Tra i nuovi volti della Tudor Development Team c'è quello di Samuele Alari. Bergamasco di Telgate, 18 anni, cronoman riconosciuto, sta per iniziare la sua scalata verso il grande ciclismo con la formazione elvetica che lo ha scelto per il suo potenziale.
Uno come Alari ci può stare nel gruppo dei migliori?
«Sì e vi dico anche perchè - spiega il giovane orobico che studia Architettura e Ambiente -. Ho capito che nel gruppo ci posso stare, intuendo quali fossero le mie possibilità in tutti gli anni trascorsi nelle categoria giovanili. Nel ciclismo cresci con il tempo, soprattutto grazie a tanto lavoro ed enormi sacrifici, corsa dopo corsa, capisci quali sono i tuoi valori».
Quando passi Under 23, è un livello più alto, più impegnativo, più medie, più doveri. Ti senti pronto?
«Lo sono. Dopo due anni con gli juniores (ha corso per la S.C. Romanese, ndr) è anche bello iniziare un percorso di crescita successivo. Hai più coscienza dei tuoi doveri, più concorrenza con cui confrontarsi: non devi avere fretta. All'inizio, ovviamente, non sarà facile. Ma è quello che voglio fare».
La differenza la fai solo nelle cronometro?
«E' vero, mi piaciono le prove contro il tempo dove sei solo contro te stesso. Ma con la Tudor abbiamo stabilito di lavorare a 360 gradi. Guardo a questa nuova avventura in modo diverso. Mi affascina pensare a certi livelli, per esempio migliorare in salita dove comunque non vado piano».
Finora strada e pista. Sarà così anche nel 2024?
«Mi concentrerò soltanto nelle gare su strada. La pista mi diverte, mi affascina sono stato anche campione italiano nell'inseguimento, ma di mezzo c'è la scuola e occuparsi di tutto è troppo dispendioso. Scelgo la strada per ovvi motivi, cperché voglio orrere un giorno tra i professionisti».
Intanto?
«Finalmente tutto bene. Sono stato bloccato a letto per cinquanta giorni, ho ripreso la bicicletta nella prima settimana di ottobre a causa dell'incidente di luglio occorsomi nell'ultima tappa del Medzinárodné Dubnica Váhom in Slovacchia dove mi sono procurato la frattura del bacino in cinque punti. Per fortuna è solo un ricordo. Ora ricarico le batterie, fisiche e mentali. Ho recuperato anche di testa, e sapere di correre per la Tudor mi dà tranquillità e sicurezza».
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