Dalla strada allo sterrato per riscoprire la libertà di vivere la bicicletta senza lo stress del traffico, a stretto contatto con la natura. Chiusa la carriera su strada, Mattia Viel ha deciso di dedicarsi al gravel, specialità che si sta diffondendo sempre di più anche in Europa: «Nel gravel al momento non ci sono strutture ancora ben definite e quindi devi saperti arrangiare. Non esistono il direttore sportivo, il meccanico, il massaggiatore ma ci sei solo tu con la tua bicicletta in mezzo alla natura, e quindi devi fare tutto in autonomia, contando solo su di te - racconta il torinese a tuttobiciweb -. Il gravel ti fa scoprire quella sensazione positiva di solitudine, è un viaggio con te stesso, un’esperienza a 360 gradi. E’ un modo diverso di concepire la bicicletta. A me lo sterrato è piaciuto sin da bambino e ne sono sempre rimasto affascinato. Corse come le Strade Bianche o la Parigi-Roubaix fanno emergere il lato romantico del ciclismo. Il gravel inoltre non è di certo l’off-road estremo, ma è un buon compromesso ed è più sicuro rispetto alla strada».
Mattia è reduce dalla sua prima esperienza gravel a Girona, alla Santa Vall: «Sono andato a Girona per la gravel organizzata da Klassmark Bike. E’ stato bellissimo avere un rapporto stretto con il mondo amatoriale. Il gravel è una filosofia di vita, totalmente diversa rispetto alle corse su strada. Non c’è stress, è un modo di vivere la bicicletta diverso in totale serenità e divertimento. Lì ero solo con me stesso, ho provato un tipo di solitudine che mi ha fortificato e mi ha fatto capire di non aver bisogno di nessuno. E’ stata un’esperienza che ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore. Disciplina del futuro? La strada così come le altre specialità rimarranno per sempre, ma credo che il gravel possa essere una alternativa possibilità per ciclisti che vogliono reinventarsi nel post carriera».
E ancora: «Un grande ringraziamento va ad Alè, DMT e Cipollini che mi supportano in questa mia nuova esperienza. Sono grato a loro per questa possibilità che mi hanno dato e per aver creduto subito in me. Grazie al loro supporto ho una motivazione in più per affrontare questa nuova sfida, cercando di alzare sempre di più l’asticella. Il ciclismo in questi anni mi ha dato tantissimo, mi ha dato la possibilità di metabolizzare la perdita di mia mamma quando avevo dieci anni: era l'anno in cui ho cominciato a correre in bici, pensavo a lei in ogni momento, vincevo le gare e le dedicavo a lei; la bici è sempre stata il mezzo più semplice per evadere da un sentimento di dolore che mi portavo dentro. Ora mi piacerebbe restituire qualcosa a questo sport. E il gravel può offrirmi questa possibilità».
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