Fermi tutti, un po' di silenzio, non vorrei che a forza di ascoltare certa gente Alberto Dainese decidesse di non vincere più, né al Giro d'Italia, né in nessun luogo del mondo.
Questo ragazzo s'inventa (letteralmente) una volata in proprio, battendo di prepotenza sprinter per niente anonimi e secondari (vedere ordine d'arrivo, comunque bravo l'altro italiano Consonni a completare una piccola riscossa azzurra), in altre parole possiamo finalmente contemplare un capolavoro del Made in Italy, ma il poveraccio si ritrova immediatamente subissato di toni lacrimevoli e crepuscolari, con una serie di prediche pedanti-paternalistiche da farci chiedere scusa ai curati pesantissimi dei tempi andati.
E mi raccomando adesso credici, e ricordati che questo è solo l'inizio, e mi raccomando renditi conto di quello che hai fatto, e mettiti la canottiera, e ricordati di chiudere il gas, e stai attento alle brutte compagnie, e vedi di non bere la coca gelata prima di fare il bagno. Gli parlano tutti da papà, da zia, da nonno. Ci danno dentro con gli insegnamenti e i moniti per il futuro. Gli fanno due zampogne così.
Diamine, come guastare la festa a un ragazzo fantastico, figlio dei tempi suoi, che in una volata dimostra chiaramente di non avere alcun bisogno di tante omelie vuote e retoriche, anche perchè è la sua storia caso mai a insegnare parecchio, come ci racconta in prima persona, con toni davvero belli, nella sala-stampa di Reggio, prima il basket, poi smettendo di crescere il ripiego sul ciclismo che all'inizio gli sembra un po' noioso, quindi la scoperta di un piacere nascosto, infine la decisione coraggiosa e sveglia di andare già da ragazzo all'estero, come tanti ragazzi italiani dalla mente aperta, lui in Olanda, però senza rinnegare il sistema Italia, anzi dicendone solo bene, “ma il fatto è che nella vita bisogna andarsi a cercare il meglio ovunque, Italia compresa, certo, altro che”.
Nessuno dovrebbe fargli paternali. Ormai noi grandi non ne facciamo più quando i ragazzi s'inventano le nefandezze più cruente, solo qui al Giro le facciamo quando i ragazzi ci sbattono in faccia cose meravigliose.
Per cui: bravo Dainese e forza Dainese. Punto. Caso mai, grazie Dainese, a nome del governo e del Parlamento sovrano. Hai liberato l'Italia dalla cappa plumbea dello zero tituli, qui al Giro, e tanto basta. Nella vita, come insegnano gli antichi, vale sempre lo stesso metodo, non so se consigliato dai nuovi mental-coach: ascoltare tutti, ma sbagliare in proprio. Perchè a suon di consigli e di dogmi si rischia solo di non rischiare mai.
Allego un rapido esempio: mentre il vento ci sferzava al raduno di Sant'Arcangelo, prima della partenza, una collezione dorata di grandi tecnici mi preparava a scenari apocalittici, e questa sarebbe una tappa facile, leggera, di trasferimento, vedrai caro amico, dai retta allo zio, con questo vento succede il finimondo, oggi tanta gente perde il Giro, da Bologna in poi ne volerà uno per cantone. Appunto. Lunga e noiosa tiritera fino a Reggio, come si legge nel libro mastro alla voce tappa per velocisti, e quindi resa dei conti nel caotico saloon degli ultimi metri. E qui, tu guarda il caso, nessuno perde il Giro, nessuno si presenta sfinito a cinque minuti, ma a vincere è un ragazzo italiano che nessuno ha messo in conto.
Questo per dire che: grazie al Cielo, anche se ce la raccontiamo tutti i giorni, qui al Giro c'è sempre spazio libero per la la fantasia e l'imprevedibilità. Dai Nese, facci sognare.