Oggi Julian Alaphilippe proverà in ogni modo a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi, la sua corsa, quella che più di tutte gli si addice ma che finora gli è sempre sfuggita. Alla vigilia il campione iridato, ha raccontato del suo rapporto con questa corsa, fatto di amore e odio e straordinario rispetto. «Sulla carta questa corsa è fatta per me. Lo scorso inverno ho deciso di saltare le classiche fiamminghe per migliorare il mio approccio alla Liegi. Finora, non mi ha mai sorriso, ma continuerò a provare, cercando di fare la gara perfetta, ma questa volta fino al traguardo». La Doyenne per Alaphilippe è la corsa di quel destino che non gli è mai andato incontro, di quella vittoria sfiorata, ma mai conquistata e che quest’anno vuole assolutamente fare sua.
Il due volte campione del mondo ha partecipato sei volte alla Liegi: secondo nel 2015, ventitreesimo nel 2016, quarto nel 2018, sedicesimo nel 2019, quinto nel 2020 e secondo nel 2021. Quest’anno ancora una volta sarà al via con la maglia iridata e vincere la Doyenne con l’arcobaleno sul petto, per lui sarebbe la realizzazione di un sogno, il più bello di tutti. «I primi tre mesi dell’anno sono stati tra alti e bassi. La sfortuna non mi ha lasciato solo. Mi sono ammalato e ho avuto diversi incidenti, ho perso settimane importanti di allenamento, sicuramente non è il miglior inizio di stagione della mia carriera, questo è chiaro, ma posso dire che le gambe adesso ci sono».
Questa settimana Alaphilippe è arrivato quarto alla Freccia Vallone, corsa che ha già vinto e nella qualeera uno dei favoriti. Il corridore della Quick Step-Alphavinyl probabilmente non ha voluto dare troppo alla corsa di mercoledì dove è anche caduto, risparmiandosi per oggi.
«Con tutto quello che mi è successo nelle ultime settimane, penso di stare bene. Ovviamente avrei preferito avere un approccio più sereno prima della Liegi, ma devi capire che la preparazione perfetta non esiste, perché c’è sempre qualcosa che ti ostacola. Riesco a malapena a misurare quanto questi incidenti avranno un impatto sulla mia forma, ma so che darò il massimo».
Alla Freccia è arrivato quarto e questo risultato in qualche modo lo ha sollevato e non ha sentito la necessità di dare troppe spiegazioni sul proprio risultato. «Alla Freccia sono arrivato primo tre volte e secondo due. Se avessi vinto di nuovo sarebbe stato normale, mentre se avessi fatto secondo la gente mi avrebbe criticato. Quindi mi sono sentito sollevato per il mio quarto posto: io c'ero, mentre altri si sono persi. Semplicemente non avevo le gambe per tenere il passo con l'ultima accelerazione di Dylan Teuns. Sono stato più forte prima, ma sono contento che sia finita così».
Alaphilippe oggi partirà senza sentire pressioni e qualunque sarà il suo risultato lo accetterà con leggerezza, senza criticare o incolpare se stesso, perché ha la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era nel sue cuore e nelle sue gambe. «Ho tutto da guadagnare in questa corsa. Nel 2015 alla mia primissima partecipazione, sono arrivato secondo e non correvo per vincere. Da allora sogno di vincere questa gara, non è un segreto, inoltre sono sempre stato pronto, sempre protagonista, ma mi sono staccato da ogni forma di pressione».
In squadra con Alaphilippe ci sarà il giovane Remco Evenepoel che potrebbe essere un valido supporto per il francese ma anche capitano, nel momento in cui la corsa dovesse andare nella sua direzione.
«Avremo una squadra magnifica e per il finale ci sarà anche Remco. Se dovesse vincere lui al posto mio, sarò felice per lui e per la squadra». Alaphilippe alla Doyenne non è mai riuscito a vincere e il finale è sempre stato caratterizzato da una volata. Forse il francese, così come ha già mostrato, potrebbe cambiare strategia, cercando di arrivare sul traguardo da solo.
«Sarebbe bello arrivare da solo, ma è molto difficile. Avremo vento contrario negli ultimi dieci chilometri dopo la Roche-aux-Faucons. La priorità sarà quella di non rimanere intrappolati ed essere tatticamente abili per permettere a Remco di andare da solo. Possono succedere così tante cose in una corsa come questa che è inutile immaginare troppi scenari».
La Quick Step era una delle squadre più attese della primavera, ma a causa di malanni e cadute, i risultati non sono arrivati e le critiche non sono mancate.
«Cerco di non dare troppo peso alle critiche, preferisco ridere di loro. So che basta fare un inizio di stagione un po' meno buono del solito per farsi criticare Anche quando vinci, vieni criticato, le persone che ci criticano, io le abbraccio».
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