Caro Direttore, siamo ormai ai titoli di coda del 2022. Su quest'anno che sta per chiudersi, ognuno la penserà come meglio crede: per una serie di ragioni anche del tutto personali, prima se ne va, e meglio è. Certo, rispetto ad eventi di una tragicità assoluta e a livello non solo nazionale, stare a discutere di Ciclismo è ai limiti dell'inammissibile o dell'imperdonabile. Però, alla fin fine, le passioni non sono altro che un’accelerata evoluzione del sentimento, ed il sentimento ha a che fare con il cuore. Dunque, dal momento che... al cuore non si comanda, dico la mia su di una simpatica questioncella che riguarda sì il Ciclismo, ma soprattutto quella sorta di cilicio con il quale si continua a cingergli i fianchi: il Doping.
Nello specifico, quel "metodo" o "pratica" dopante che ha nome camera ipobarica, contrastato e contestato per svariati motivi, vietato in Italia dal 2003 e bellamente consentito in tutti gli altri... Paesi civilizzati .
Senza pretese dottrinali o, men che mai, voler insegnare qualcosa a qualcuno, prendo semplicemente atto che l’Agenzia Mondiale Antidoping (A.M.A. o in inglese WADA) ha reso di pubblico dominio la Liste des Interdictions 2023 - Code Mondiale Antidopage, che entrerà in vigore e a regime il 1° Gennaio 2023. E' di agevole comprensione ciò a cui mi riferisco: si tratta, nè più e nè meno, dell'elencazione, noiosa finchè vi pare ma professionalmente interessante, delle sostanze e dei metodi che costituiscono fattispecie di doping. Per quanto è testualmente scritto, si dice Lista ma si tratta di "...uno standard internazionale obbligatorio nel quadro di un Programma Mondiale Antidoping...", aggiornata ogni anno "...a seguito di un ampio processo di consultazione facilitato dall'A.M.A...". Insomma, è quel che si dice un lavorone, di quelli seri e fatti come Dio comanda.
Per chi vorrà prendersi la briga di verificare, a pag. 13 di questa summa dell'antidoping, laddove si tratta dei "methodes interdites" , cioè delle pratiche o metodi vietati, e vietati in permanenza, non si troverà traccia alcuna della cosiddetta camera ipobarica. Anche se è scientificamente acclarato che "la camera", creando l'effetto altitudine benchè... in riva al mare, riduce la percentuale di ossigeno nell'aria, stimola artificialmente l'organismo a produrre globuli rossi, aumenta conseguentemente la massa plasmatica e insieme la resistenza, migliorando anche la capacità di recupero, tutto questo è consentito! Non in qualche Nazione furbina ma, come ho rilevato, "...nel quadro di un Programma Mondiale..." di contrasto al doping.
A non pensare di essere in un perenne Circo Medrano, continuo a domandarmi perché mai In Italia gli atleti, e ovviamente i nostri ciclisti, vengano trattati come i figli della serva. Giusto per dire, guardate bene il giovane belga campione del mondo che si attrezza alla bisogna nella propria villa in Spagna, ma non imitatelo. Se proprio volete ossigenarvi, ci sono le vette Alpine. Potete restarci anche sine die, ma scordatevi la famosa camera. Alla faccia dell'altrettanto famosa uguaglianza di tutti, ciclisti compresi, davanti alla legge.
Tutto questo ha un senso? Le cosiddette Istituzioni Sportive del Bel Paese non dubitano che qualcosa debba essere almeno riveduto e corretto? Gli enti e le associazioni prettamente Ciclistici, deputati a tutelare il relativo "patrimonio umano", non credono che sia il caso di muovere almeno un dito per consentire agli Atleti di competere... ad armi pari? Per un Fuoriclasse del Ciclismo azzurro ed internazionale il compianto Gianni Mura ebbe a coniare il singolare appellativo di "vedremo": ecco, ci sta proprio un bel vedremo. E speriamo.
Cordialmente, Fiorenzo Alessi