Tra il dire di voler costruire i ciclisti del futuro e il farlo davvero, o almeno provarci, da oltre quarant’anni c’è di mezzo la squadra della famiglia Reverberi, dalla prossima stagione targata Green Project Bardiani-Csf Faizanè. Cambiano le insegne, la missione resta quella: investire sui giovani. «A differenza del passato, però, non vorremmo limitarci a lanciare nuovi talenti nel professionismo: grazie alla continuità assicurata dagli sponsor, proveremo a rinforzarci in casa, trattenendo i talenti che dovessero emergere», racconta Roberto Reverberi, manager di un gruppo che percorrendo questa strada potrebbe riportare l’Italia nel World Tour, l’élite della bici mondiale dove non abbiamo team da diversi anni.
Aspettando che questo tabù finalmente si infranga, i numeri parlano di una squadra che nei suoi 26 corridori presenta sette neoprofessionisti (Lucca, Petrucci, Magli, lo statunitense Scott e gli juniores Paletti, Scalco e Conforti) e coltiverà dieci under 23 nella "cantera" lanciata con successo nell’ultima stagione, arricchita da ben due maglie tricolori, conquistate su strada con Zana e nella gravel con Zoccarato. Numeri che consentiranno di affrontare tre attività contemporaneamente in un calendario che si aprirà a gennaio fra Maiorca e l’Argentina e si spera ricco come quello appena archiviato, con l’invito a tutte le principali corse italiane (Giro, Sanremo, Lombardia e Tirreno-Adriatico) e a molte classiche straniere (Amstel, Freccia del Brabante e Gp Plouay, tra le altre).
Roberto Reverberi, con i primi raduni il 2023 è già iniziato: anno nuovo, vita nuova?
«In un certo senso sì: la squadra si è ulteriormente ringiovanita, la base su cui lavoreremo è di qualità. La sfida sarà costruire buoni corridori e non vederseli portar via dalle formazioni World Tour, per crescere con atleti prodotti da noi».Che strategia seguirete?
«Ci siamo strutturati diversamente, introducendo figure che consentano di curare maggiormente i dettagli, mettendo i corridori nelle condizioni migliori per fare questo lavoro. E’ il modo con cui oggi bisogna affrontare un ciclismo che va veloce e non ti aspetta: questo sport si è livellato verso l’alto, per restare al passo non puoi più trascurare nulla. Non ci si ferma mai: una volta c’erano tre mesi di vacanza in inverno, adesso la pausa fra una stagione e l’altra dura quindici giorni».Puntate sui migliori italiani, l’Italia da tempo non ha squadre World Tour: se si fa uno più uno…
«Fare il salto al massimo livello non è facile come dirlo. Non basta metterci tanti soldi, devi anche esser competitivo: chi investe cifre importanti va accontentato con qualche buon risultato. E di team che hanno speso tanto e vinto zero ne abbiamo visti parecchi anche quest’anno, anche perché i successi che contano se li sono spartiti 4-5 squadre. Noi col tempo puntiamo a diventare la migliore fra le Professional a livello internazionale, se poi si apre uno spiraglio per salire di categoria ne parleremo».Se n’è andato Zana, il campione italiano: quale fiore metterete all’occhiello?
«Come fiore direi Fiorelli e non è una battuta: può fare il salto di qualità, ha i numeri per stare con i migliori. Ma abbiamo diversi uomini che possono darci soddisfazioni, dalla vecchia guardia come Tonelli, Gabburo fino a Zoccarato e allo stesso Lucca, che da dilettante ha già vinto tra i pro. C’è una base buona, dai giovani prenderemo tutto quel che viene».A proposito di giovani: il nome da scoprire?
«Anche qui, più di uno. Pinarello mi ha impressionato, anche Martinelli cresce bene, Marcellusi farà strada. C’è un bel clima in questo gruppo, spero ci sia anche quel pizzico di competitività interna per emergere perché squadre come la nostra offrono la possibilità di riuscirci».da Il Carlino Reggio Emilia
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