Peter Sagan è stato un giovane ciclista rivoluzionario, è ancor oggi un esempio per i più giovani, ma è proprio con i più giovani del gruppo che si trova costretto a dover alzare la voce, accusandoli di essere poco rispettosi e causa di un’anarchia nel gruppo.
Il tre volte campione del mondo teme in particolare che questo atteggiamento, spesso troppo spavaldo, in qualche modo contamini tutti i corridori professionisti. «Se parli troppo sulla stampa, si fanno solo chiacchiere e polemiche - ha detto Sagan - e questo non aiuta nessuno: quando sei giovane devi imparare a rapportarti con i media».
Sagan, che quest’anno corre con i colori della TotalEnergies, ha fatto il suo esordio di stagione con un po’ di ritardo rispetto al previsto poiché è risultato positivo al Covid e, dopo aver partecipato a corse in Francia e Belgio, lo rivedremo alla prossima Milano-Sanremo.
A 32 anni, per Peter c'è spazio per i ricordi e le riflessioni sul ciclismo che cambia: «Fabian Cancellara diceva tante cose su di me, era anche molto provocatorio, soprattutto all'inizio delle Classiche. Mi faceva sempre sorridere, perché voleva dire solo che si innervosiva molto per le mie capacità. Allora erano i ciclisti più anziani che parlavano molto, ora invece anche le generazioni più giovani dicono sempre la loro. Okay, sei forte, ma sei più giovane. Le generazioni più giovani non rispettano nessuno: in passato avevamo delle leggi non scritte nel gruppo, ora puoi dimenticarti una cosa del genere. C'è un'anarchia totale in questo senso».
Andando a prendere un esempio abbastanza chiaro, Sagan ha parlato delle pause in corsa utilizzate per andare in bagno. «E’ una cosa questa che ho notato per la prima volta quando da leader di una corsa a tappe, mi sono fermato a fare pipì. Hanno iniziato ad attaccare, quando eravamo in un momento di riposo per il gruppo. La pausa per il bagno non esiste più. È accaduto di nuovo al Tour du Haut-Var. Prima avevi un orario fisso per fermarti ed espletare insieme questa esigenza, adesso no. Ora tutti fanno la pipì in bici. Poi chiedo: è normale? Capisco se sei alla fine di una grande corsa come il Giro delle Fiandre o la Parigi-Roubaix. Ma in una corsa normale o in una tappa più tranquilla... Non perdi niente fermandoti per un attimo».
Troppe parole e modi anche poco educati, quelli che il campione slovacco ha raccontato alla stampa belga. «E’ incredibile perché non si prendono neanche la briga di andare sul lato della strada. Non voglio fare nomi, ma si limitano a fare pipì in mezzo al gruppo in movimento. Tutti fanno pipì su tutti. È disgustoso. E se dici qualcosa al riguardo, diventi anche arrogante, perché non puoi decidere cosa deve fare qualcun altro».
Con queste sue esternazioni Sagan ha fatto capire come sia necessario nel plotone ristabilire alcune regole in tema di rispetto ed educazione: non regole scritte, ma quelle che ogni corridore ha sempre trasmesso al corridore più giovane.