Sotto un cielo grigio si è svolto questa mattina il funerale di Davide Rebellin,
morto schiacciato da un autocarro il 30 novembre scorso a Montebello.
Il feretro è stato accolto tra gli applausi al Duomo di Lonigo (Vicenza), dai famigliari e dai tanti amici e sportivi che hanno avuto a cuore e hanno a cuore il campione veneto. Coperta da un cuscino di fiori bianchi, la bara era accompagnata dalla mamma, dalla moglie e dai fratelli. Al sindaco sono state affidate le parole della mamma Brigida, della moglie Françoise e dei fratelli Simone, Stefano e Carlo: «Davide sei nato luminoso e hai vissuto per illuminare i nostri cuori. Ora che sei diventato il nostro angelo proteggici con la tua luce. Rimarrai sempre in noi con il tuo splendore. Ciao Davide, pedala tranquillo per la tua ultima volata: taglia il traguardo con le braccia alzate e il tuo sorriso. Il Cielo ti attende, l'amore ti accompagna».
All'esterno, ad attenderlo, il numero uno del ciclismo italiano Cordiano Dagnoni e tanti, tantissimi campioni ed ex compagni in gruppo: da Gianni Bugno a Gilberto Simoni, da Claudio Chiappucci al Ct Daniele Bennati, da Matteo Tosatto a Filippo Pozzato.
Dure le parole di Gilberto Simoni, che ha ricordato il compagno e l'amico: «Dentro ho talmente tante parole di rabbia, che non riesco a parlare. Non eri perfetto Davide, ma sicuramente eri il migliore compagno di squadra, in gruppo, il miglior avversario. Era un orgoglio batterti, ma anche essere battuti da te. Eri il primo ad uscire in bici, e l’ultimo a rientrare. Mai un allenamento saltato. Che rabbia averti perso così, assieme ad altri campioni. Che rabbia aver perso un campione, un compagno, un amico, un padre, un figlio. Che rabbia il dolore che una morte così lascia nei propri cari. Questa strage sulle strade va fermata».
«Colgo questa occasione per rinnovare un appello alla sicurezza sulle strade perché il ciclismo italiano ha pagato un prezzo altissimo, ha perso tantissimi campioni: Davide Rebellin, Michele Scarponi, ma come non ricordare anche Fabio Casartelli, il mio predecessore a capo del Tour de France conservava ancora la sua maglia». A dirlo è il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme, a margine della presentazione delle tappe del Grand Dèpart a Bologna. «In tutti i Paesi d’Europa, non solo in Italia, in Francia, in Olanda e in Belgio occorre che ci sia più sicurezza sulle strade, e su questo Matteo Trentin sta facendo tantissimo - ha sottolineato ancora -. Davvero, tutti i ciclisti, campioni e non, ciclisti della domenica e professionisti: sulle strade, sono tutti molto fragili».