AG2R CITRÖEN. 8. Per la storia: una vittoria di tappa con una delle rivelazioni di questo Tour de France: l’austriaco Felix Gall (voto 8). Arrivano a Parigi con la squadra al completo. Sette i piazzamenti nei dieci, un 8° posto finale con il già citato Felix, che può esserne più che felice. Sesto posto nella classifica a squadre. Per la formazione diretta da Julien Jurdie e Nicolas Guille, quella di quest’anno era la partecipazione numero 30. Per loro, nella storia, tre podi e 21 tappe vinte.
ALPECIN DECEUNICK. 8. Quattro tappe vinte con Jasper Philipsen, che perde la volata dei Campi Elisi (Van der Poel gliela mette lì, sul vassoio), si porta a casa anche la maglia verde della classifica a punti. Otto piazzamenti nei dieci, tutti e solo con il velocista belga. Arrivano a Parigi con 7 corridori (Sinkeldam il ritirato) e l’ultimo posto nella classifica a squadre (le utime tre, tutte belghe: Alpecin, Lotto e Sudal. È una squadra giovane, alla terza partecipazione alla Grande Boucle. Quattro le vittorie, sei le maglie gialle vestite da Mathieu Van der Poel nel 2021.
INTERMARCHÈ CIRCUS WANTY. 4. Tre piazzamenti in tutto il Tour,con quello di questa sera sui Campi Elisi. La formazione diretta da Steven De Neef e Laurenzo Lapage è chiaramente una delle grandi delusioni della corsa. Un passo indietro brusco e evidente. Arrivano a Parigi in 7, visto che perdono l’uomo di classifica Louis Meintjes, ma non vedono mai Biniam Girmay. Per il team belga, questa era la 7° partecipazione.
COFIDIS. 8. Non possono che essere soddisfatti del loro 27° Tour de France. Dopo 15 anni tornano a vincere sulle strade del Tour (avevano vinto già 10 volte, l’ultima nel 2008 con Samuel Dumoulin) e lo fanno sia con Lafay che con Ion Izagirre. Undicesimo posto nella classifica a squadre, decimo posto nella generale con Guillaume Martin, finiscono la corsa con soli quattro corridori: squadra dimezzata, ma non nelle ambizioni.
MOVISTAR TEAM. 5,5. Anche la formazione spagnola diretta da Yvon Ledanois e José Vincente Garcia è bersagliata dalla sfortuna, tanto è vero che immediatamente, nella prima tappa, perdono il loro corridore di riferimento: Eric Mas. Poi non va meglio: ne perdono altri tre. Arrivano a Parigi con quattro corridori, e cinque piazzamenti nei dieci. Decimo posto nella classifica a squadre, per un team che era alla sua 41° partecipazione, che nella sua storia ha raccolto qualcosa come 7 trionfi finali con Pedro Delgado (1988), Miguel Indurain (1991, 1992, 1993, 1994 e 1995), Oscar Pereiro (2006), oltre a 34 vittorie di tappa e 79 maglie gialle.
TEAM DSM. 4. Quattro piazzamenti nei dieci in tre settimane di corsa. Chiaro che la formazione di Matthew Winston e Christian Guibertau paga pesantemente l’abbandono di Romain Bardet, l’unico ritirato del team, ma è altrettanto vero che fanno pochissimo per inventarsi qualcosa di diverso. Per questa formazione era la 13° partecipazione, storia arricchita da 19 vittorie di tappa e due giorni in maglia gialla con Marcel Kittel. Furono secondi nella generale con Tom Dumoulin nel 2018.
ISRAEL PREMIER TECH. 6,5. I ragazzi di Rik Verbrugghe vincono una bellissima tappa con Michael Woods e portano allo scoperto il lettone Krists Neilands, uno dei corridori più interessanti di questa corsa. Erano alla loro terza partecipazione e con quella di Woods hanno portato a 3 i successi sulle strade di Francia, dopo quelli ottenuti da Simon Clarke (2022) e Hugo Houle (2022). Chiudono il loro Tour con un 9° posto finale nella classifica a squadre.
