Oggi si diverte a raccontare le corse vivendole in moto - domenica ha seguito la Roubaix ed è arrivato al velodromo coperto da una maschera di polvere come i corridori - dopo essere stato un grande protagonista in sella, ma Bradley Wiggins è costretto anche a fare i conti con un passato difficile e soprattutto con un'adolescenza ricca di problemi.
Il padre Gary che praticamente ha conosciuto quando aveva 18 anni, il patrigno che era violento e lo derideva perché per fare il ciclista indossava completini in lycra che per lui erano sinonimo di omosessualità e ora la rivelazione di molestie subite quando aveva solo 13 anni.
In una intervista concessa al mensile Men’s Health Uk, Sir Bradley rivela: «Sono stato molestato da un allenatore da giovane, quando avevo 13 anni, e non ho mai completamente accettato questo fatto. È stata un'esperienza stata traumatica al punto persino da rimuoverla, almeno in quegli anni giovanili. Ha avuto un impatto su di me da adulto perché prima l’avevo seppellita. Non ne ho parlato allora anche perché il mio patrigno era piuttosto violento con me, cosa avrei ptuto dirgli? Ero solo e mi sono isolato sempre di più. Sono stato un adolescente piuttosto strano per molti versi e penso che il mio successo in bicicletta ia figlio anche di queste avversità».
Nell'intervista, riportata da The Guardian, Wiggins parla anche del rapporto con il padre Gary, ciclista australiano che è morto nel 2008 in seguito a una rissa durante una festa in casa: «L’ho incontrato per la prima volta quando avevo 18 anni. Abbiamo riallacciato allora una sorta di relazione, poi però non abbiamo parlato per gli ultimi due anni prima che venisse assassinato. Era il mio eroe e volevo misurarmi con lui perché era un buon ciclista, ma ha sprecato il suo talento. Era un alcolizzato, un maniaco depressivo, piuttosto violento e all’epoca prendeva molte anfetamine e droghe».