FRECCIA DEI VINI. DOPO DUE ANNI DI STOP, DOMENICA 10 LUGLIO IL GRANDE RITORNO

DILETTANTI | 04/04/2022 | 07:45

La “Freccia dei Vini” è una corsa ciclistica italiana riservata ai dilettanti, disputata intorno al Comune di Vigevano, in Lombardia. Creata nel 1972, ha fatto parte dell’UCI Europe Tour nel 2005, nella categoria 1.2, prima di rientrare nel calendario nazionale italiano dell’anno successivo.
La prima edizione è stata vinta da Giovanni Battaglin, miglior scalatore del Tour de France 1979 e autore della doppietta Vuelta-Giro nel 1981. Ma altri nomi illustri impreziosiscono l’Albo d’oro, come: Giuseppe Martinelli (1974), Vittorio Algeri (1976), Emanuele Bombini (1979), ed altri ancora.


Dopo due anni di sosta forzata per la pandemia, torna nella giornata di domenica 10 Luglio 2022, ad unire, simbolicamente, le risaie della Lomellina ai vigneti dell’Oltrepò Pavese, passando addirittura dal capoluogo la città di Pavia. La partenza sarà dalla città di Vigevano, esattamente da Piazza Ducale, il cuore della città, attorno alla quale gravitano le sue principali attrazioni. La piazza fu costruita tra il 1492 e il 1494, pensata e voluta da Ludovico il Moro (che qui è nato 570 anni fa, nel 1452, coetaneo di Leonardo) come ingresso per il Castello, che si trova sul lato sud, cui in origine si accedeva tramite una scenografica rampa di scale. Tra gli architetti scelti da Ludovico Sforza c’era Donato Bramante, che ha anche progettato l’omonima Torre. La piazza è circondata, su tre lati, da portici ed arcate, con 84 colonne. Il quarto lato è occupato dalla Cattedrale di Sant’Ambrogio.


La partenza effettiva sarà data in località Sforzesca; anche questa ricca di storia. Nel corso della Prima Guerra d'Indipendenza, il 20 marzo 1849, fu teatro di una battaglia tra i Piemontesi e gli Austriaci. L’episodio è ricordato con una stele a lato della strada. Ma qualche secolo addietro, proprio qui, nel “Colombarone” visse Leonardo da Vinci nel periodo in cui fu al servizio di Ludovico il Moro. In qualità di ingegnere ducale, Leonardo affrontò il problema della regolamentazione delle acque tramite una rete di canali. Nelle vicinanze si trova ancora un mulino leonardesco.
Da Vigevano si passa per il Comune di Garlasco, noto per il Santuario della Madonna della Bozzola, meta di pellegrinaggi religiosi. In campo ciclistico, Garlasco è nota per essere stata la patria adottiva di Luigi Malabrocca (nato a Tortona nel 1920), la “Maglia Nera” per antonomasia del Giro d’Italia (1946 e 1947). Vanta però anche alcuni importanti successi e soprattutto vanno ricordati i due titoli nazionali conquistati nella specialità del ciclocross (1951 e 1953).
Dopo pochi chilometri si raggiunge Gropello Cairoli che deve il suo nome al fatto che qui, dal 1845, visse la famiglia Cairoli, con il capostipite Carlo e sua moglie Adelaide Bono. Dei cinque figli, quattro (Ernesto, Luigi, Enrico, Giovanni) morirono in varie battaglie durante il Risorgimento. Si salvò invece Benedetto, il maggiore di loro, che divenne presidente del Consiglio nel 1878 succedendo ad Agostino Depretis. Lo si ricorda anche per aver salvato la vita al Re Umberto I, frapponendosi fra questi e l’attentatore rimanendo ferito a sua volta. Gropello ha anche dato i natali a San Lanfranco Beccari (sec.XII), vescovo di Pavia, al quale è intitolata la bella chiesa romanica del monastero, situato nella periferia ovest di Pavia, dove egli visse e morì nel 1198.
Sfioriamo in seguito, Carbonara al Ticino, dove visse eremita Sant’Aldo e San Martino Siccomario ove trascorse parte della sua fanciullezza San Martino di Tours. Lasciamo la fertile Lomellina e raggiungiamo il capoluogo Pavia. È la prima volta in cinquanta edizioni che la corsa attraversa la città. Veramente una bella e interessante novità. Vi entriamo da sud, attraversando lo storico rione del “Borgo Ticino”. Qui nacque e visse Giovanni Rossignoli (1882-1954) grande campione di ciclismo e di canottaggio. Basti dire che, se la classifica fosse stata a tempi (com’è ora) e non a punti, sarebbe risultato lui il vincitore del primo e del terzo Giro d’Italia, rispettivamente nel 1909 e 1911. Ricordiamo anche una straordinaria vittoria in una Gran Fondo (600 km) e le sue otto partecipazioni al Tour de France. Nell’ultima di queste, nel 1926 a 44 anni (!) fu primo nella classifica della categoria “isolati”.

Ci avviamo quindi verso l’ Oltrepò, passando il Ponte di ferro detto “Della Becca”, struttura di acciaio lungo 1040m suddivisi in 13 campate (destinato in futuro a diventare ad uso ciclabile) che sorge sul fiume Po, proprio in prossimità della confluenza con il Ticino presso il comune di Mezzanino, a collegamento della città di Pavia con le terre dell'Oltrepò. Costruito tra il 1910 e il 1912, è la struttura in ferro più grande del mondo dopo la Tour Eiffel. Attraversato Mezzanino, dopo aver lambito Verrua Po e Rea, giungiamo a Cascina Bella (comune di Bressana Bottarone) dove nacque Agostino Depretis (1813-1887), primo presidente del Consiglio della “sinistra” e promotore del cosiddetto “trasformismo”.