TEAM JAYCO ALULA. 7,5. Non vincono, ma raccolgono la bellezza di 16 piazzamenti nei dieci. Il team australiano diretto da Matthew White e Matthew Hayman, chiude con un 8° posto nella generale a squadre e un prestigioso 4° posto finale del gemello Simon Yates. Il team diretto da Brent Copelad era alla 12° partecipazione sulle strade della Grande Boucle e la sua storia conta nove vittorie di tappa e 8 maglie gialle con Simon Gerrans (due), Daryl Impey (due), Adam Yates (quattro).
TEAM ARKEA SAMSIC. 6. Erano alla loro decima partecipazione e a Parigi ci arrivano con tutti gli effettivi: 8. Otto i piazzamenti raccolti, di cui quattro, compreso quello di questa sera sui Campi Elisi, con il nostro bravissimo Luca Mozzato (7). Nella classifica a squadre sono dodicesimi.
LOTTO DSTNY. 6. La formazione belga di Marc Wauyters e Mario Aerts perde il bomber, Caleb Ewan e chi è in grado di fare l’ultimo passaggio, Jacopo Guarnieri. Sei sono i piazzamenti nei dieci, penultimo posto nella classifica dei team, ma hanno il gigantesco e indomito Victor Campenaerts (8), che giustamente verrà premiato come il più combattivo del Tour. Erano alla 37° partecipazione e al loro attivo avevano 40 vittorie di tappa, oltre a 8 maglie gialle con: Robbie Mc Ewan (1), Cadel Evans (5), Philippe Gilbert (1) e Tony Gallopin (1).
ASTANA QAZAQSTAN. 5. La formazione di Alexandr Shefer e Dmitriy Fofonov arriva a Parigi con 5 corridori. Perdono il leader Mark Cavendish, che garantiva visibilità e piazzamenti, e alla fine fanno quello che possono, non tantissimo. Diciottesimo posto nella classifica a squadre, Harod Tejada 34° a due ore e mezza. Erano alla 16° partecipazione e per loro la storia dice: 2 vittorie finali con Contador e Nibali, 14 vittorie di tappa e 34 maglie gialle.
UNO X PRO CYCLING TEAM. 8. I danesi di Sting Kristiansen e Gabriel Rasch erano al loro primo Tour e fanno vedere qualcosa di molto bello. Quindicesimo posto finale nella classifica a squadre, raccolgono la bellezza di undici piazzamenti nei dieci. Soprattutto mostrano il talento di Tobias Johannessen, vincitore due anni fa del Tour de l’Avenir.
TOTAL ENERGIES. 5. Cinque piazzamenti e una sorpresa, questo Burgaudeau niente male e un Daniel Oss che prova a tenere alto l’onore di un team che era alla sua 24° partecipazione sulle strade di Francia e che al suo attivo vanta 23 maglie gialle e 10 vittorie di tappa. Mancano i guizzi di Peter Sagan e le fughe di Boasson Haggen. Diciassettesimi tra i team, per il team transalpino chiaramente un Tour sotto tono. Troppo poco.
JUMBO VISMA. 10 e lode. Per il secondo anno consecutivo primi con il loro “re pescatore”, Jonas Vingegaard, e primo posto nella classifica a squadre. Raccolgono in tre settimane di corsa 20 piazzamenti nei dieci. Vincono solo una tappa, con il “re pescatore”, ma la squadra ha puntato di più ad essere squadra. Non sbagliano nulla: forse nel finale manca Sepp Kuss, che cade e da quel momento è a mezzo servizio e si sente. Il team era alla sua 40° partecipazione. Contabilità storica: 2 vittorie finali, con 71 vittorie di tappa e 61 maglie gialle.
UAE EMIRATES. 10. Secondi con Pogacar, terzi con Adam Yates, secondo posto nella classifica a squadre, 20 piazzamenti nei dieci con tre vittorie di tappa: due con Taddeo e una con Adam Yates. Guidati da Andrej Hauptman e Simone Pedrazzini, gli emiratini in salita, alla fine, dimostrano di essere anche più squadra degli olandesi. Pagano una preparazione molto affrettata da parte di Tadej, che essendo un fuoriclasse di prima grandezza perde, ma solo da uno.
