Oggi incontriamo una delle figure più note e preparate nel panorama dell’imprenditoria italiana: Anna Salice, erede e titolare del marchio Salice Occhiali, eccellenza tutta italiana.
L’azienda fondata da Vitaliano Salice, nonno di Anna, non si è mai spostata dal Lago di Como rimanendo fortemente radicata nel territorio e nel cuore di tutti gli abitanti di Gravedona. In quasi 104 anni di storia, la Salice ha vissuto momenti importanti passando dalla produzione degli astucci per contenere gli occhiali fino ai moderni prodotti sportivi che tutti conosciamo, direzione questa intrapresa dopo la seconda Guerra Mondiale. Ci sono molti spunti che fanno di Anna Salice un’imprenditrice di successo con una carriera caratterizzata da decisioni lungimiranti e un impegno assoluto.
Signora Salice, la vostra è un’azienda di successo tutta italiana e incredibilmente radicata nel territorio. La sua è una carriera interamente votata al marchio, un aspetto che non deve tuttavia trarre in inganno con superficiali semplificazioni: restare al comando dell’azienda di famiglia può sembrare ai più l’opzione più semplice ai più, ma è un atto di grande responsabilità e solo pochi riescono nell’impresa. Ci racconti un po’ di lei e di questa scelta.
«È vero, ha toccato subito un tasto dolente. La mia vita lavorativa comincia qui nell’azienda di famiglia e mio padre, che era un uomo illuminato. disse un giorno a mio zio “Anna manderà avanti l’azienda”. Mio padre aveva ragione, vedeva per me questo futuro, purtroppo l’ho perso prestissimo: avevo solo 7 anni e questo aneddoto me lo ha raccontato mio zio molti anni dopo, quando avevo già acquistato le mie quote, ammettendo che mio padre era stato lungimirante. Inutile negarlo, prima di me erano passate altre persone alla guida del’azienda, esperimenti falliti per vari motivi ed io, giovane donna, dovevo affrontare le difficolta come tutti ma anche un certo maschilismo. Mi sono forgiata così, Salice è stata la mia palestra e la mia formazione è stata severa e fatta di grande spirito di responsabilità. Sono cresciuta e mi sono messa sulle spalle carichi pesanti, anzi, se mi permette il paragone ciclistico, mi sono messa in testa al gruppo a tirare! Però le confermo una cosa: non ho mai mollato, mai. Sono cristiana alla mia maniera e il buon Dio mi ha dato una grande resistenza, io ho coltivato le mie doti con impegno e onestà. Credo che tutto questo venga sempre ripagato nella vita».
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