Sono un ragazzo fortunato, perché faccio quello che avevo nel cuore, anche se le gambe non mi hanno mai sorretto a sufficienza. Sono uno dei tanti ragazzi fortunati, al pari di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, perché faccio quello che mi piaceva: scrivo di ciclismo, dopo aver praticato da ragazzo questo fantastico sport. Sono e siamo ragazzi fortunati, perché chissà quante volte abbiamo detto ciao mamma guarda come mi diverto in sella alle nostre biciclette.
Si diverte anche lui, il Jova, che in bicicletta ci va per davvero, per restare in forma, per appagare il proprio piacere libero di libertà e noi pedalando magari ascoltiamo le sue note, la sua voce, colonna sonora di una vita fatta di tante salite e qualche discesa, dopo tanto piano. Siamo ragazzi fortunati perché abbiamo il Jova come amico della porta accanto, che ha sempre usato parole buone per noi, per i nostri corridori, per le nostre imprese.
Siamo ragazzi fortunati in cerca di fortuna, in un momento delicato per il nostro movimento, per la nostra politica federale, travolta da scandali e polemiche per provvigioni mai riscosse ma promesse: a tanti. Abbiamo l’estate addosso, ma addosso al nostro presidente e non solo a lui è restato qualcosa di non ben definito. Settimane dure e difficili, piuttosto acide.
Adesso, in questo clima di fine stagione, dove abbiamo le tasche piene di sassi e non solo, ci troviamo a dover assistere alla presentazione di una maglia azzurra e degli azzurrabili al Jova Beach Party, come se fosse davvero una festa, in questo momento difficile e imbarazzante. Forse sarebbe il caso di fare meno gli stupendi: c’è poco da stare allegri e scherzare, tantomeno da cantare. Saremo anche stati l’ombelico del mondo, ma non lo siamo più. Un po’ di serietà. Troppo fango, addosso, ci vorrebbe un raggio di sole, perché voglio pensare positivo, ma forse non è il momento.