UCI E DISCOVERY PRESENTANO "BACK ON TRACK", RISPOSTA DEL CICLISMO SU PISTA A "DRIVE TO SURVIVE"

EVENTI | 30/03/2022 | 18:02
di Nicolò Vallone

Una delle moderne frontiere della comunicazione da parte di federazioni, leghe e società sportive è quella dei documentari che entrano dentro, anzi dietro, le quinte della propria attività. Nuovi esempi spuntano ogni anno: uno dei più lampanti è Drive to Survive per quanto riguarda la Formula 1. E proprio mentre già si parla ufficialmente di una Netflix pronta a raccontare anche il ciclismo con un prodotto sul Tour de France, in casa Discovery [a proposito, QUI vi parliamo del loro palinsesto ciclistico] ha appena preso vita una serie dedicata alla disciplina della pista. O per essere più precisi, a una specifica competizione nata durante la pandemia...


Questo documentario in 5 puntate puntate s'intitola Back on Track (traducibile con "di nuovo in pista" o "ritorno in pista") e, oltre a esaltarne lo spettacolo in generale, va a scavare nella vita sportiva e nelle storia di vita di alcuni e alcune pistard protagonisti della prima edizione della UCI Track Champions League, svoltasi a novembre-dicembre 2021 e che ha incoronato quattro vincitori di differenti nazionalità: Emma Hinze (sprint donne), Harrie Lavreysen (sprint uomini), Katie Archibald (endurance donne), Gavin Hoover (endurance uomini).


Creato, esattamente come la Track Champions League, dalla collaborazione tra la Federazione internazionale e il gruppo Discovery, Back on Track è stato appena proiettato per la prima volta in assoluto, alla presenza del presidente UCI David Lappartient e di diversi protagonisti dentro e fuori lo schermo. Noi abbiamo avuto l'onore di assistere a questa première, svoltasi al Soho Hotel di Londra, e qui di seguito vi presentiamo un breve resoconto totalmente privo di spoiler.
[per le dichiarazioni di coloro i quali hanno partecipato all'evento londinese, da Lappartient agli atleti passando per figure chiave di UCI e Discovery, clicca QUI]

Nel lussuoso albergo della capitale britannica abbiamo potuto vedere in anteprima il primo e l'ultimo episodio di Back on Track. Il primo uscirà lunedì 4 aprile, gli altri quattro a seguire ogni lunedì. Ciascuno ha la durata di circa quarantacinque minuti.
Già, ma su quali piattaforme? Eurosport Player e GCN+ (più avanti sarà disponibile anche su Discovery+)

Tra primissimi piani e giochi di luce e musica degni di quelli messi in mostra nei velodromi della Champions, lo spettatore avverte la sensazione di entrare all'interno della competizione, di correre sui rulli e sulla pista insieme ai gladiatori e le gladiatrici delle due ruote, ascolta la storia delle loro vite e la loro spiegazione dei momenti cruciali delle corse. Entra nelle pieghe e nei confini del rapporto personale, nel sottile equilibrio tra amicizia e rivalità. E l'impressione, rispetto al grande ispiratore Drive to Survive, è che le dinamiche interiori e interpersonali tra i protagonisti siano meno forzate dalla narrazione e più genuinamente raccontate.

Non ci sono voci narranti esterne, questa funzione è assolta dalle testimonianze di alcuni speaker del Tour de France e dalla telecronaca ufficiale riproposta nei momenti di gara. Se dagli spalti o dalla prima visione televisiva è spesso difficile capir bene i rivolgimenti di posizione, le sterzate e le accelerate che hanno davvero determinato il risultato finale, in Back on Track osserviamo in maniera vivida e cinematografica la dinamica esatta di cosa è accaduto nelle fasi decisive della corsa. Inevitabilmente, trattandosi di un prodotto UCI-Discovery che racconta un evento UCI-Discovery, è presente qualche concessione autocelebrativa nonché autopromozionale. Ma chiudiamo volentieri un occhio a fronte della possibilità di balzare dai velodromi di Maiorca, Lituania e Londra, fino all'Olanda di Lavreysen e Scozia della Archibald. Di assorbire e stampare nella nostra mente il tonfo fisico e psicologico di una caduta o una squalifica, e l'espressione umana della vittoria. 

In attesa della versione 2022 della "Champions della pista", possiamo dunque rivivere con un occhio ciclisticamente inedito e... telescopico (tanto per usare un termine in auge ultimamente) l'edizione inaugurale della competizione.

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