Dopo Bressana Bottarone, la corsa incontra Casteggio (la Clastidium dei Romani), importante centro vinicolo oltrepadano e punto di riferimento, soprattutto nel recente passato, per le popolazioni dei centri collinari circostanti e sede, ancor oggi, di un frequentatissimo plurisecolare storico mercato domenicale Il suo Colle detto “Pistornile” dominante la pianura sottostante rappresenta la storia di Casteggio e conserva intatto le tradizioni culturali della città, che sono incentrate sulle attività della Certosa Cantù.

Termina la pianura e d’ora in poi il percorso sarà un saliscendi continuo attraverso le stupende colline dell’Oltrepò fino al traguardo di Stradella. Una curva a sinistra immette alla prima salitella: che in 2,5 chilometri porta dai 90 m della via Emilia ai 156 della frazione Mairano. Dal 1998, nella ex-Villa Marina, un antico convento ora trasformato in aristocratica residenza, vi ha sede la Fondazione Bussolera Branca. Essa, in collaborazione con diverse università si occupa di promuovere la conoscenza nell’ambito dell’enologia. La stessa Fondazione ha aperto nella sorprendente Casa dell’Art Brut la più importante collezione in Italia di quest’arte.

Si ritorna sulla via Emilia a Fumo frazione di Corvino San Quirico. Originario di questa località fu Aristide Cavallini, un più che discreto ciclista che negli anni Trenta del secolo scorso, in quattro delle sue cinque partecipazioni al Giro d’Italia si classificò nei primi dieci (quarto nel 1931) e per ben quattro volte (1927, ’30, ’31, ’32) si aggiudicò la classifica degli “isolati”. Oltrepassato il Santuario della Madonna di Caravaggio (costruito negli anni ’40 del XX secolo) si svolta a destra risalendo la valle del torrente Verzate. Poco più di un chilometro e sulla sinistra, si erge al sommo di uno sperone calcareo l’affascinante e scenografico Santuario della Passione, eretto nel 1764. Sul fianco sinistro sale la Scala Santa, realizzata nell’Ottocento. Notevole è pure la Via Crucis situata sul piazzale antistante la chiesa e costituita da 14 cappelle barocche (una per ogni stazione) e contenenti un totale di 52 statue in gesso e terracotta, soprannominate dai locali “i giudé” (i giudei). I concorrenti non avranno il tempo di ammirarlo perché davanti a loro si presenta il profilo delle, seppur dolci, colline dell’Oltrepò. Poche centinaia di metri infatti e la strada comincia a inerpicarsi verso il borgo di Oliva Gessi (275 m) posto in amena posizione sul crinale, con il suo Ulivo Secolare. Siamo nel paese che ha dato i natali a San Luigi Versiglia (1873-1930) missionario che già nel 1906 guidò il primo gruppo di salesiani inviato in Cina. Fu martirizzato il 25 febbraio 1930 per aver difeso la virtù di tre ragazze aggredite dai pirati. Fu santificato da papa Giovanni Paolo II nel 2000. La sua casa natale è proprio l’ultima in uscita dall’abitato. Nella frazione Oliva, vi sorge oltre la Villa Isimbardi, un notevole complesso di architettura rurale ottocentesca costituito da cascine porticate a due piani.

Lì, inizia una dolce quanto breve discesa con bellissime viste a 360°. Dopodiché si riprende a salire verso quello che è considerato un “santuario dei ciclisti”, per Montalto Pavese (m. 380), traguardo GPM e punto più elevato di questo toboga collinare. Di qui, il 2 giugno 1969, è transitata la tappa Savona – Pavia del 52° Giro d’Italia all’indomani del sensazionale quanto sorprendente stop imposto alla maglia rosa Eddy Merckx trovato positivo all’antidoping. Per la cronaca, la tappa fu vinta dal danese Ole Ritter.

Lasciamo Montalto per scendere, attraverso Lirio, in Valle Scuropasso. Superiamo Scorzoletta, Casa Valenti e poco prima dell’abitato di Valle Scuropasso una svolta secca a sinistra immette sulla terza salita di giornata: la “Panizza”, un’erta taglia-gambe di 1,5 chilometri, che porterà i girini a scollinare in località Regondè (214 m s/m). Coloro che vorranno lottare per la vittoria finale dovranno arrivare a questa curva nelle prime posizioni per non finire imbottigliati ed essere costretti a ripartire praticamente da fermi in salita. Prima di proseguire però dobbiamo ricordare che proprio qui a Valle Scuropasso (e in pianura a Robecco Pavese) verso mezzogiorno di domenica 16 giugno 1957 una violenta tromba d’aria seminò morte e distruzione: sei morti parecchi feriti e 50% delle case distrutte o danneggiate. Raggiunta Broni, si affronta per la prima di tre volte, l’impegnativa ascesa di Canneto Pavese, si entra nella frazione Palazzina di Castana, dove il notissimo direttore d’orchestra Pino Calvi, vogherese di nascita, di genitori castanesi, era solito soggiornare, quando non era impegnato con la sua orchestra. Morto nel 1989 è sepolto nel cimitero di Castana al termine della cui discesa ha inizio il primo, dei due giri previsti, dell’anello di Vino (Cigognola, Broni, Stradella, Montù Beccaria, Montescano, Canneto Pavese, Castana, Zenevredo), percorso della 18ma “Tappa del Giro d’Italia 2021”, organizzata sempre dal Comitato Eventi Sportivi Oltrepò, per poi arrivare in Comune di Stradella che sarà “Sede di Arrivo”.

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