Una presa di posizione netta e chiara, come nel suo costume. Davide Cassani ha atteso qualche giorno prima di dire la sua, dopo una serie di prese di posizione da parte dei team-manager e direttori sportivi di team under 23 che si sono lamentati per la tappa valtellinese considerata eccessivamente dura (180 km con 5 mila metri di dislivello) per dei ragazzi così giovani. Tante le polemiche, l'ex CT, però, le rimanda tutte al mittente. Ecco cosa ha scritto sulla sua pagina facebook.
Ho avuto modo di leggere varie considerazioni in merito al Giro Giovani Under 23. Mi riferisco alla tappa di Santa Caterina che, per alcuni direttori sportivi italiani, era esageratamente dura. Premesso che non mi sono occupato dei percorsi delle singole tappe e quindi non sono direttamente interessato ma vorrei comunque esprimere il mio giudizio.
Allora, il primo italiano è arrivato quattordicesima a quasi 8’. Non ho sentito nessuno dire: “Dove stiamo sbagliando? Perché gli stranieri, su percorsi duri, vanno molto più forte di noi?” In tanti a scagliarsi contro il percorso . È come quel genitore che si arrabbia con il professore se il figlio torna a casa con un quattro in pagella. Ma come, non tocchiamo palla su salite vere e l’unica cosa che siamo capaci di dire è: troppo dura la tappa?
Non abbiamo e non avremo nei prossimi anni un corridore in grado di vincere una grande corsa a tappe. Perché la mentalità è sbagliata. Invece di capire il motivo della nostra debacle diamo la colpa ad un organizzatore che propone salite vere.
Squadre come Groupama, Lotto, Ag2r e tante altre straniere le vedi correre in Italia, Spagna Franci , Belgio. Ogni mese partecipano ad una corsa a tappe e noi? A parte 3 squadre, restiamo a casa nostra. Con questa mentalità temo che non andremo molto lontano e comunque la colpa sarà sempre di quell’organizzatore che, facendo miracoli, cerca di offrire un palcoscenico credibile ai nostri ragazzi. Gli stranieri apprezzano, gli italiani si staccano e si arrabbiano.