No, Dumoulin non è un ex. Non ancora. Non del tutto. La tappa di Potenza e di potenza ce lo restituisce credibile e attendibile, almeno a livello di pura efficienza atletica. Diverso sarà capire quanto potrà essere di nuovo leader da maglia rosa, ricollocandosi seriamente tra i Carapaz, gli Yates, i Landa. Un conto è la bella giornata lucana – per metà libera uscita, non dimentichiamolo -, un altro è lottare sotto rigido controllo poliziesco della concorrenza altolocata. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un campione che ha già fatto grandi giri da signore, non possiamo certo pensare che basti una bella fuga per rimetterlo sul piedestallo. Rivedibile. Da rivedere.
D'altra parte, in questo Giro c'è un tale bisogno di grandi firme che anche un Dumoulin di ritorno fa maledettamente comodo. A parte il Van Der Poel della prima tappa, signore indiscusso e assoluto in un certo settore specifico del Giro, i (pochi) cosiddetti grandi finora sono cellule in sonno, gattemorte che evidentemente aspettano altre giornate e altre occasioni per dimostrarsi grandi sul serio, di fatto oltre che di nome.
Il prossimo appuntamento è domenica sul Blockhaus, sperando non sia ancora un appuntamento che loro onorano con un altro bidone. Dovendo fare i conti, finora l'unico gesto apprezzabile dei signori d'alta classifica resta la crono di Yates. Nient'altro risulta agli atti. Aspettano, calcolano, studiano. Fanno flanella, fanno melina. E intanto lo spettacolo è sempre rimandato a data da destinarsi. Una volta davamo tutta la colpa a Vegni, che disegnava la prima metà del Giro di una noia anestetica, come dimenticare quello del 2019 (prima vera salita alla 13esima tappa, Ceresole Reale, una pizza tremenda). Stavolta non è così. Non è questo il caso. Ma nemmeno sotto tortura i capitani vogliono cominciare gli scontri diretti.
L'abbiamo detto e ridetto: nuovo appuntamento sul Blockhaus, con tante ansie e mille proclami, come se lì l'universo avesse fissato data e luogo per il nuovo big-bang. Vada per il Blockhaus, allora. Purchè si decidano. Purchè si diano una mossa.
Nell'attesa, in questa attesa che si sta facendo eterna, giova comunque ricordare che una maglia rosa c'è. Nell'indifferenza generale di un Paese che nemmeno lo sa. Si chiama Juan Pedro Lopez, per chi non l'avesse notato e per chi se lo fosse scordato. Comanda il Giro da quattro tappe, domani facilmente diventeranno cinque. E' promettente, è simpatico, è pronto e sveglio. Un giorno, magari, sarà una maglia rosa imbattibile (augurissimi). Ma al momento è ancora piccola. Troppo piccola per un Giro che avrebbe la pretesa di tornare grande. Sarebbe la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo: vediamo se riesce a non essere anche la più moscia.