INEOS GRENADIERS. 7. Un quinto posto con Carlos Rodriguez che paga pesantemente una caduta e perde di fatto il podio. Diciamo che ai britannici guidati da Echaide Zandio e Steve Cummigs non gira benissimo, ma la formazione di Dave Barilford si distingue per stile. Perde, ma il loro aplomb non muta di una virgola. Serietà al potere, lontano da isterismi e complottismi. Nove i piazzamenti nei dieci, due vittorie di tappa con Carlos Rodriguez e Michal Kwiatkowski. Pidcock finisce 13°, ad una cinquantina di minuti dal primo, ma fa il pieno di esperienza e di esperienze. Il ragazzo ha solo 23 anni, ed è tipo che impara. Era il loro 14° Tour e la loro storia racconta di 7 vittorie finali, 21 vittorie di tappa, 91 maglie gialle. Insomma, una bella storia.
GROUPAMA FDJ. 6,5. Otto piazzamenti di tappa nei dieci per i transalpini diretti sulle strade della Grande Boucle da Sébastien Joly e Philippe Mauduit. Quinto posto finale come team, un 9° posto con Gaudu e un 11° con l’amatissimo Thibaut Pinot. Una squadra che non vince, ma che alla fine è sempre lì.
EF EDUCATION EASYPOST. 6. Fortuna? Pochina. Al team americano diretto per l’occasione da Cepa Garate e Tom Southam non gira per niente bene fin dall’inizio. Perdono l’uomo da podio Richard Carapaz e poi “sorriso” Jhoan Esteban Chaves. Per loro solo cinque piazzamenti (un 8° con Bettiol), un 19° posto nella classifica a squadre e tanta battaglia.
SOUDAL QUICK-STEP. 6. Anche per il team belga solo cinque piazzamenti, ma un’ultima settimana da protagionisti, con la bellissima vittoria di Asgreen. È chiaro che per un team così è il minimo sindacale, ma ci sono stagioni anche così. Non va dimenticato che Fabio Jakobsen non era al meglio e poi è costretto al ritiro. Con un Fabio al top, forse la storia era diversa. Per il team di Patrick Lefevere era la partecipazione numero 23. Per loro 51 vittorie di tappa e 30 maglie gialle.
BAHRAIN VICTORIUS. 9. Tre vittorie di tappa, con Pello Bilbao, Wout Poels e Matej Mohoric: una più bella dell’altra. Se poi mettiamo nel computo il dopocorsa di Matej, il 10 è quasi assicurato. Sesto posto finale con Pello, quarto posto nella classifica generale. Per loro era il 7° Tour, arricchito da 8 vittorie. Una grandissima delusione: Mikel Landa (voto 4).
BORA HANSGROHE. 7,5. Dodici piazzamenti, due vittorie: con il vincitore del Giro Jai Hindley che chiude con un 7° posto finale nella generale e questa sera sui Campi Elisi con Jordi Meeus. Settimi anche come squadra. Per loro decima partecipazione al Tour, con 11 vittorie di tappa e una maglia gialla conquistata da Peter Sagan nel 2018.
LIDL TREK. 8. Sedici piazzamenti nei dieci, una vittoria di tappa con Mads Pedersen, sempre più corridore di livello mondiale e di assoluto spessore su ogni terreno (studia da Wout Van Aert). Maglia a pois con Giulio Ciccone, che la riporta in Italia dopo 31 anni: insomma il bottino per la formazione diretta da Steve De Jongh e da Kim Andersen è di quelli buoni. Per il team di Luca Guercilena era la partecipazione numero 14. Nove le vittorie di tappa, con 13 maglie gialle, da Andy Schleck (1) a Fabian Cancellara (8), per arrivare a Jan Bakelands (2) e Giulio Ciccone (2).
GLI ABBANDONI. 26. I ritiri di un Tour folle e velocissimo. Eccoli uno di fila all’altro: Mas (1a tappa) e Carapaz (2a tappa); Jacopo Guarnieri e Luis Leon Sanchez (5a tappa); Mark Cavendish e Steff Cras (8a tappa); Quinn Simmons (9a tappa); Fabio Jakobsen e David de la Cruz (12a tappa); Ben Turner e Caleb Ewan (13a tappa); Esteban Chavez, James Shaw, Ramon Sinkeldam, Louis Meintjes, Ruben Almeida, Antonio Pedrero e Romain Bardet (14a tappa); Daniel Martinez (15a tappa); Matteo Jorgenson (16a tappa); Phil Bauhaus e Alexis Renard (17a tappa); Van Aert, Simon Geschke, Antony Perez (18a tappa); Victor Lafay (20a tappa).