Wout VAN AERT. 10. Due secondi per un primo, che vale la maglia gialla. Al netto delle battute e di ogni considerazione, è giusto così, perché questo è un corridore pazzesco. Maglia gialla per un secondo, lui che di secondi posti è stufo, ma questo è un vincente, di testa e di fatto. In carriera 35 vittorie, di cui 6 al Tour. Eterno secondo? Mi affido a Totò: ma mi faccia il piacere!
Fabio JAKOBSEN. 10 e lode. L’uomo del momento non si vede, ma si evoca: Patrick Lefevere. Ieri si è tolto la soddisfazione con Yves Lampaert di vincere a sorpresa la crono e vestirsi di giallo. Oggi bis con Fabio, a fugare ogni polemica sorta per le sue scelte: lasciare a casa Cavendish e puntare deciso sul 25enne olandese che centra con quella di oggi la vittoria numero 11 in stagione, la numero 35 per i lupacchiotti. Porta i segni di quell’incidente spaventoso (5 agosto 2020) in Polonia, ma va a segno, per la prima volta al Tour al suo esordio. In carriera aveva 5 vittorie di tappa alla Vuelta, adesso il ragazzo aggiunge una tacca sulla canna del suo fucile. Segni sul volto, segni da fuoriclasse.
Mads PEDERSEN. 8. Fa un volatone pure l’ex campione del mondo. Una volata tutt’altro che facile, molto scorbutica e veloce, che gli vale un terzo posto. Ma lui vale.
Danny VAN POPPEL. 7. Entra nella mischia, senza paura, in una volata che paura fa.
Jasper PHILIPSEN. 5,5. Van der Poel si disinteressa della volata, e lui fa quello che può: non moltissimo.
Peter SAGAN. 6. Lotta, danza e salta, fa l’acrobata in uno sprint senza rete. Lui non è più un velocista puro, ma la gamba c’è e il colpo d’occhio anche. Rischia in questa volata pazzesca di far cadere Jakobsen: dopo il traguardo si va a scusare. Va bene così.
Dylan GROENEWEGEN. 5. Nel giorno di Fabio Jakobsen, lui sembra chiamarsi fuori, lasciare la scena a chi forse deve riprendersi qualcosa di suo. In pratica nella prima volata di questo Tour, l’olandese non c’è.
Luca MOZZATO. 6,5. Il 24enne veneto della B&B non dorme, ma si butta anima e corpo in quello che fa. La volata di oggi – la prima – non è né semplice e tantomeno scontata. Un 9° posto che dà morale, per un Tour tutto da correre e scoprire.
Mattia CATTANEO. 9. Di Mørkov sappiamo e abbiamo detto, dei lupacchiotti idem come sopra, ma oggi una menzione particolare la merita il 31enne ragazzo bergamasco che nel finale si esibisce in trenate pazzesche, tanto da far treno da solo. Applausi.
Alekxander KRISTOFF. 4. I suoi cercano di spianargli la strada, ma il 34enne norvegese si perde nel traffico.
Caleb EWAN. 4. Il piccolo velocista australiano è un peso leggero tra pesi massimi: ne esce con le ossa rotte.
Magnus CORT. 7,5. Sono stati tre i GPM (tutti di quarta categoria) che hanno assegnato oggi la maglia a pois. Sulla Côte d'Asnæs Indelukke dopo 62 km di corsa, il primo a passare è stato Magnus Cort; Côte d'Høve Stræde dopo 72 km dal via e nuovo traguardo per Magnus Cort e, infine, la Côte de Kårup Strandbakke dopo 84 km dalla partenza e lo vince ancora lui: Magnus Cort che transita per primo a braccia alzate, acclamato dai suoi connazionali. Il traguardo volante è posto a Kalundborg al 126esimo km e lo vince Bystrøm su Magnus. Per il danese una grandissima tappa, al vento. Per lui il premio della maglia a pois.
Sven Erik BYSTRØM. 7,5. Il trentenne corridore norvegese della Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux parte e se ne va in compagnia di tre compagni di avventura. Segnateveli: è loro la prima fuga di questo Tour. Con Bystrøm ci sono Magnus Cort (EF Education-EasyPost), Cyril Barthe (B&B Hotels - KTM) e Pierre Rolland (B&B Hotels - KTM).
Adam YATES. 17. Il britannico, unitamente a Tim Wellens, buca nel tratto di trasferimento: non proprio un bel modo di incominciare la giornata.
Gran BELT. 5. Può un ponte far tremare i polsi più dell’Alpe d’Huez o del Galibier, con una facile battuta potremmo dire, se fosse italiano sì, se si tratta del ponte Grand Belt che supera il Mar Baltico e misura ben 18 km, altrettanto, per via del vento, delle turbolenze che rallenta la marcia. Chi segue il nostro sport e lo pratica, lo sa alla perfezione, ormai non è più una novità: il vento è la montagna invisibile, e può far male. Ma oggi il Gran Belt è un ponte, e come tale si rivela.