Per la prima volta in carriera, Lorenzo Rota è venuto in Medio Oriente per cominciare la sua stagione agonistica. Alla quarta stagione in maglia Intermarché-Wanty, il bergamasco sta correndo in questi giorni il Tour of Oman 2024, primo step di una stagione in cui spera di essere spesso davanti.
Lorenzo, esordio inedito per te sulle strade d’Oman.
«È vero. Prima volta per me qui, un inizio un po’ diverso rispetto a quello a cui sono abituato ma sono contento di farlo, il posto è bello, la corsa interessante e il tempo per il momento buono (ce lo ha detto prima che si scatenasse l’improbabile nubifragio, ndr). L’inverno è andato come doveva andare, sono appena tornato da un ritiro in altura quindi ci vorrà un po’ di tempo per carburare, ma la gamba gira meglio giorno dopo giorno e vediamo se si può fare qualcosa nelle prossime tappe. Sono tutte frazioni esplosive, con arrivi secchi, mi sarebbe piaciuto se fossero state un po’ più mosse nel mezzo, ma va bene così e vediamo come va».
A freddo, cosa ti ha lasciato il 2023?
«È stata una stagione di alti e bassi. Ho fatto diversi errori, di preparazione ma anche di valutazione, perché in alcuni periodi ho corso troppo, in altri troppo poco. Ero andato forte a Liegi e GP di Francoforte, ma poi il Giro è andato oggettivamente male e per provare a rimediare ho affrettato il rientro con il risultato che mi sono trascinato per il resto della stagione. È un’annata che mi ha lasciato comunque tanti insegnamenti, ho fatto diversi errori che non ripeterò».
Avevi come metro di paragone la stagione 2022, che è stata di altissimo livello.
«Sì, quella è stata la stagione più importante della mia carriera, soprattutto il finale d’anno con le classiche e il Mondiale. Ora sto cercando di ricalcare quanto fatto quell’anno senza fare cose particolari. Sono molto tranquillo, come dicono qui: “trust the process” (credi nel processo, ndr)».
Sei l’esempio perfetto del corridore cresciuto gradualmente, in controtendenza con il ciclismo di oggi.
«Ogni anno sento di stare meglio, la scorsa stagione è stata l’unica in cui ho provato a fare qualcosa di diverso, senza però ottenere i risultati che speravo. Ma nel complesso ogni stagione ho fatto un passo in avanti. Ho 28 anni, per il ciclismo di oggi sono già abbastanza vecchio, ma credo di avere ancora margini per migliorare. Insomma, la speranza è quella di avere ancora tanti anni di carriera davanti».
Cosa ti chiede il team?
«Di portare a casa quanti più punti possibili, perché sapete bene quanto conti il ranking per rimanere nel WorldTour al termine della stagione 2025. Non sono un vincente, ma sono spesso lì davanti a giocarmela e questo per la squadra è fondamentale. Mi concentrerò quindi soprattutto sulle corse di un giorno e sulle brevi corse a tappe. In calendario ho Drôme Ardeche, Trofeo Laigueglia, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, poi un ritiro in altura, Giro dei Paesi Baschi e tutte le classiche delle Ardenne».
Quindi niente Grandi Giri?
«Sono nella preselezione del Tour de France, la squadra avrebbe piacere ad avere un italiano nel team vista la Grande Partenza da Firenze. Però faremo il punto a maggio e lì capiremo cosa fare nella seconda parte di stagione».
Come caratteristiche saresti molto adatto alle classiche del calendario francese…
«In effetti sì, molto. Tutte quelle classiche lì mi ispirano. Infatti ogni tanto ci penso che in futuro potrei trovarmi bene con un team francese. Chi lo sa, vedremo».
A Olimpiadi e Mondiali ci pensi?
«Alle Olimpiadi oggettivamente no, perché sono solo 3 posti e non credo di essere tra i papabili. Al Mondiale, invece, sì. È una corsa a cui tengo molto, nel quale credo di aver ben figurato negli ultimi due anni in cui ho partecipato. Andarci anche quest’anno è probabilmente il desiderio più grande che ho, anche perché nel 2022 sono andato vicino a fare qualcosa di veramente bello».
Capita di rimuginare sulla quella medaglia mancata di un soffio?
«Ogni tanto ci penso sì, è inevitabile. Ma è andata così. Non bisogna vivere nel passato, c’è da imparare dagli errori fatti e guardare avanti».
Cosa ci dici del tuo compagno Francesco Busatto? Sembra già ben inquadrato…
«Condividiamo la camera qui e correremo spesso assieme. Ha classe e ha talento, deve solo stare un po’ più tranquillo ogni tanto. Quando sei giovane e sei forte vuoi spaccare il mondo, però ci sono dei momenti in cui bisogna mantenere la calma se le cose non vanno come si è programmato. Ma ha numeri importanti, e quando li hai è solo questione di tempo prima che vengano fuori».
Gli farai un po’ da mentore?
«È un ruolo che non ho mai fatto, ma credo di potergli trasmettere qualcosa. Siamo adatti agli stessi tipi di corse, anche se abbiamo caratteristiche un po’ diverse. C’è un buon feeling e se ci sarà da dargli qualche input lo farò volentieri».
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