Il Memorial Vincenzo Mantovani, la gara dilettantistica per atleti delle categorie élite e Under 23, celebra oggi la sua 34° Edizione. La competizione sportiva, nata per commemorare il ciclista mantovano che conquistò l’argento alle Olimpiadi di Tokyo del 1964 e altrettanti argenti nella stessa disciplina ai mondiali di Parigi sempre nel 1964 e di San Sebastian nell’anno seguente, nonché fondatore, insieme al fratello Claudio, della Moa Sport, di cui il noto brand Nalini fa parte, si celebra oggi con partenza prevista alle ore 14:15 dalla sede della Moa Sport, in Via Roppi 48 a Castel d’Ario. Si pedalerà attraversando i paesi di Sorgà e Pontepossero per tornare nuovamente a Castel d’Ario, in Via XX Settembre. Il percorso è lungo 144 km, composto da un primo circuito di 12,8 chilometri da coprire per dieci volte. Il finale, caratterizzato dal più breve circuito cittadino di 4 chilometri, andrà affrontato per quattro volte.
Per tutti i partecipanti è previsto, in omaggio, un capo intimo tecnico della collezione Nalini, all’interno di una sacca personalizzata dell’evento.
LA STORIA DI Vincenzo e Claudio Mantovani
Vincenzo detto Cencio, classe 1941, di cognome fa Mantovani e a Castel d’Ario (MN), sua città natale, si capisce presto che è uno di quelli con addosso la stoffa del campione. Ha il ciclismo impresso nel suo DNA e quando è in sella, alto ed elegante com’è, ha decisamente uno stile moderno.
Inizia a correre fra strada e pista e dal 1964 fino al 1969 lo fa da professionista. Ed è proprio in quegli anni, precisamente nel 1964, che Cencio partecipa alle Olimpiadi di Tokyo e conquista l’argento nell’inseguimento a squadre.
Centra altre due medaglie d’argento, ancora nell’inseguimento a squadre, ai Mondiali di Parigi 1964 e San Sebastian 1965. Nel 1968 partecipa al Giro d’Italia e si piazza terzo nella tappa di Napoli.
Indossa con orgoglio i colori della EXCELSIOR MILANO, ma forse la carriera da pro gli sta stretta e sperimenta l’esperienza imprenditoriale, facendo tesoro di quanto appreso nel mondo del ciclismo.
Vincenzo ha un fratello, Claudio, classe 1943, che alla bici preferisce da sempre il pallone da calcio. Diventa portiere e milita in squadre lombarde e piemontesi minori, fino ad approdare al mitico Milan di Nereo Rocco, dove gioca dal 1964 al 1967. Poi si susseguono Bari, Atalanta, Perugia ed infine Cesena. Suo il record assoluto, per la serie B,
dei 1251 minuti di “porta inviolata”. Dopo un infortunio al menisco, decide che per lui l’esperienza calcistica è giunta al capolinea.
Intanto però Vincenzo fonda l’azienda di famiglia, nella quale Claudio, una volta appese le scarpe al chiodo, entrerà, per non abbandonarla mai più.
Nei primi anni ’70 il laboratorio MOA Sport, dove vede la luce il marchio internazionale Nalini, si sviluppa fino a divenire, nel tempo, un importante polo produttivo, punto saldo nel tessuto industriale italiano, vestendo, come Nalini e Moa, le più grandi compagini del ciclismo mondiale, con un reparto
di ricerca e sviluppo che per primo realizzerà il fondello in fibra sintetica, al posto di quello in pelle di daino.
I due fratelli lanciano l’impresa a livello internazionale fino al 1989, anno dell’incidente aereo dove Vincenzo perde la vita. Il fratello Claudio ne onora la memoria, raccogliendo il testimone e consolidando ulteriormente quella che tutt’oggi è una delle realtà imprenditoriali più longeve e solide nel settore dell’abbigliamento per il ciclismo.
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