E' meglio mettere in mostra un solo quadro di Giotto o è meglio riempire una galleria con tanti quadri di tanti pittori diversi, magari non eccelsi?
E' meglio una cena con piatto unico, però sublime, o un'interminabile cena con duecento portate di livello mediocre?
E' meglio una sera con Monica Bellucci o tutta la vita con la De Filippi?
Gira e rigira, il Giro 2022 ci ha riportati lì, all'eterno dilemma che ciascuno risolve in proprio, secondo gusti, aspettative, aspirazioni personali. Chi preferisce la qualità, chi si gode la quantità. Nello specifico: proponendoci una volata a sei in vetta a una montagna seria e cattiva come il Blockhaus, tra l'altro dopo che tre di loro (Carapaz, Bardet, Landa) hanno provato ad andarsene, riuscendo solo a far rientrare i tre considerati ormai finiti (Almeida, Pozzovivo, Hindley) e facendosi addirittura battere allo sprint da uno di questi redivivi (Hindley), dopo un risultato simile, al quale dobbiamo aggiungere poi la classifica generale con i primi otto accatastati in 54'', ecco, lo stimolo immediato è avviare un nuovo referendum con un quesito più o meno come questo: è meglio un grande Giro che porti a galla un campione, anche a costo di arrivare all'inevitabile monotonia, o è meglio un Giro dell'equilibrio, che tenga tutti assieme nell'arco di pochi secondi, magari fino all'ultimo miglio?
Non è una domanda da ridere. E' una domanda eterna e irrisolvibile, perchè entrambe le risposte sono legittime e rispettabili. Dovendo rispondere, io scelgo il Giro del campione: gusto mio, estetica mia. A me piace vedere un fuoriclasse che fa cose impossibili a tutto il resto dell'umanità. Mi piace restare a bocca aperta, mi piace lo stupore davanti all'impossibile che diventa possibile. Mi piace quando nasce un grande personaggio che alimenti nel tempo un mito e una memoria incancellabili.
Detto questo, espresso il mio voto, comunque mi rendo conto che avere tutti i giorni una battaglia continua tra tanti nomi più o meno equivalenti ha comunque il suo bel fascino. Diverte ed emoziona. Tiene vivo l'interesse. Smuove il ristagno creato da un dominatore (a parte che poi vorrei capire dove stia tutta questa noia davanti alle monotone imprese dei Pantani o dei Pogacar).
Però, scegliendo questa seconda opzione – Giro equilibrato -, mi piacerebbe tanto che i tifosi mantenessero sempre un minimo di senso critico, rispondendo comunque a un'altra domanda fondamentale: quando c'è tanto equilibrio, è equilibrio tra giganti o tra nani?
Non è una differenza da poco. Roglic che perde il Tour nell'ultima crono da Pogacar è risultato che esce da equilibrio e incertezza fino alla fine, però è equilibrio tra giganti. Domando daccapo: quello del Blockhaus, quello della nuova classifica generale, è equilibrio tra giganti o equilibrio tra nani?
Se la risposta è “equilibrio comunque”, anche tra nanetti, a me pare che però crolli un po' tutta l'idea dello sport, cioè di cercare il meglio, perchè di fatto allora basta schierare un gruppo di bambinetti qualunque e vedere alla fine chi vince, senza tanto cercare in giro per il mondo nuovi talenti. Dico per paradosso, ma neanche tanto.
La cosa più bella resta comunque poterne discutere, anche nel modo più acceso, picchiando i pugni sul tavolo del bar Sport, con un bicchiere davanti. Prendere posizione, schierarsi, scegliere. In questo genere di referendum, la cosa più triste è starne fuori, evitare il voto, scansare i fastidi. Per spiegare chi e cosa intendo, trascrivo alla lettera l'esempio più sublime del non prendere posizione e fare sempre bella figura:
“Vuol dire che dopo 9 tappe ci sono, a mio parere, 5 corridori che vogliono e possono vincere il Giro. Nell'ordine: Carapaz, Bardet, Landa, Almeida, Hindley”.
Ma va?
Ps: il testo trascritto è la conclusione del commento di Davide Cassani sulla “Gazzetta dello sport”.