Vincere una corsa a tappe, significa essere un ciclista di talento, ma rientrare tra i pochi professionisti su strada a vantare una vittoria in tutti i tre grandi giri, è un privilegio riservato solo ai campioni di razza. E Vincenzo Nibali, a pieno titolo, è uno di questi, soprattutto se aggiungiamo le vittorie nelle grandi classifiche come Il Lombardia e la Sanremo. Quindi, quando lo scorso anno, dopo 18 stagioni da professionista, lo Squalo di Messina ha deciso di chiudere la propria carriera, molti si sono chiesti “e adesso Vincenzo che farà?”.
Una cosa gli amici che lo conoscono bene erano certi che non avrebbe perso, ovvero il piacere di pedalare.
«Sì, per me la bici è vita, e mi diverto ancora, anche se non è più il mio lavoro - ci racconta Nibali - e in particolare mi piace la mountain bike, che ho sempre praticato come diversivo “allenante”, anche in inverno». L’ha usata in abbondanza durante il lockdown in Svizzera dove risiede, e poi l’ha mantenuta un paio di volte al mese.
In realtà su internet si trovano foto di Nibali impegnato in gare di mountain bike: «Sì è vero, ho partecipato a una gara all’Isola d’Elba e quest’anno alla Cape Epic in Sudafrica. Perché? Continuo a frequentare la mtb perché mi diverte: una disciplina che richiede sempre molta attenzione, grande tecnica e sempre in spinta». Lo Squalo ha così sintetizzato in una frase l’essenza della disciplina, e ora che parteciperà alla HERO Dolomites tutto sembra amplificato.
«Ne ho sempre sentito parlare, e so che oltre ad essere molto bella è piuttosto impegnativa» ma quando gli facciamo notare che per rapporto tra distanza e sviluppo altimetrico è la marathon bike più dura al mondo, il silenzio telefonico dura qualche secondo «…sì ricordo che Aru me ne ha parlato come di una prova molto, molto dura» il collega Fabio Aru era infatti tra i partenti della scorsa edizione.
Sabato 17 giugno andrà in scena la 13esima edizione di HERO Sudtirol Dolomites nei tradizionali due percorsi di 86 chilometri (con 4.500 metri di dislivello) e 60 chilometri (con 3.200 metri) e Vincenzo ha scelto di sfidare la distanza più lunga e più impegnativa.
Diciamo che se la gara richiede così tanto sforzo, la domanda successiva non può che essere quella dell’allenamento: «Diciamo che ormai vivo un po’ alla giornata» che per uno come lui vuol dire non smettere di prepararsi a un impegno sportivo.
«Sì, e poi le salite e discese delle Dolomiti le conosco bene, anche se farle su asfalto non è la stessa cosa che pedalarle in mountain bike».
Gli allenamenti li dovrà incastrare con il suo nuovo ruolo di consulente del team Q36.5 di cui è ambassador: «Ecco, questo è un mestiere nuovo, dove invece devo imparare ad allenarmi» e lo dice ridendo, ma non troppo: «Mi piace lavorare con i ragazzi della squadra e star loro vicino, così come con le aziende e lo sviluppo dell’attrezzatura» e se chiedete ai suoi ex meccanici, tutti vi diranno quanto meticoloso era ed è Vincenzo nella messa a punto del mezzo: «Già, ho in garage un paio Spark di Scott, ma credo che la HERO non la farò con la front…».
La multidisciplina di cui anche Nibali sottolinea l’importanza, è un po’ anche questa: saper primeggiare in sella così come quando si scende dalla bici. E siamo certi che lo Squalo di Messina morderà ancora una volta le Dolomiti.
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