Il fracasso è ancora altissimo, certo il presidente Dagnoni pensava di cavarsela un po' prima e un po' più a buon mercato, ma d'altra parte questa penosa faccenda delle provvigioni è tutt'altro che un seccante dettaglio burocratico, come tanti faciloni a testa bassa sostengono infastiditi, al grido parliamo di corse che di queste cose non frega niente a nessuno.
Sbagliato. Non frega niente ai senza cuore e ai senza cervello, perchè alle persone normali interessa tantissimo, eccome. Deve interessare. Non può non interessare. Il fatto è che resta in ballo – oltre ai possibili risvolti penali – una questione molto alta e sofisticata, una benedetta e immutabile questione morale. Sì, voglio rispolverarlo, questo vocabolo desueto e consunto. Morale: guai a noi se davvero pensiamo che le questioni morali non esistano più, non debbano esistere più, perchè solo fastidiosi impedimenti alla ruggente corsa dei nostro mondo moderno. Se posso dire, se posso esagerare, sarebbe anche ora che al contrario le questioni morali tornassero al primo posto, in cima alla scala dei nostri valori, come punto di partenza per qualunque discussione. Prima ancora di norme, verbali, ricorsi, e tutto il resto del ciarpame cavilloso.
E allora, in attesa dei quotidiani sviluppi, in attesa dello sbocco finale di una vicenda comunque torbida e rovinosa, vorrei fissare subito e per sempre un punto essenziale. Come un articolo 1 di un'ipotetica costituzione nostra. Certo, un articolo morale. Facile, breve, a prova di ambiguità. Lo stenderei così: a scanso di equivoci, e di futuri scandali, è fatto divieto a qualunque dipendente federale di pretendere provvigioni su eventuali sponsor portati alla Federazione stessa.
Lo so, sembra banale e scontato, ma a quanto pare non è così. In queste settimane abbiamo sentito parlare spesso di federali che avrebbero preteso la percentuale su sponsor portati a casa. Peggio: tutto lo scandalo nascerebbe da qui, dal tentativo – poi rimangiato con brutale frenata e stridore di gomme – di versare a persone importanti della federazione di una provvigione su contratti pubblicitari.
Che sia così oppure no, a me ora interessa poco. Io chiedo che da qui in avanti simili equivoci non possano più nascere, stabilendo tassativamente che ai dipendenti federali debba bastare il loro stipendio. Punto. Se poi nel loro ruolo e nel loro agire all'esterno riescono a procurare sponsor, lo facciano gratuitamente, diciamo anche per amore e per passione, se non suona ridicolo e patetico, al giorno d'oggi. Ma mai e poi mai deve succedere che un tecnico, un manager, un meccanico che veste la maglia azzurra ed è a libro paga della federazione possa spuntare la cresta sui contratti. Mai. Mai più.
Chiedo troppo? A me sembra il minimo. Dopo tutto, esistono anche dei precedenti: Cassani ha promosso per anni la maglia azzurra, ha portato a casa dei bei nomi e dei bei soldi, ma si è sempre guardato bene dal pretendere la provvigione. Si è fatto bastare il suo ingaggio (e l'accordo trasparente di poter fare degli spot personali), il resto l'ha fatto per amore e per passione.
Dunque non chiedo la luna. Chiedo solo un metodo pulito e trasparente, che ci metta tutti al riparo da zone nere, da tentazioni sotterranee, da traffici impronunciabili. Giusto che la Federazione riconosca la percentuale a persone o agenzie esterne che convogliamo sponsor. Ma vietato, vietatissimo, che siano i dipendenti a farsi pagare la percentuale per procacciare pubblicità.
Siamo in grado di garantire al popolo del ciclismo questa basilare norma di comportamento? Siamo in grado di spazzare via tutti i possibili maneggi, vietandoli all'origine con una norma semplice e chiara, che io mi ostino a definire morale, prima ancora di definirla unico deterrente efficace?
Resto in fiduciosa attesa. Se qualcuno mi verrà a dire che è una norma superflua, perchè nessun federale ha preteso percentuali, rispedisco come irricevibile questa obiezione: seguendo passo passo lo scandalo di questa estate, continuo a nutrire forti dubbi che nessun federale abbia mai preteso percentuali.