In campo a favore delle ragazze che amano lo sport e che vivono in Paesi totalitari, i cui regimi negano loro il diritto di essere donne prima ancora che sportive.
Per il suo impegno Alessandra Cappellotto è stata premiata da Amnesty International nel corso dell’assemblea nazionale dell’associazione che si è svolta a Verona. L'ex campionessa e dirigente sportiva veneta ha ricevuto il riconoscimento “Sport e diritti umani” per il suo impegno di solidarietà e in favore dei diritti dei più deboli. Ovvero per aver aiutato alcune cicliste afghane a fuggire l’anno scorso dall’Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani.
E cinque di queste ragazze erano accanto a lei, insieme a Gianni Bugno, presidente mondiale dei corridori; a Silvia Ricchieri, direttrice della Ong Cospe, che si è presa cura delle cicliste afghane; ad Anita Zanatta, vicepresidente di “Road to Equality”.
«In Veneto abbiamo accolto 12 cicliste afghane e 2 ciclisti - racconta Alessandra -: oggi finalmente hanno tutti lo status di rifugiati, con carta di identità italiana. Le ragazze sono tesserate con la Valcar, finora hanno disputato alcune Granfondo, come la Alé La Merckx proprio qui a Verona la settimana scorsa e correranno la Sportful Dolomiti Race domenica prossima a Feltre. Alcune di loro studiano, vanno all’università, stanno imparando a conoscere il nostro Paese e il nostro ciclismo, penso che tra un mese o poco più potranno affrontare le prime gare con le loro pari età».
Nel consegnare il premio, il presidente della giuria Riccardo Cucchi, per lunghi anni colonna di RadioRai e voce della Nazionale di calcio, ha spiegato: «Abbiamo deciso di premiare Alessandra Cappellotto per il suo impegno in favore del ciclismo femminile e della sua promozione anche sulle strade più impervie, dal Ruanda all'Afghanistan. Grazie al suo lavoro molte cicliste hanno potuto assecondare la loro passione, trovando in Italia attenzione umana e tecnica. La sua ‘Road to equality’ ha attraversato, superandoli, i confini della discriminazione. Una campionessa del mondo in bicicletta e nella difesa dei diritti umani».
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