Passeggiando nel Giardino dei giusti di Orbetello, Gianni Seghetti, storico autista di radiocorsa, ha trovato il ricordo di Gino Bartali pubblicato nella foto. Bartali, qui definito “l’eroe in bicicletta”. Bartali, cui qui si attribuisce questa evangelica citazione: “Sarò sempre pronto a passarti la mia borraccia quando avrai sete”.
Bartali è un giorno della memoria tutti i giorni dell’anno. Una indimenticabile favola per i bambini, un romanzo epico per i ragazzi, un saggio storico per i ricercatori, una collana eroica per gli appassionati. Bartali ha valicato tutti i gran premi della montagna terrestri per scalare quelli celesti. Bartali è sempre di più un esempio fino a trasformarsi in un traguardo. Non solo agonistico, ma esistenziale. E letterario.
A proposito. Proprio per i più giovani, l’editoria italiana continua a regalarci opere bartaliane. Ne ho scelte tre, che non soffrono di mode o promozioni, lanci o anniversari, ma sono sempre verdi, magari quel verde ramarro della sua maglia della Legnano.
“A colpi di pedale” di Paolo Reineri (Fondazione Apostolicam Actuositatem, 128 pagine, 10 euro): il libro è del 2017. Un po’ fumetti e un po’ testo, un po’ storia d’Italia e un po’ storia di ciclismo, con le illustrazioni di Valentino Villanova e un’intervista a Vincenzo Nibali. “Vicino al traguardo del Gran premio della montagna sul Vars, Gino ebbe una sorpresa davvero piacevole. Come già era accaduto sull’Aubisque, trovò dei tifosi a dir poco inaspettati: questa volta non erano i suoi compaesani, ma addirittura l’allenatore della nazionale di calcio Vittorio Pozzo (già campione del mondo nel 1934 e nel 1938) e tutti gli azzurri del pallone”. Dai ragazzi in poi. Vario e intrigante.
“La corsa giusta” di Antonio Ferrara (Coccole books, 128 pagine, 10 euro): il libro è del 2018. Bartali si racconta, come in un’autobiografia. “E siccome ero rimasto sepolto sotto la neve, mi venne questa voce qua, ruvida, secca, che quando la senti ti graffia le orecchie”. “Sono cose che capitano, Gino – mi fece Giulio, e sorrideva per finta, e era più bianco del lenzuolo, e anche se lo operarono morì con la mano stretta nella mia. Mio padre allora disse adesso basta, con le gare, che un figlio morto basta e avanza”. “Finita la guerra ripresi a fare le gare, anche se non ero più un ragazzo. Mi chiamavano ‘il vecchio’”. “Quando spararono a Togliatti i comunisti volevano prendere i fucili, e minacciavano la guerra civile. Allora De Gasperi, che era Presidente del Consiglio, mi chiamò al telefono e mi chiese se per favore vincevo il Tour”. “Cominciavo a ingrassare, anche perché mangiavo sempre tanto. Solo che prima correndo almeno smaltivo tutto. Adesso il cibo si accumulava, invece. Diventava pancia”. “Si può uccidere tutto, tranne la nostalgia della bicicletta”. Indicato dai 12 anni in su. Semplice e profondo.
“Bartali – La scelta silenziosa di un campione” di Julian Voda Ponte a Emaloj e Lorena Canottiere (Coconino Press-Fandango, 124 pagine, 20 euro): il libro è del 2021 nell’edizione originale francese, del 2022 nella traduzione italiana. E’ una graphic novel. Comincia il 4 luglio 1948 quando Gino, 10 anni dopo la prima vittoria, riconquista – il presente è storico - il Tour de France, un’impresa mai riuscita prima e che non sarebbe mai più riuscita neppure dopo. Ma chi è Gino? E allora si ricomincia, stavolta da Ponte a Ema, da papà Torello e mamma Giulia, da Gino disastroso a scuola ma meraviglioso in bici, e come negli altri due libri, c’è il capitolo dedicato a quegli allenamenti in cui nasconde documenti falsi nel canotto della sella per salvare le vite di fuggiaschi ebrei. Per tutti. Fedele e poetico.
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