Biniam GIRMAY. 10 e lode. Più che una volata è un braccio di ferro: tra lui e Van der Poel. In questo Giro i due sono in sostanza una coppia di fatto: dove va uno, va l’altro. Se scatta uno, scatta l’altro. Se uno fugge, l’altro insegue. Se poi si trovano a fare un testa a testa, vince chi ha più gambe e oggi - le gambe - le ha questo prodigioso 22enne eritreo che regala a se stesso, alla Intermarché e allìAfrica, la prima storica vittoria di un corridore di colore in un Grande Giro. Vince la resistenza di un mostro di resistenza, quel Van der Poel che in materia non è secondo a nessuno, ma oggi è secondo. Il Continente Nero ha già il suo piccolo mito, il proprio Eddy Merckx, il più grande corridore di tutti i tempi dell’Africa nera. Biniam è ai primi vagiti, ma la sua storia è già leggenda, che si fa mito.
Mathieu VAN DER POEL. 10. Immenso, anche nella sconfitta: prendere nota please. Ce la mette tutta Mathieu per togliersi Girmay di ruota, per sfiancare la sua resistenza, per tenerlo a bada, ma alla fine è l’olandese ad abbassare la testa e ad alzare il pollice destro, in segno di “sei il più forte, te lo meriti, bene così!”. Che classe, Mathieu. Grande, grandissimo nella vittoria, immenso nella sconfitta. Imparate ragazzi, imparate.
Vincenzo ALBANESE. 9. Vince la volata degli umani, con classe e colpo d’occhio, gambe e tanto cuore. Il ragazzo della Eolo Kometa si ripropone e si conferma, con un terzo posto pesante che dice tante cose, compresa la più ovvia: avanti così, prima o poi il bersaglio lo centri.
Wilko KELDERMAN. 8. Alla faccia di chi pensava che i big oggi sarebbero stati sornioni nella pancia del gruppo. Nel finale se le danno di santa ragione e l’olandese, chiamato a tenere avanti Hindley e compagnia, già che c’è fa la volata e si porta a casa un piazzamento ai piedi del podio.
Richard CARAPAZ. 7. Prima di cominciare a divorar muri, finisce a mangiar l’erba. Un volo in un prato, che gli procura soffici botte, ma qualche fastidio: cadere non è mai piacevole. Ma come dice il manuale del buon corridore, l’importante è rialzarsi. Poi alla fine è là, a dare battaglia, e a fare la volata finale che vale il quinto posto.
Romain BARDET. 7. Se Girmay non molla Van der Poel, Romain non perde di vista Carapaz. Quindi, i piazzamenti nei dieci sono una conseguenza.
Pello BILBAO. 7. Incerottato e livido, anche oggi è lì, a battagliare e a rischiare l’osso del collo. Encomiabile.
Joao ALMEIDA. 7. Il portoghese non si agita neanche oggi, ma è tipo che non solo sa lottare come pochi, ma sa anche trovare la posizione. E la sua è sempre lì davanti, con i migliori.
Vincenzo NIBALI. 7. Prova un colpo a sorpresa nel finale, in un tratto di strada in discesa. C’è da onorare un amico, quell’amico che si era comportato come tale in quel Giro fantastico del 2017. Un attacco stoppato e soffocato, ma che resta. Come il ricordo per Michele.
Alessandro COVI. 6. È uno dei prospetti – dicono quelli che la sanno lunga e parlano bene – perché profili o elementi più interessanti fa vecchio, fa desueto. Bene, Alessandro si palesa con una progressione delle sue, prova a prendere le misure, ma anche gli altri non sono da meno e lo misurano.
Mark CAVENDISH. S.V. Con Caleb Ewan è tra i pochi velocisti del gruppo che decide di non tirarsi il collo. Di non brasarsi più del dovuto. Non reggono i muri? No, molto più semplicemente pensano alla volata di domani A Reggio Emilia.
Mattia BAIS. 7. Sarebbe dovuto partire con Zardini: questo almeno era nei piani di Drone Hopper Androni Giocattoli. Invece, pronti via parte con il 29enne belga della Ag2r Lawrence Naesen. Via a tutta, prima di essere braccati da Alessandro De Marchi, che rientra sui due battistrada. Il terzetto va di buona lena, in una buona giornata, calda ma non caldissima (27°). Una definizione di Mattia Bais? Più presente del segnale orario.
Alessandro DE MARCHI. 7. Il rosso di Buja è un diesel che carbura con calma. Una volta che il suo motore raggiunge la temperatura giusta, generalmente comincia a girare che è un piacere: soprattutto al Giro. Torna per chiudere un cerchio, per portare a termine il lavoro iniziato e bruscamente interrotto un anno fa, quando nella 12a tappa verso Bagni di Romagna finì brutalmente per terra (trauma cranico, frattura della clavicola destra e sei fratture costali). Simbolo di serietà, dedizione e determinazione, il rosso di Buja è attualmente uomo mercato, richiesto da diverse squadre: sia per la sostanza che per la costanza.
Domenico POZZOVIVO. S.V. Ieri sera ha tenuto banco anche nel salotto Instagram di Lello Ferrara. Con lui un più che pimpante Vincenzo Nibali, che parla di tutto, con leggerezza e ironia, e che poi ad un certo punto la butta lì: «Il circuito di Napoli? Degno di un mondiale. Un percorso di grande spettacolarità e dal contenuto tecnico mostruoso». Poi tocca a Domenico, che parla di tutto, perché di tutto può parlare. E ad un certo punto la butta lì pure lui: «Al posto della maglia bianca – visto che ormai negli ultimi tempi il leader dei giovani coincide con il vincitore assoluto - perché non introdurre una maglia che premi gli over 35?». È un’idea, se ne può parlare, anche se la maglia bianca, io, non la toccherei per nessuna ragione al mondo.