Ospite di Warner Bros. Discovery per il lancio della nuova stagione di ciclismo, Peter Sagan ha ripercorso la sua carriera, dai primi colpi di pedale fino all’ultimo anno in sella. Divo del ciclismo moderno, tri-campione del mondo, vincitore di Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, 12 tappe e 7 maglie verdi del Tour de France, 2 frazioni del Giro d’Italia e 4 della Vuelta di Spagna, Peter Sagan lascerà la strada al termine di questa stagione per dedicarsi alla Mountain Bike con un unico e ultimo grande obiettivo: Parigi 2024.
«Da juniores riuscivo ad alternare strada e MTB - ha detto Sagan, ospite dello studio londinese di Eurosport – ma poi ho dovuto decidere. Quando la Liquigas mi ha proposto di diventare professionista, ho scelto la strada con grande responsabilità, ma la Mountain Bike è sempre stata la mia passione. Bisogna anche godere del proprio lavoro e il mio sogno è partecipare ai Giochi Olimpici di 2024 in MTB per un’ultima grande sfida».
Peter Sagan è stato uno straordinario performer della bici con la sua inimitabile cifra stilistica: «Ho sempre vinto da quando avevo nove anni e l'impennata era il mio modo di festeggiare. È stata l’esultanza che mi ha accompagnato per tutta la vita. Mentre le altre sono nate per scherzo con gli altri ragazzi, che mi chiedevano di fare determinate esultanze quando vincevo. Facevamo delle scommesse, mi dicevano: questa non ci riuscirai perché è troppo ignorante, allora io mi divertivo a farle!».
Questo sarà l’ultimo anno di Peter Sagan sulle strade delle Classiche e dei Grandi Giri: «Mi mancherà il gruppo della squadra, non quello in corsa. Spesso siamo in ritiro per settimane e ci spostiamo, ma farlo con il gruppo di amici è bello. Finché sarà così, nonostante i tanti giorni lontano da casa, saranno momenti belli. Scherziamo, ridiamo, facciamo tante cose insieme. Momenti piacevoli. Forse quella sarà l’unica cosa che mi mancherà: viaggiare e stare insieme alla squadra».
Infine, in esclusiva per Eurosport, Peter Sagan dedica un pensiero ai più giovani appassionati di ciclismo: «Un giovane deve fare quello che gli piace. Se ama la strada, deve continuare lì. Se vuole fare MTB, la strada può diventare uno strumento, un allenamento. Però dopo dovrebbe concentrarsi sulla MTB, perché quando sei giovane sviluppi la tecnica, l’equilibrio, la potenza e la velocità. Da piccolo è più importante fare pista, MTB o BMX rispetto alla strada. La strada è quasi solo watt e performance, mentre le abilità tecniche le sviluppi nelle altre discipline».
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