Sale l’attesa per un sabato 8 ottobre che si prospetta carico di colpi di scena e di emozioni sui pedali. Oggi si corre il Giro di Lombardia, l’ultima classica monumento della stagione, in serata Filippo Ganna tenterà di battere il record dell’ora mentre nel pomeriggio andrà in scena la prova femminile del primo mondiale gravel della storia. E’ un evento rivoluzionario per quel ciclismo di nicchia che da semplice moda è diventato una realtà forte e concreta, un’occasione che il veneto ha voluto cogliere al volo. La nazionale italiana elite può contare su ragazze e ragazzi diretti dal ds Daniele Pontoni che affronteranno per la prima volta una competizione che sicuramente non verrà dimenticata tanto in fretta pedalando tra Vicenza e Cittadella.
La lecchese Barbara Guarischi è una delle punte della nazionale femminile, la prima campionessa italiana in questa nuova disciplina che sta facendo sua e in cui si trova davvero bene. «Dopo l’Europeo su strada di Monaco non avevo più gare e parlando con Pontoni mi ha detto che c’era questa nuova disciplina che si stava facendo largo. Lui aveva bisogno di qualcuno che venisse dalla strada, io volevo tirare ancora un po’ avanti la stagione e così è nato tutto. Mi sono lanciata letteralmente alla scoperta di questa disciplina, è tutto nuovo, c’è tanto da imparare e mi sto divertendo tantissimo» ci racconta Barbara rivelandoci come sia arrivata al gravel quasi per caso.
Nonostante la disciplina del gravel non fosse nei suoi piani è stato quello di Barbara Guarischi il primo nome ad essere scritto nell’albo d’oro dei campionati nazionali. Lo scorso18 settembre ad Argenta si è messa alle spalle Letizia Borghesi e Chiara Teocchi al termine di una gara combattuta dal primo all’ultimo metro. «Nel primo tratto c’era un lungo tratto di sterrato con vento molto forte, i ragazzi hanno fatto un ventaglio e io purtroppo sono rimasta indietro -spiega Barbara riportando alla mente il giorno della corsa- nel primo gruppo c’era Letizia Borghesi, mentre io ero un po’ più staccata e sono stata ripresa da Chiara Teocchi. Siamo andate a tutta per almeno 30 km, eravamo sempre a circa 15” ma non riuscivamo a recuperare perché davanti, essendo in tanti, facevano molta più velocità. Quando siamo riuscite a chiudere ho capito che avevo la vittoria abbastanza in tasca in quanto sulla carta ero la più veloce. Sono partita quando mancavano circa 800 m all’arrivo, ho fatto una volata lunghissima approfittando di un tratto un po’ tecnico e della distrazione delle altre. Certo che fa un certo effetto essere la prima campionessa italiana in assoluto di questa specialità». Settimana scorsa insieme ad altre ragazze della nazionale è stata protagonista di un ritiro di soli due giorni che ha permesso alla squadra di visionare il percorso e di fare un lavoro specifico tutti insieme.
Sono molti i campioni attesi in questo weekend in Veneto, tra le donne Marianne Vos sembra essere la più agguerrita così come la biker Pauline Ferrand Prevot e le altre fuoriclasse del ciclocross.
«Il percorso è impegnativo, la distanza è lunga e il livello è altissimo, ma come nazionale italiana cercheremo di fare il nostro meglio. Io mi ritengo una persona combattiva e se partecipo ad una gara è perché voglio provarci davvero» aggiunge la lecchese che è determinata ad onorare al meglio la maglia azzurra. Accanto a lei in squadra ci saranno Ilaria Sanguineti, Sofia Bertizzolo, Letizia Borghesi e la biker Chiara Teocchi, un totale di cinque ragazze fortissime che parteciperanno ad una storica prova del mondiale gravel.
Dopo il gravel per Barbara Guarischi sarà tempo di vacanza, ma già a novembre la vedremo ritornare letteralmente in pIsta. Quest’anno infatti ha ritrovato letteralmente il suo primo amore tra le mura del velodromo, una disciplina che l’aveva accompagnata da giovanissima ma che aveva poi dovuto abbandonare per far posto alla strada. «La pista è qualcosa di totalmente mio, è nei velodromi che sono nata come atleta. Quest’anno ho deciso di tornare e ho trovato veramente un bel gruppo, un super staff e delle ragazze che mi hanno accolto a braccia aperte. In pista si lavora duro, ma ci si diverte, siamo un bel gruppo affiatato che mi sta spronando a superare me stessa. Già vedo i miglioramenti su strada, ma il mio obiettivo è lavorare ancora per essere in grado di fare la differenza. Se dovessi pensare alla mia prossima stagione mi vedo, oltre che in strada, in pista perché è lì che mi porta il cuore» ci spiega senza tralasciare un po’ di orgoglio e anche un briciolo di emozione. Come ci aveva raccontato qualche mese fa il sogno sarebbe Parigi 2024, ma la concorrenza è alta ed è molto ancora il lavoro da fare. La lecchese è determinata ed è pronta a mettercela tutta. Intanto è tempo di scrivere la storia partecipando al primo mondiale gravel in assoluto.
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