Il 2023 ha proiettato Adam Yates in nuova dimensione. Sia per il proficuo cambio di squadra, la UAE Team Emirates, sia perché mai come l’anno scorso lo abbiamo visto lottare con continuità per il successo, qualsiasi fosse la corsa.
«È stato un anno spettacolare, il migliore della mia carriera come qualità di vittorie - ha detto Adam alla vigilia del Tour of Oman 2024, dove comincerà la sua stagione -. Fin dall’inizio è andata bene, con la vittoria di tappa all’UAE Tour, e poi la vittoria al Giro di Romandia, il secondo posto al Delfinato, la maglia gialla indossata al Tour de France e il podio finale, e poi ancora la vittoria a Montréal. Le uniche corse in cui non sono andato come volevo sono state Tirreno-Adriatico e Volta a Catalunya, ma per il resto è stata un’annata da ricordare. La chiave è stata soprattutto la costanza durante tutto l’arco dell’anno, cosa che negli anni precedenti non avevo praticamente mai trovato. Ed è proprio quella che vorrei avere anche quest’anno».
Rilassato e sicuro dei suoi mezzi, il gemello d’arte comincerà di nuovo dalla penisola araba, ma stavolta dall’Oman, dove parte coi gradi di grande favorito: «L’anno scorso ho iniziato direttamente con l’UAE Tour e alla seconda tappa mi sono ritrovato in mezzo ai ventagli a soffrire, ed è lì che ho perso l’opportunità di vincere la classifica generale - ammette il britannico -. Quest’anno volevo partire un po’ più “tranquillo” e ho chiesto alla squadra di portarmi in Oman. L’inverno è andato bene, ho fatto un bel ritiro in Sierra Nevada, i numeri sono già buoni, quindi spero di togliermi qualche bella soddisfazione già qua, prima di andare all’UAE, che come sappiamo è molto importante per i nostri sponsor».
Yates ha dimostrato, per prestazioni, di essere in quel gruppetto di corridori appena sotto Vingegaard e il compagno di squadra Pogačar, ma l’impressione è che la sua crescita non sia ancora terminata: «Vorrei ancora migliorare, mi sento fresco e credo di avere ancora margine per fare qualche passo in avanti. Quando sei in squadre con un livello così alto, e hai campioni di riferimento come Pogačar, ne giovano tutti, la qualità degli allenamenti si alza e le motivazioni anche. L’ho percepito lo scorso anno e sono sicuro sarà così anche quest’anno».
E a proposito di Pogačar, Adam ritroverà lo sloveno al Tour de France, dove avrà un ruolo simile all’anno scorso, solo che questa volta arriverà con un Giro d’Italia sulle gambe. «Fa bene a provare la doppietta se sente questo desiderio. È il migliore corridore del mondo quindi se non ci prova lui non ci prova nessuno. E poi la squadra è pronta a supportarlo al massimo. Se dovesse vincere il Giro come spero, arriverebbe in Francia con un morale alle stelle. Cosa cambia per me? In realtà nulla. Ho il mio calendario prestabilito e so quando devo arrivare al massimo della forma. Al Tour so che dovrò essere l’ultimo uomo di Tadej come ho fatto l’anno scorso e a me va benissimo così, vista poi come è finita nel 2023. Se sarò abbastanza fresco poi potrei fare la Vuelta da capitano, ma è ancora presto per parlarne. Intanto mi concentro sul portare a casa più risultati e vittorie possibili dove avrò l’occasione di farlo».