Adam YATES. 10 e lode. È il co-leader e lo fa alla perfezione, lasciando spazio al capitano e prendendoselo al volo appena Tadej (con Vingegaard e Lafay) viene ripreso. Vittoria di peso (la prima al Tour, la terza in stagione), che vale doppio. Tappa e maglia gialla, in questo Tour di gemelli, segnato fin da subito dai “gemelli diversi” (Adam e Tadej) inventata dalla UAE Emirates. È un Tour che vale già il doppio.
Simon YATES. 9. Il gemello della Jayco AlUla prende la ruota del fratello e la tiene fin che può, difendendo con i denti un prestigioso secondo posto. Arriva con la lingua fuori e le gambe dure, ma ne valeva la pena.
Tadej POGACAR. 10. È fatto così, se non vi piace fatevene serenamente una ragione. Dovrebbe correre sulla difensiva, ma il suo estro, la sua voglia di divertire e divertirsi lo inducono a osare sempre. Alla fine sprinta e si porta in albergo 4”, che possono far comodo. Taglia il traguardo a braccia alzate, come se avesse vinto lui, non perché è tonto, ma perché ha lasciato intontiti tutti gli altri. Abbraccio eterno con Adam: missione compiuta. La mano de Dios c’è, le gambe pure.
Thibaut PINOT. 8. Il 33enne transalpino di Lure si piazza alle spalle del fenomeno: non è come dirlo.
Michael WOODS. 8. Il signor foresta si nasconde tra le fronde e lo si vede solo dopo il traguardo: là davanti.
Victor LAFAY. 8. Pedala forte Victor. Il 27enne ragazzo della Cofidis è tra i più brillanti in questo difficilissimo finale. Resta nelle posizioni di avanguardia fino alla fine, si prende la soddisfazione di restare solo con Pogacar e Vingegaard, e si porta in ogni caso in albergo un ottimo 6° posto.
Jay HINDLEY. 7. Lo aspettiamo e il 27enne australiano della Bora non si fa attendere. È subito lì, in posizione giusta per poter recitare in questo Tour il ruolo del protagonista.
Mattias SKJELMOSE. 8. Il 22enne danese della Lidl Trek è una delle grandi curiosità di questo Tour. Diciamo pure un osservato speciale, e lui non fa nulla per nascondersi, mettendosi subito in mostra.
Jonas VINGEGAARD. 7,5. È lì dove deve essere e fa quello che deve fare. Lavora a beneficio della squadra: c’è da portare al successo Wout Van Aert (voto 5,5). Ma c’è chi rompe le uova nel paniere.
David GAUDU. 7. Il 26enne transalpino della Groupama sogna di poter essere protagonista, come un anno fa. E lui non perde tempo, non perde posizioni.
Mikel LANDA. 6. Medica alla fine la giornata, arrivando con il gruppo Pogacar. Ma sulle sue strade, tra la moltitudine dei suoi tifosi, qualcosa di più era lecito attendersi.
Romain BARDET. 5.5. Perde una manciata di secondi, più di trenta: troppi per uno come lui.
Egan BERNAL. 5,5. Per lungo tempo dà l’idea di stare bene e la sua pedalata sembra confermarlo, poi nel finale qualcosa paga, ma non è una giornata da considerare negativa.
Julian ALAPHILIPPE. 5. È una tappa che sembra disegnata per lui, solo che al momento non è ancora lui.
Thomas PIDCOCK. 5. Ha tanto credito e in tanti lo attendono al varco: lui oggi però si fa desiderare e attendere.
Alexey LUTSENKO. 4. Per il 30enne kazako non è giornata. Si stacca quasi subito. Quando la corsa comincia a prendere quota, lui perde le ruote.
Neilson POWLESS. 7,5. Il 26enne americano della EF si porta a casa il GPM dell'Alto de Vivero, il primo di 2ª categoria. Ed è quindi lui ad indossare la maglia a pois a fina tappa. Battuto in volata Georg Zimmermann (Intermarché-Circus-Wanty).
Jonas GREGAARD. 7. Il 26enne ragazzo della Uno-X si aggiudica il primo gran premio di questa corsa, sulla Côte de Laukiz (2.1 km al 6.8%).
Pascal EENKHOORN. 7. Il 26enne della Lotto Dstny lotta per la maglia a pois, ma alla fine per due punti la deve lasciare a Powless.
Lilian CALMÈJANE. 7. Pronti via e vanno via: in cinque. È questa la prima fuga del Tour numero 110 e bastano pochissimi km per vederla nascere. Con il corridore della Intermarché Circus Wanty ci sono Pascal Eenkhorn (Lotto-Dstny), Simon Guglielmi (Arkéa-Samsic), Jonas Gregaard (Uno-X) e Valentin Ferron (TotalEnergies).
Mads PEDERSEN. 6,5. Si pensa anche alla maglia verde e il primo traguardo è del danse della Lidl Trek. Alle sue spalle Peter Sagan (TotalEnergies) e Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck).
Richard CARAPAZ. 10. Cade con Eric Mas, una bruttissima e dolorosissima caduta. Sarebbe più facile salire in ammiraglia o in ambulanza, invece l’ecuadoriano sceglie di risalire in bicicletta. Chiude la tappa in 153° posizione a 15’24” dal vincitore.
Eric MAS. 17. Il 28enne di Artà era uno degli uomini più attesi in questo Tour, uno che avrebbe potuto puntare chiaramente al podio, a ricoprire quel ruolo di terzo incomodo che la sua Movistar voleva strenuamente assicurargli: non è stato possibile. La strega dai denti verdi l’ha preso di mira e se l’è portato a casa.