La Malesia è a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia, non solo fisica ma anche per modo di pensare e di intendere il ciclismo, una terra bellissima che in questi giorni stiamo scoprendo poco alla volta. Ogni tanto sentiamo il bisogno di sentirci a casa e tappa dopo tappa la Drone Hopper Androni Giocattoli ci ha adottato tra le sue fila un po’ come supporter aggiunti per creare una piccola enclave italiana nel lontano stato asiatico. Eduard Grosu ci accoglie ogni mattina con un sorriso e anche se lui italiano non lo è sul passaporto, alla fine lo è un po’ nel cuore, il Tour de Langkawi è la sua ultima corsa in maglia del team di Gianni Savio che rischia seriamente di scomparire a fine stagione. Come tutti i ragazzi della squadra dall’anno prossimo si troverà a piedi, tra lo spettro del ritiro e l’incertezza di un futuro, eppure non ha mai smesso la voglia di mettersi in gioco ancora e ancora.
Ieri mattina, poco prima della partenza, salutando l’autista malese affidato al team l’aveva buttata sul ridere «dai che oggi arrivo davanti» gli aveva detto regalandogli un sorriso. e cercando di alleviare il clima di tensione che un po’ si respirava nella squadra. Nella seconda tappa Grosu aveva concluso al sesto posto dopo una volata stranissima che di certo non era andata come si aspettava, voleva assolutamente rifarsi, per se stesso e per il team che nonostante le difficoltà non ha mai smesso di supportarlo. L’occasione è arrivata immediatamente, a Meru Raya, abbracciato da una folla urlante, si è gettato nello sprint raggiungendo un terzo posto che è la conferma di essere sulla strada giusta. «Il mio Tour De Langkawi non è iniziato nel migliore dei modi. Nella prima tappa ho risentito del viaggio e mi sono staccato sulla penultima salita, poi ho fatto sesto, ma ancora non ero soddisfatto. Questo terzo posto mi fa capire che oramai sono sempre più vicino al mio obiettivo» ci spiega Grosu facendoci capire che in questo terzo posto c’è molto di più. C’è la necessità di onorare una squadra destinata a sparire e che in un anno gli ha dato tanto.
Giovedì nella tappa regina di Genting Highlands lo abbiamo visto andare in fuga, un modo per provare a sbloccarsi e cercare di trovare il giusto colpo di pedale. Un tentativo che ha gestito alla perfezione, gli ha dato visibilità ma anche la spinta necessaria per gettarsi nella mischia. Ormai negli anni ha imparato a buttarsi davanti senza treno ma aguzzando l’occhio facendo tutto da solo. «Escludendo gli ultimi due anni in Delko, mi sono sempre gestito da solo, al massimo avevo un compagno ma niente di più, ho imparato a gestirmi e ad avere l’occhio, non sempre è facile, ma il tempo aiuta. Ora in squadra ci hanno dato carta bianca e ci stiamo organizzando per aiutarci l’uno l’altro anche se non avere un treno rende le cose molto più difficili. E’ anche per questo che preferisco gli arrivi più tecnici, magari quando la salita si impenna leggermente, almeno in quel caso non è tutta questione di treno, ma soprattutto di gambe» ci dice il portacolori della Drone Hopper ammettendo che ora l’obiettivo è vincere perché alla fine è quello che conta veramente.
Nonostante sia un habituè delle corse dall’altra parte del mondo è la prima volta per Grosu al Tour de Langkawi e anche lui come noi sta imparando a conoscere la malesia giorno dopo giorno, tra cibi strani e parole che non riusciamo a comprendere. Al passaggio della Drone Hopper il pubblico si anima mettendo in moto una vera festa, tra applausi e sorrisi accolgono la squadra che per loro rappresenta il vero ciclismo. «La Malesia è stranissima, ma affascinante. Ho visto tantissimi appassionati lungo la strada e la gente continua a salutarci, è un paese che ha una cultura completamente diversa dalla nostra eppure ci ha accolto a braccia aperte. Ieri mattina è arrivato a trovarci un ex autista che chiedeva di Gianni Savio perché quattro anni fa aveva viaggiato con lui ed aveva bellissimi ricordi. Qui gli scorsi anni l’Androni ha vinto tanto, spero anche io di lasciare un bel ricordo» Mentre Grosu ci racconta la sua ultima avventura con le usanze e il cibo malese un tifoso lo saluta con la mano e appena viene ricambiato sfoggia al campione rumeno un enorme sorriso. Nell’organizzazione credono che in realtà un po’ sia italiano e la speaker del tour del Langkawi ci chiede più volte se pronuncia correttamente il nome per non fare brutte figure.
Sul podio ecco l’ennesimo boato per quello che è ormai diventato uno dei beniamini di casa. Finite le premiazioni Grosu si allontana verso i mezzi della squadra con un peluche di un animale indefinito e un sorriso gigantesco, ci fa cenno con la mano dandoci appuntamento al giorno successivo. Sappiamo già che lo ritroveremo il mattino dopo pronto ad accoglierci con la sua squadra, con la simpatia che lo distingue ma anche con la voglia di tentare l’assalto alla vittoria. Non sappiamo ancora quale sarà la storia che ci racconterà ma di sicuro, in un modo o nell’altro, ci farà sentire un po’ di più a casa.
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