Quando si dice che il ciclismo apre la mente degli atleti, facendoli maturare come uomini... Un caso lampante è stato quello dell'empolese Marcello Bartalini, campione olimpico nel quartetto della 100 km a squadre a Los Angeles nel 1984. Gli anni 80 furono per lui quelli che gli diedero notorietà non soltanto a livello ciclistico, ma anche come attore teatrale, compositore di monologhi per artisti (anche per lo showman Fiorello) e pittore apprezzato nel mondo. Strappato in età adolescenziale al basket, il ciclista empolese era diventato in breve tempo uno dei migliori dilettanti italiani tanto da imporsi con la Salotti-Marelli di Meda nel 1981 nella prova unica tricolore su strada fra i dilettanti.
«Andavo forte su ogni tracciato ed anche in salita mi sapevo difendere, però a cronometro riuscivo ad imprimere una frequenza di pedalata costante grazie all'ottimo equilibrio che avevo. Con il mio ritmo vedevo il mondo sotto una prospettiva diversa e queste sensazioni me le sono portate dietro per anni, anche quando ho smesso di correre» ricorda Marcello.
L'ORO OLIMPICO DI LOS ANGELES. L'exploit del ciclista empolese avvenne nel 1983 quando conquistò la medaglia d'oro a Casablanca ai Giochi del Mediterraneo nel quartetto della 100 km. assieme a Marco Giovannetti, Eros Poli e Claudio Vandelli. Dirett da Edoardo Gregori, La formazione italiana superò Svizzera e Stati Uniti. Un anno per lui particolarmente felice anche per il successo nel Trofeo Baracchi in coppia con il varesino Giovanni Bottoia, festeggiato a Pisa in Piazza dei Miracoli. Come cronoman era ormai considerato uno dei più forti in Italia e ne aveva avuto consapevolezza già a 17 anni quando si impose nella sua prima crono alla Lucca in Bicicletta organizzata da Pierluigi Poli.
«Ricordo quel pomeriggio quando vinsi la crono individuale con una bicicletta da ciclocross fra lo stupore generale. A quei tempi non esistevano ancora le ruote lenticolari che segnarono negli anni successivi i grandi successi di campioni come Francesco Moser e Laurent Fignon».
Ed eccoci arrivati a Los Angeles con il successo più prestigioso di Bartalini nella 100 km olimpica assieme a Marco Giovannetti, Eros Poli e Claudio Vandelli. «Con i soldi guadagnati per l'oro olimpico, stanziati dal Coni e dalla F.C.I., acquistai una palestra a Sovigliana Vinci. Un sogno realizzato ed un modo di rimanere nello sport anche dopo le corse. Una palestra finalizzata al potenziamento muscolare ed a migliorare la pratica sportiva. Da giovanissimo mi ero già creato un lavoro per il futuro».
Nel frattempo Giovannetti passò professionista e Bartalini assieme a Massimo Podenzana, (il sostituto di Giovannetti ndr) e gli stessi Eros Poli e Claudio Vandelli conquistò il bronzo ai mondiali di Giavera del Montello nella cronosquadra del 1985.
Intanto si prospettava per lui il passaggio al professionismo. «Avevo dato la mia parola a Ivano Fanini che credeva nei giovani come nessun altro. Però esitai al passaggio ancora due anni, preferendo continuare a correre e vincere fra i dilettanti soddisfatto di guadagnare 5 milioni di lire al mese. Ero super pagato ed a quei tempi era una cifra considerevole».
IL PASSAGGIO CON LA PEPSI COLA-FANINI. Ivano Fanini mantenne la promessa e nel 1988 tesserò Bartalini per la sua Pepsi Cola-Fanini. «Ivano è sempre stato un presidente lungimirante e in quegli anni aveva sponsor di grande rilevanza mediatica come la Pepsi Cola. La squadra era affiliata in America ma la gestiva lui dalla sua sede di Lucca. Io ho potuto continuare a vincere da dilettante sicuro che il posto tra i prof l'avevo assicurato, perché Ivano ha sempre mantenuto le promesse. Ero un po' l'uomo squadra. Tiravo le volate ai velocisti e mi impegnavo per dare una mano ai campioni già affermati come G.B. Baronchelli. I miei D.S. erano Giuseppe Lanzoni, Giorgio Vannucci e Mauro Battaglini».
Nel 1989, la sua seconda stagione da prof sempre con i colori Fanini che nel frattempo avevano come sponsor la Polli-Mobiexport. Bartalini non riuscì mai a vincere ed al termine della stagione attaccò la bicicletta al chiodo dedicandosi alla sua palestra e ad altri interessi.
«Le corse erano più lunghe risppeto ad oggi, .le salite mi stremavano ed io mentalmente non sono riuscito ad entrare nel clima di queste gare. Non avevo più nemmeno le giuste motivazioni, quelle che ti fanno andare avanti con entusiasmo».
Ora a 60 anni compiuti 12 marzo, Bartalini si dedica alle televendite per il gruppo televisivo Quadrifoglio ed è responsabile della Comunicazione nelle stesse televendite sui canali social. Un personaggio che non ha mai avuto problemi a dedicarsi a nuove attività con successo per quella mente innovativa e creativa che ha sempre dato impulso alla sua estrosa personalità. Lui è stato uno dei tanti ai quali il patron lucchese ha sempre creduto e probabilmente sarebbe arrivato a sfondare anche nel professionismo se non avesse avuto molteplici interessi al di là delle due ruote.
da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri