Pubblicato da pochi giorni e presto nelle migliori librerie il libro di Paolo Venturini «Mary Cressari la donna dei record» edito dalla Compagnia della Stampa Massetti Rodella (euro 20), l’opera, col patrocinio della Federciclismo, ripercorre la vita sportiva e non solo della pioniera del ciclismo femminile in Italia fra gustosi ed inediti racconti, spaccato di un’epoca nella quale lo sport al femminile veniva visto sempre con malcelato sospetto e scetticismo.
Approdata al ciclismo per una coincidenza fortuita (l’organizzazione dei mondiali a Salò nel 1962) nonostante fosse uno dei suoi desideri e uno sport già praticato con successo dai fratelli maggiori Enrico e Carlo, Mary si impone subito fra le più vincenti donne cicliste di ogni epoca e apre la via alle generazioni future di cicliste.
Durante la sua carriera sportiva ha dovuto combattere contro i pregiudizi dei maschi alla guida degli enti che governavano il ciclismo che le hanno negato più volte la gioia di partecipare ai mondiali e imposto regole ancor oggi assurde per poter praticare uno sport senza la possibilità di ottenere dei guadagni (vedi sponsor e altro), ma unicamente i premi gara (comunque inferiori a quelli dei colleghi maschi).
Nella sua attività ha combattuto per fare innalzare la soglia massima di età per poter correre, prima limitata ai 30 anni, poi ulteriormente spostata oltre i 35 anni. Senza queste sue battaglie non ci sarebbe stato spazio negli anni a venire per atlete passate alla storia come Maria Canins e Fabiana Luperini capaci di cogliere i migliori risultati in età avanzata.
Mary Cressari, originaria di Faverzano di Offlaga, ma poi trasferitasi da giovane a Castel Mella dove gestiva con i genitori una trattoria alle Fornaci, raggiunge la popolarità dieci anni dopo il debutto in sella con la conquista del record dell’ora a Città del Messico, sulla stessa pista dove un mese prima si è imposto Eddy Merckx.
Due anni più tardi stabilisce al velodromo Vigorelli di Milano il massacrante record dei 100 chilometri, nato in risposta a chi riteneva le donne italiane non all’altezza di partecipare ai mondiali in Sud America. Una pronta risposta con i pedali da parte di una donna di grande carattere. Neppure la gravidanza le ha impedito di continuare una carriera durata fino al 1979 nella quale ha ottenuto, fra strada e l’amata pista, ben 143 successi, altro record che ben poche cicliste possono vantare in carriera.
Terminata l’attività agonistica per quattro anni ha diretto le ragazze della nazionale su pista finché l’ingiustificata non convocazione delle sue atlete alle Olimpiadi di Los Angeles l’ha portata alle dimissioni e ad abbandonare totalmente il ciclismo. La prefazione del libro è stata scritta da Vittoria Bussi, attualmente detentrice del record femminile, prima donna a superare il muro dei 50 orari. Da record a record.
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