Prendete un ragazzo di 24 anni, lanciatelo in volata a Reggio Emilia, fategli vincere la sua prima tappa al Giro d'Italia e poi mettetigli un microfono davanti per cogliere le sue emozioni... «Mi sto riguardando, volevo essere sicuro di aver vinto proprio io» confessa a caldo Alberto Dainese ai microfoni di mamma Rai. E il suo sguardo perso nel vuoto, simbolo di assoluta incredulità, è il più vero dei messaggi che possa arrivare dal Giro d'Italia.
«È stato speciale avere Romain Bardet come ultimo uomo, mi ha pilotato alla perfezione e sono riuscito a fare un agrande rimonta. Questa è la mia prima vittoria di peso, la dedico a tutti coloro che hanno creduto in me anche quando non ci credevo io. E, scusatemi, non so cosa aggiungere, ancora non ci credo...».
Poi gli scappa una confessione: «Da piccolo giocavo a baslet, poi dopo le medie ho smesso di crescere e quindi ho pensato di smettere. La bici l'ho scoperta dai nonni, guardavamo insieme il Giro d'Italia nei pomeriggi dimaggio e mi sono nnamorato. Ho cominciato a sperare di poterlo correre e oggi sono riuscito a vincere...».
Dopo la premiazione, Dainese rivela di essersi un po' calmato e racconta: «Doveva fare la volata Bol, poi mi ha detto che non stava bene e mi sono trovato a ruota di Bardet, fa una certa sensazione avere un corridore che lotta per la generale che accetta il rischio di gettarsi in una volata per lanciarmi. Io sono entrato senza frenare nell'ultima curva per arrivare il più davanti possibile. Romain è molto scaltro, per essere uno scalatore si muove molto bene nelle volate, mi tirava già le volate alla Vuelta dello scorso anno».
E poi aggiunge: «Non avevo dormito bene stanotte, ero tranquillo perché dovevo fare il leadout a Bol, poi le cose sono cambiate e finlmente sono riuscito ad esprimersi. Ho faticato molto nei primi due anni da professionista, adesso ho cominciato a muoversmi in un modo diverso, sono più consapevole».
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