Qui si privilegiano i fiacchi, gli apatici e gli indolenti. Qui si adottano i sornioni, i riflessivi e i prudenti. Qui si ammirano i mosci, gli svogliati e i flemmatici. Qui i record sono stabiliti non da chi impiega meno tempo, ma da chi ne impiega di più. Qui gli animali più iconici non sono lo squalo o l’aquila, il ghepardo o il camoscio, ma la lumaca e il ghiro. Perché questo è il regno della lentezza. È il regno degli affondati più che dei fondisti. Questo è il regno dei pedalapiano.
Il Festival del ciclista lento. Unico, nel suo genere. Se il ciclismo fosse un disco, non a 33 o a 45 giri, ma a 16. Se fosse uno strumento, non il contrabbasso o la tuba, neanche il piano(forte), ma la moviola. Se fosse una maglia, non gialla o rosa o verde, ma nera, quella – storica, romantica, sentimentale – dell’ultimo in classifica. Se fosse un segnale, non quello dei 50 e neanche quello dei 30 all’ora, ma quello del dare la precedenza, se non dello stop. Perché qui le classifiche si rovesciano, gli ordini si ribaltano, i sensi s’invertono, qui si fa il testacoda, tant’è che l’ultimo è il primo, ma anche il più debole è il più forte, anche il più imbranato è il più abile. Qui scattare e sprintare sono verbi intraducibili, velocità è un concetto bandito, a manetta un’espressione sconosciuta, in fondo vale più che in testa. Qui a tutta birra non significa andare al massimo, ma attaccarsi alla bottiglia o direttamente alla spina. Qui, a pane e acqua, non vanno neanche i frati francescani.
A Ferrara, da venerdì 28 a domenica 30 ottobre. Pedalate, incontri, spettacoli. Ma con calma, con rilassatezza, con giudizio, prendendosela mooooolto comoda. Guido Foddis, che del Festival del ciclista lento è l’ideatore, il creatore, l’organizzatore e l’animatore (quattro in uno, forse così si spiegano le sue dimensioni XL), incarna il prototipo del pedalapiano: morbosa attenzione ai rifornimenti e minima cura ai mezzi, dunque tutto il tempo per godersi salsicce e merlot, paesaggi e panorami, intervalli e soste, chiacchiere e libertà, mi bemolle e do gratis.
Si comincia venerdì alle 21 con il Galà alla Sala Estense, ospite Marco Scarponi, e la prima regionale del documentario “GARIBALDI, l’EcoGiro dei due mondi” (Italia, 2022, durata 36 minuti). Sabato è in programma la tradizionale “Pedalata più lenta del mondo”, stavolta ben 5 km in 5 ore, per le vie del centro storico, con la presentazione di libri di viaggio e ciclismo da parte degli stessi autori e una tavola rotonda (ma imbandita!) finale, per parlare di mobilità e sostenibilità. Domenica torna Gibì Baronchelli, che guiderà la Granfondo del Merendone: un giro ad anello di 50 km nell'alto ferrarese, da Ferrara a Bondeno e ritorno, allo scoperta di oasi, parchi, “delizie” (estensi e gastronomiche) e boschi della zona.
Il Festival del ciclista lento sta lentamente conquistando pubblico e critica. E’ un’operazione che rischiede molta pazienza. Foddis e amici sostengono di essere in linea con i tempi. Lunghi. Lunghissimi. Eterni.
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