Martedì 15 febbraio, presso la Sala Nassirya del Senato, è stato presentato il progetto di legge “Disposizione in materia di tutela della sicurezza dei ciclisti”, con primo firmatario il senatore Marco Perosino.
Da certi resoconti di stampa e per la presenza all’evento del Presidente della FCI Cordiano Dagnoni, la prima impressione poteva essere quella di una svolta, se non altro sul piano delle intenzioni, che oltre alla salvaguardia dei normali ciclisti, riguardasse, in modo organico, anche il complesso mondo delle competizioni ciclistiche su strada che, per quanto di buon livello, restano pur sempre uno spauracchio per molti genitori che devono avviare allo sport i propri figli.
In realtà, invece, questo disegno di legge ha obiettivi molto più contenuti: seppure condivisibili sotto il profilo della loro utilità, non assorbono il disagio di osservare, per l’ennesima volta, la parzialità della proposta e fors’anche la sua mancata trasversabilità “politica”.
Il dato di maggior rilievo è certamente l’aver proposto, con la modifica degli art. 148 e 149 del Codice della Strada, che il sorpasso di un velocipede avvenga ad una distanza minima di un metro e mezzo (con relativa sanzione per gli inosservanti) e, in ogni caso, sempre con modalità, velocità e distanz, che non costituiscano pericolo per il ciclista.
Una norma, altre volte tentata senza successo, che se introdotta, non sconfiggerebbe lo scetticismo di quanti la trovano debole o inefficace per l’impossibilità di poterla “misurare” davvero sulla strada, tuttavia, pur sempre un principio di educazione stradale che poco alla volta potrebbe trovare sedimento nella cultura dei più. Con beneficio, non nascondiamolo, anche per i tanti ciclisti in allenamento.
Nell’intento della maggiore sicurezza, si presume, viene proposto che in abito urbano non sia mai possibile procedere affiancati, oggi ammesso fino a due. Un vero e proprio divieto in assonanza con la “fila unica” fuori dai centri abitati, la cui invarianza non coglie il desiderio di quanti sostengono che, proprio sulle strade extraurbane, se si potesse viaggiare affiancati e a gruppi di una certa dimensione, questo obbligherebbe i conducenti degli autoveicoli a tentare il sorpasso solo quando fosse libera la corsia di sinistra, evitando le solite “pelate” alle gambe di quei ciclisti sorpassati sempre e comunque.
Per rendere ancor più consapevoli e prudenti gli autisti degli automezzi viene proposto anche che nelle conoscenze necessarie per il rilascio della “carta di qualificazione del conducente” (CQC) trovino spazio almeno “due argomenti afferenti la mobilità ciclistica”.
Nulla da eccepire che questo possa essere utile, a patto che sia chiaro per tutti che la “carta di qualificazione” non è la patente come qualcuno ha erroneamente detto, bensì un titolo abilitativo professionale per i soggetti già in possesso delle patenti di guida superiore (C/C+E, D/D+E), ovvero per mezzi di trasporto o persone di particolari dimensioni. Quei “bestioni” che più fanno paura ai ciclisti, ma una minoranza rispetto ai veicoli presenti sulla strada.
Il disegno di legge, infine, si completa con la proposta di sopprimere integralmente il comma 75 della legge n. 160 del 27.12.2019, quello che ha equiparato i monopattini di certe caratteristiche ai velocipedi. Non male, viste le tante “monopattinate” a cui il legislatore ci ha sfrontatamente abituati.
Questo è quanto proposto dal senatore Perosino e dai suoi 12 colleghi firmatari: 9 dell’Udeur, 3 del Gruppo Misto e 1 del PSd’Az. Una proposta sicuramente di “centro”, che il tempo dirà quanto centrata.