Caro Direttore, per chi ama il Ciclismo non possono certo questi definirsi giorni felici. Prima l'omicidio stradale in danno di Davide Rebellin e, dopo poche ore, il Padreterno che si porta via Ercole Baldini. Ce n'è ben a sufficienza per provare un sentimento troppo spesso dimenticato: quella sorta di vaga tristezza che prende nome di malinconia.
Per chi, come il sottoscritto, ha più passato alle spalle che futuro davanti, Ercole Baldini, romagnolo tutto d'un pezzo da Villanova di Forlì, è stato una di quelle persone che appartengono più che all'ordinarietà del vivere quotidiano alla mitologia degli eroi. I tempi in cui ha vissuto, e ha vinto quanto e come solo lui ha saputo fare, non appartengono esclusivamente al secolo passato, ma sono un tratto distintivo dell'Atleta osannato dalle folle quasi come una divinità. Nel caso di Baldini, con quelle leve da vere e proprie "colonne... d'Ercole, una divinità Ciclistica, sullo stesso piano di pochi altri nomi, uno per tutti Fausto Coppi, l'Airone per eccellenza, rapito giovane alla vita proprio perché... amato dagli dei.
Mi fermo: tutta questa prosopopea non era propria del modo di essere e di vivere di Ercole Baldini. Mi scuso con lui, che, da quasi coetaneo di mio padre e che con familiarità ci onorava della sua amicizia, mi avrebbe bonariamente invitato a tacere o a cambiare discorso. Era, anzi è, un Grande del... Grande Ciclismo, ma anche di signorili modestia e rettitudine da Galantuomo. Di un tempo in cui, questo devo dirlo, il ciclismo era poesia. Arrivederci Ercole.
Cordialmente, Fiorenzo Alessi
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