Natnael Tesfatsion è uno dei corridori – rivelazione della stagione. L’alfiere Drone Hopper – Androni Giocattoli nello scorcio introduttivo del 2022 ha tra l’altro rivinto il Giro di Rwanda, si è imposto nella tappa con epilogo sul Monte Grappa dell’Adriatica Ionica Race e collezionato altri piazzamenti da podio. Alla Adriatica Ionica ha altresì concluso al secondo posto in classifica generale, a soli 15” da vincitore Zana. “Natalino” Tesfatsion ha 23 anni ed è alla sua seconda stagione nel team di cui Gianni Savio è general manager. L’esperienza manageriale di Gianni è notevole; negli Anni 90 provò anche a dirigere una mista al Tour de France in cui il capitano era Erik Zabel in fase di decollo della carriera.
Sono stati i procuratori Marco Piccioli e Massimiliano Mori, a fine 2020, a favorire l’inserimento di Tesfatsion nella squadra di Savio allora denominata Androni-Sidermec. Tesfatsion è nato ad Asmara, capitale dell’Eritrea, e rende la Drone Hopper sempre più intercontinentale.
Savio traccia il profilo tecnico dell’eritreo: “All’Adriatica Ionica Natnael ha vinto anche la classifica del gran premio della montagna, tuttavia non è scalatore puro, eccelle nel passo ed ha spunto da finisseur. Sul Monte Grappa l’ha dimostrato con uno sprint bellissimo seppur in salita. C’ è mancato poco che Natnael alla corsa di Argentin trionfasse pure in classifica generale. Riconosco che Zana ha ottenuto con merito un successo che per un giovane è molto importante”. Nella classifica finale la Drone Hopper ha ottenuto anche la quinta posizione con Jefferson Cepeda (Ecuador) e la 14a col veneto Edoardo Zardini. “Dopo il Giro d’Italia – puntualizza Gianni – avevo il morale quasi sotto i tacchi. Al Giro d’Italia, tentativi di fuga a parte, i miei corridori non hanno brillato. I risultati ottenuti all’Adriatica Ionica invece sono rassicuranti”.
Tesfatsion sta concedendosi alcuni giorni di riposo nella sua Eritrea. “E’ molto considerato nel suo Paese – dice Savio – e farà di tutto per vincere il titolo nazionale degli stradisti”. Nel palmares della squadra di Savio c’è anche la maglia da Campione d’Italia conquistata su strada da Franco Pellizotti quando i main sponsor erano Androni e Diquigiovanni. “Al prossimo tricolore in Puglia – prosegue il manager torinese – uno dei nostri uomini di punta potrebbe essere Edo Zardini galvanizzato dalla bella prestazione all’Adriatica Ionica Race. So che per Edo combattere con i vip italiani nel Campionato nazionale sarà tutt’altro che facile, però può sempre fornire una prestazione onorevole soprattutto veicolando bene i nostri sponsor durante le fasi cruciali”. Zardini, uomo della Valpolicella, è alla prima stagione in maglia Drone Hopper. “Edo è volitivo, s’impegna: significa che il nostro ambiente gli fa bene”. In Casa Drone Hopper si sta già pianificando la seconda parte della stagione: “Con Natnael Tesfatsion cercheremo di vincere le gare italiane. Vorremmo rivincere anche la classifica della Ciclismo Cup, ci teniamo molto”.
Da gennaio vedremo Natnael nella Trek-Segafredo, formazione World Tour. Ciò non scatena rimpianti o gelosie da parte di Savio, anzi: “Quando un mio corridore passa ad una World Tour io sono orgoglioso. E quando qualche mio ex alfiere vince nel World Tour per me è come se avesse ancora la mia maglia”. Gianni si vanta di un altro record: “In poco più di 4 anni sono già sette, contando anche Tesfatsion, i corridori che dalla mia squadra approdano al World Tour”. Gli altri sono Egan Bernal, trionfatore in un Giro d’Italia e un Tour de France, Ivan Ramiro Sosa, Davide Ballerini, Fausto Masnada, Mattia Cattaneo, Andrea Vendrame. “L’ altro giorno Cattaneo è arrivato quarto nella crono del Giro del Delfinato. Gli ho fatto i complimenti anche se attualmente è griffato Quick Step. Mattia ha sempre la mia squadra nel cuore. La funzione della Drone Hopper Androni è crescere i corridori per renderli idonei a squadre World Tour. E’ in generale la mission delle squadre professional”.
In Italia c’è la necessità di allestire una World Tour: “Mi piacerebbe crearla – ammette Savio –, ne ho parlato anche col mio fido aiutante Marco Bellini e per il momento non è possibile. La Drone Hopper ha staff e organizzazione di grande qualità. La differenza con un team World Tour è solo nel monte-ingaggi. Ci sono delle World Tour che costano annualmente dai 30 ai 50 milioni. Il nostro budget attuale è inferiore e lontanissimo da simili cifre”.
In attesa di un futuro più ricco economicamente il manager torinese gioisce per i corridori che ha valorizzato in 38 stagioni da dirigente di team professionistico. Dei suoi “ex” oltre a Bernal, Pellizotti, Davide Ballerini, Vendrame, Cattaneo, Sosa, Masnada meritano risalto Michele Scarponi, l’estroso e discontinuo Josè Rujano, Leonardo Sierra, che a Savio regalò la vittoria nella tappa dell’Aprica al Giro d’Italia 1990, Jackson Rodriguez, Moreno Moser, Gabriele Missaglia, Wladimir Belli. Savio ha avuto anche Gilberto Simoni e Davide Rebellin. “Sono arrivati da me in fase avanzata di carriera e con forza ed esperienza hanno dato molto ai nostri colori. Gibo Simoni ad esempio si è anche adattato a fare la spalla a Jackson Rodriguez consentendogli di vincere il Giro del Messico”. Durante l’appartenenza al team di Savio il veneto Rebellin trionfò in una Freccia Vallone. In seguito Davide venne squalificato. “Si trattò di una squalifica dovuta a cause pregresse – sottolinea Savio – non all’operato di Rebellin nel mio team e nemmeno in riferimento alla “Freccia” che lui vinse”.
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