Sarà meglio che ce lo ficchiamo bene in testa, adesso che la storia è ancora agli inizi: non c'è alcun motivo, né logico né tanto meno ideologico, perchè Pogacar debba vincere sempre. Neppure se davvero fosse il nuovo Merckx, come tutto lascia pensare, perchè anche Merckx ogni tanto perdeva. Solo per dire, io sono sempre fermo al nostro Gimondi nel Mondiale del Montjuic.
Quando succede, conviene se mai guardare a come il campione perde. Se per pigrizia e disimpegno, per accidia o freddo calcolo, oppure se per un fatale errore, oppure ancora solo perchè capita un giorno che qualcuno sia più forte o più scaltro.
Da questo punto di vista, allora, io direi che Pogacar si conferma un Merckx anche nella sconfitta. Lo sappiamo tutti, noi diesse da poltrona: quella volata non resterà certo la cosa migliore della sua carriera, né converrà proiettarla nelle scuole di ciclismo. Ma il resto resta: Pogacar ha dominato la corsa con Van Der Poel, alla fine ci ha regalato il più grande epilogo che qualsiasi gara sportiva possa inventarsi, cioè il testa a testa diretto tra i più grandi rivali, come nella finalissima di un Mondiale, o come nei cento metri olimpici.
Giustamente, studiando da Merckx, ritrovandosi nel Dna lo stesso temperamento e la stessa insaziabile ingordigia, Pogacar s'incavola come una bestia e fatica a mandarla giù. Ma è tutto normale, non è successo niente: sono semplicemente i suoi primi passi da battuto, una posizione e una postura che non gli sono ancora familiari, ma che comunque gli serviranno quanto - se non più – dei suoi schiaccianti trionfi. Non c'è come perdere qualche volta, per imparare a vincere sempre meglio e sempre di più.
A noi resta una magnifico Giro delle Fiandre, al di fuori e al di sopra di qualunque recriminazione e di qualunque bega da ballatoio. Ci deve bastare. Ovviamente dico a noi degustatori, non certo a noi italiani, perchè parlando di noi italiani è ancora e sempre la stessa musica: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare e gli italiani si accomodano in tribuna. O come dicevano gli Stanga e i Reverberi, quando bisogna dividere i maschi delle femmine, ormai noi sappiamo da che parte dobbiamo andare. Niente di nuovo e niente di drammatico, ci mancherebbe altro. Oggi come oggi io mi consolo all'inverosimile con Colbrelli, autore dell'ultima impresa superlativa in giro per il mondo, che si avvia alla sua seconda vita dopo aver rischiato seriamente di fermarsi alla prima. Tanto mi basta.
Il resto è ancora e sempre il tema aperto di questi ultimi anni, cioè capire se Pogacar è il nuovo Merckx, o se può diventarlo.
Mi dispiace per chi usa la vittoria di Van Der Poel per ridimensionare subito Pogacar, come non vedesse l'ora di smascherare un bluff. Per quanto mi riguarda, Pogacar non interrompe e non smentisce niente della sua investitura. Anche la sconfitta è una sconfitta da Merckx. A 23 anni è tutta salute.