Non lo dico per finta, lo dico convinto e contento: a me Pogacar piace ancora di più. Anche adesso, tumefatto da una botta supersonica, sconfitto nel modo più impietoso, senza se e senza ma.
Viva Pogacar ancora e più di prima, perchè il tappone andato di traverso nulla aggiunge e nulla toglie al più grande talento comparso nella galassia del ciclismo in un arco di tempo molto lungo, continuo a dire dai tempi di Merckx.
Già sento il coro: se lui è un fenomeno di queste dimensioni, cosa è allora Vingegaard che l'ha ridotto a brandelli. Sia quel che sia, sarà quel che sarà, ben venga Vingegaard a rendere ancora più incredibile la nuova era di Pogacar. Si sentiva il bisogno di un vero antagonismo e di un vero antagonista, trovarcelo sulle strade del Tour non può che rendere grandioso il momento. E fortunatissimi noialtri, che assistiamo di nuovo a un duello titanico, persino più affascinante di quello con Roglic, comunque limitato dall'età troppo diversa.
Adesso il nuovo Merckx ha il suo nuovo Gimondi, e magari andando avanti scopriremo che le parti vanno invertite. Magari, forse, chissà.
Resta il fatto che me ne sto zitto davanti alla smaccata soddisfazione di chi non ha mai creduto in Pogacar, o solo in parte, coltivando un sacco di scetticismi e di diffidenze. Quanto meno, lo spero vivamente, da qui in avanti si limiteranno a scetticismi e diffidenze, buttando a mare però i sospetti, quella brutta zavorra delle maldicenze senza prove che tanti mediocri tirano subito fuori per far male ai migliori. Almeno i sospetti e le maldicenze non hanno più ragione di esistere, davanti a un Pogacar così umano, a meno che non mi vengano ora a raccontare che Pogacar vinceva quando si concedeva gli aiutini e che improvvisamente ha smesso di aiutarsi, con i risultati sotto gli occhi del mondo. A questi, comunque, rivolgo la mia più sentita compassione, perchè da qui in avanti, come minimo, dovranno allora spiegare come faccia Vingegaard ad andare così forte. Sempre che siano capaci di coerenza, giusto la dose omeopatica.
Per tutto il resto, rinvio a quanto si diceva in tema di estetica pura, mettendo a confronto il Giro dell'equilibrio e il Tour del fenomeno. Resto della mia idea: che vinca o che perda, il fenomeno vale sempre il prezzo del biglietto.