche. Sarà un anno speciale perché all'Olimpiade di Parigi punto a partecipare sia a cronometro che in linea, e poco prima parteciperò al mio primo "grand tour" ossia il Giro d'Italia.
Due anni fa conquistai tre vittorie. L'anno scorso nessuna, ma ci sono andato vicino molte volte e sono stato uno dei più solidi nei finali. Quest'anno miro a fare uno step in avanti nelle crono e spingere più che posso in salita, ho una gran voglia di alzare le braccia al cielo e, dopo aver indossato temporaneamente la maglia di leader a fine 2023 nella Cro Race, punto a mettere nel mirino qualche gara a tappe.
Il ciclismo è uno sport unico anche per le differenti tipologie di corridori in gruppo e di competizioni in calendario. Spesso le corse si sovrappongono e ciascun atleta sceglie un percorso diverso. Uno degli appuntamenti più duri in assoluto è il Fiandre: finire su quel podio è un... monumento in qualunque curriculum. È una classica estremamente dinamica, vincerla sarebbe un sogno.
Discorso simile si applica al Tour de France, il più difficile dei tre grandi giri non solo per il percorso e gli avversari ma anche per le pressioni degli sponsor e dei media. È l'evento ciclistico più conosciuto al mondo è chiunque si schieri ai suoi nastri di partenza ha un forte scopo. Sì, la Grande Boucle rappresenta l'apice di ciò che vorrei raggiungere. Nel frattempo, a maggio, la corsa rosa sarà un test importante per vedere come reggo le 21 tappe.
Magnus
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