Per il quinto anno consecutivo Simon Yates si prepara a dare l’assalto alla Maglia Rosa. Il capitano del Team BikeExchange ha avuto fortune alterne: nel 2018, alla sua prima partecipazione, andò vicinissimo al colpaccio, dominando per due settimane e crollando solo sul Colle delle Finestre, mentre l’anno scorso ha conquistato il podio alternando prestazioni monstre in salita ad altre sottotono.
Il britannico arriva dalla Vuelta a Asturias in cui ha vinto due tappe su tre, ma in una ha invece perso 12 minuti dai migliori: «Mi sento bene, nelle Asturie ho vinto due belle tappe, mentre in un'altra ho sofferto, come mi capita spesso, il primo grande caldo – ha ammesso Yates in conferenza stampa -. Dopo i problemi fisici avuti in Catalogna ho fatto fatica a recuperare, ma l'ultimo training camp fatto ad Andorra mi ha dato risposte molto positive e nelle Asturie ho avuto delle belle conferme».
Il gemello d’arte, a differenza di tanti altri rivali, mette ormai da anni il Giro al centro del suo calendario: «Il Giro mi piace, ha un percorso che si adatta alle mie caratteristiche, con belle salite e spazio per divertirsi – spiega ancora il vincitore della Vuelta 2018 -. Per questo lo metto sempre al centro dei miei pensieri. Ciò che ho imparato in questi anni è che bisogna avere pazienza, tre settimane sono lunghe e non bisogna strafare. So che in questi anni ho avuto delle giornate storte, lavoro per non avercene ma questo purtroppo fa parte dello sport. Mi sono preparato al meglio e spero quest'anno di essere il più costante possibile, senza avere brutte giornate».
Simon ha poi fatto un’analisi su quello che lo attende in queste tre settimane: «La partenza dall'estero non mi pesa, anzi, mi piace scoprire nuovi posti, in Ungheria non ci ero mai stato, e anche se poi c'è un lungo trasferimento, abbiamo anche un giorno di riposo. Quest'anno le tappe dure sono un po' più sparpagliate durante le 3 settimane, motivo per cui dovrò farmi trovare pronto fin dai primi giorni. La prima tappa termina in salita ma, secondo me, i velocisti più solidi potrebbero anche tenere e arrivare a giocarsi la tappa. Detto ciò, sarà una frazione molto intensa come tipico delle prime tappe dei Grandi Giri. Contento per la poca cronometro? Normalmente potrei dire di sì, ma visto come sono andato alla Parigi-Nizza forse sarebbe stato meglio averne di più. Dovevo andare in ricognizione sul Blockhaus, ma alla fine è saltato. Solitamente, comunque, non ho bisogno di grandi ricognizioni per capire bene una tappa».
Sui favoriti di questo Giro, invece, non si sbilancia più di tanto: «Questo sta ai giornalisti dirlo. Ciò che posso dire è che l'anno scorso ho vinto il Tour of the Alps e tutti mi indicavano come il grande favorito del Giro. Quest'anno lo ha vinto Bardet e nessuno parla di lui. Va tenuto in grande considerazione e occhio anche alla Bahrain-Victorious».
Il direttore sportivo del Team BikeExchange, Matt White, si attende invece un grande controllo da parte della Ineos Grenadiers: «Vengono qui per vincere, Carapaz è il grande favorito e penso si prenderanno la responsabilità di fare la corsa fin dall'inizio. Ma temo anche il Team DSM, la UAE e la Bahrain, che tra le altre cose hanno portato anche un velocista, una cosa inusuale ma sintomo che vogliono provare a fare bene ogni giorno. Per quanto ci riguarda, con Simon abbia acquisito grande esperienza per quanto riguarda il Giro e sappiamo che anche le prime settimane saranno decisive. La tappa di Potenza e poi quella sul Blockhaus potranno già creare qualche solco importante».
White ha poi riservato qualche parola anche per l’unico italiano del team, Matteo Sobrero: «La squadra sarà interamente a disposizione di Simon, però Matteo avrà il via libera per provare a fare una bella cronometro a Budapest».
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