ALPECIN FENIX. 8. Undici piazzamenti nei dieci, ben tre vittorie di tappa con Van der Poel, Oldani e De Bondt. Una serie infinita di fughe e contrattacchi, in più di un’occasione, da ogni parte, in ogni luogo, in ogni lago. Squadra tosta e volitiva, che non si risparmia e getta il cuore oltre il manubrio. Non vengono a fare flanella e nemmeno vacanza, tutt’al più fanno gli straordinari: straordinari.
INTERMARCHÈ WANTY GOBERT. 8,5. Una delle più belle realtà di questo Giro d’Italia. I ragazzi di Valerio Piva si fanno apprezzare un po’ per tutto: vincono due tappe, una con Girmay (il primo del Continente Nero) e un’altra con Hirt, che poi si va anche a piazzare 6° nella generale. Fanno tanto e molto bene. Sorprendenti.
BAHRAIN VICTORIOUS. 7,5. È la squadra che raccoglie il maggior numero di piazzamenti: ben 20! Vincono una tappa con Buitrago. Piazzano Landa sul podio e Pello Bilbao appena dietro (5°). Si fanno ammirare per continuità e forza: pure troppo. Se vogliamo proprio trovare il pelo nell’uovo, rendono queste ultime tappe talmente dure da far pagare il conto più alto proprio a Landa, anziché ai suoi avversari. Autolesionisti.
EF EDUCATION EASYPOST. 5,5. Tiene in piedi tutta la baracca Hugh Carthy, che chiude la sua fatica in nona posizione nella generale. Sette piazzamenti, con il 27enne britannico e Cort Nielsen. Braccino.
BORA HANSGROHE. 10 e lode. Per la prima volta si applicano e formano una squadra per i Grandi Giri. Per far questo salto di qualità ingaggiano il nostro Enrico Gasparotto, che al suo esordio fa il botto! Diciassette piazzamenti nei dieci. Due vittorie di tappa con Kamna e Hindley. Una squadra che è espressione di forza e coesione e non è un caso che si portino a casa la maglia rosa con Hindley. Spaziali.
INEOS GRENADIERS. 5,5. Vengono in Italia con una sola cosa in testa: vincere la maglia rosa. Vincere il Giro con Richard Carapaz che l’ha già vinto nel 2019. Per far questo pensano solo e soltanto al bersaglio grosso, disinteressandosi di tutto il resto: ecco perché non vincono tappe e raccolgono solo dodici piazzamenti nei dieci in tutto il Giro. Per loro è tutto o niente, raccolgono poco. Incompiuti.
TREK SEGAFREDO. 6,5. Dieci giorni in rosa con il bimbo spagnolo Juanpe Lopez, che chiude il suo Giro in decima posizione. Una vittoria di tappa con Giulio Ciccone, che bagna la delusione del Blockhaus con una bella vittoria a Cogne. In totale 14 piazzamenti nei primi, tanto lavoro, ma spesso poco coordinato: disuniti.
UAE EMIRATES. 6,5. Sul più bello perdono il loro faro, la loro guida, il loro bomber: Joao Almeida. Per consolarsi si portano a casa la tappa regina del Giro sulla Marmolada con Alessandro Covi e, in totale, ottengono 14 piazzamenti. Penalizzati.
AG2R CITROEN. 5. Sei piazzamenti nei dieci, di cui cinque con Andrea Vendrame. Avari.
BIKEEXCHANGE JAYCO. 7. Cinque piazzamenti, tre vittorie con Simon Yates (due) che qui era venuto con ben altre idee e obiettivi, oltre alla crono di Verona con il tricolore Matteo Sobrero. Parte alla grande Simon Yates, poi sull’Etna ci lascia un ginocchio. In ginocchio.
JUMBO VISMA. 7,5. Due vittorie di tappa con Bouwman, tanti piazzamenti (15), si portano a casa la maglia azzurra di miglior scalatore con Bouwman. Efficaci.
QUICK-STEP ALPHA VYNIL. 5,5. Una vittoria con il sempiterno Mark Cavendish. Tredici piazzamenti in totale, ma un Giro chiaramente sottotono, anche se lo svizzero Schmid è tanta roba. Algidi.
TEAM DSM. 6,5. Perdono Romain Bardet, che avrebbe potuto avere la grande occasione di giocarsi il Giro fino alla fine. Raccolgono quattordici piazzamenti e una bella vittoria con Alberto Dainese. Il giovane olandese Thymen Aresman bene, ma non benissimo. Da rivedere.
GROUPAMA-DFJ. 7. Nessuna ambizione di classifica, ma l’obiettivo è vincere. Ne conquistano tre con Arnaud Demare, che si porta a casa anche la maglia ciclamino della classifica a punti per la seconda volta in carriera dopo quella del 2020. Per loro sette i piazzamenti nobili. Sette con tre gol. Implacabili.
COFIDIS. 6,5. Fanno un po’ di tutto, con impegno e continuità, diciamo che non portano in giro le loro De Rosa, ma provano a vincere tappe (con Simone Consonni, Davide Cimolai e Davide Villella) e a stare là in alto. Alla fine la contabilità parla di 12 piazzamenti e un 14° posto nella generale con il filosofo Guillaume Martin: apprezzabili.
LOTTO SOUDAL. 6. Vengono qui per vincere almeno una tappa e ci riescono con il solito Thomas De Gendt. Sei piazzamenti in tutto il Giro. Minimo sindacale.
ISRAEL PREMIER TECH. 4. Hanno un budget tra i più alti di tutto il circus del World Tour e raccolgono solo tre piazzamenti tre. Braccino.
DRONE HOPPER ANDRONI. 6. Due piazzamenti e due ritiri eccellenti: Tesfatsion e Cepeda. Perde i due uomini più attesi sulle montagne, ma fa incetta di fughe e chilometri con i suoi Bais e Tagliani. Generosi.
EOLO KOMETA. 6,5. Tre piazzamenti con Albanese, che sfiora anche il successo arrivando terzo. Porta Fortunato nella top 15. È chiaro che dopo la vittoria sul Mortirolo ci si aspettava un altro traguardo nobile, ma gli azzurri di Basso e Zanatta dimostrano di non aver perso la via maestra. Convincenti.
MOVISTAR. 5. Valverde (7), alla sua età, è ancora una volta immenso. Chiude con un più che onorevole 11° posto finale, ma il team è chiaramente sottotono. Sei piazzamenti e punto. Svogliati.
BARDIANI CSF FAIZANÈ. 7. Provano ad alzare l’asticella: meno fughe e più risultati. Alla fine, il risultato è buono: cinque piazzamenti e con Gabburo (2°a Napoli e 4° a Treviso) e Tonelli (3° al Santuario di Castelmonte) che rischiano di far saltare il banco. Ambiziosi.
ASTANA. 7. Quattro piazzamenti, tre con Nibali e uno con Felline. Orfani di Miguel Angel Lopez, si trovano a fare la corsa solo e soltanto con l’immenso Squalo, che si traveste da vecchio leone e finisce 4° nella generale: eterno.