LORENZO FORTUNATO, LA VOGLIA DI TORNARE A CORRERE E QUEL PENSIERO FISSO DI MAGGIO...

PROFESSIONISTI | 12/02/2022 | 08:30

Di nuovo lì, dove gli piace stare: in corsa, in mezzo al gruppo, con un numero attaccato alla schiena. Dall’ultima volta sono passati 118 giorni: era la Veneto Classic, arrivata a chiudere una stagione da faticare a crederci per quanto era stata bella. Per quella vittoria sullo Zoncolan, per quella conferma sul Monte Grappa, per ogni cosa venuta a regalare al mondo un Lorenzo Fortunato nuovo. Capace di pensare da vincente, capace di pedalare con la serenità che serve per arrivare davanti.


Di nuovo lì, sulle strade di Murcia, al debutto di una stagione che chissà cosa porterà: per Fortunato, per i suoi compagni, per la EOLO-KOMETA. Una stagione che però non vediamo l’ora di conoscere e vivere, giorno dopo giorno.


«Ho voglia – dice deciso Lorenzo – perché questo è stato un inverno lungo, e io ho voglia di ricominciare. Un inverno lungo ma allo stesso tempo importante: ho lavorato meglio del solito, più del solito, più tranquillamente del solito. E a fare la differenza è stata la conoscenza: so dove sono i miei limiti, so dove devo migliorare, e siamo andati a lavorare su quelli».

Un corridore differente, rispetto a quello che si era affacciato alla stagione 2021 ignorando tutto quello che di meraviglioso sarebbe successo. Differente nelle gambe? Magari. Nella testa? Sicuro. «L’anno scorso sognavo di vincere e lavoravo per provare a farlo. Quest’anno so che posso vincere perché è successo, e lavoro per farlo di nuovo. Ed è diverso, molto diverso. Ed è un po’ come un interruttore che si accende, clic: e quella che era una stanza buia si illumina e le cose si possono vedere chiaramente, si possono toccare, si possono prendere mentre prima le potevi solo immaginare. E per me, quell’interruttore si è acceso durante il Giro d’Italia».

E il bello è che nella voglia di tornare a correre, non c’è solo la voglia di pedalare. «No – continua Fortu – perché c’è anche la voglia di squadra: di stare con i compagni, di tornare a condividere le giornate con i ragazzi dello staff, di tornare in quella che è una seconda famiglia a tutti gli effetti. La squadra rispetto all’anno scorso è cresciuta tanto e sotto tutti gli aspetti, e io ho voglia di vivermela».

A cosa pensa oggi il Fortunato corridore? «Alla prossima corsa. E poi, non posso negarlo, al mese di maggio: ancora non è ufficiale la nostra partecipazione al Giro ma io penso a quello, perché un corridore che va forte in salita non può che pensare al Giro. Le salite più belle, sono lì. E io un po’ me lo sono già studiato, già nelle prime settimane ci sono due belle tappe come quella dell’Etna e del Blockhaus, e poi la terza settimana meravigliosa, e in mezzo tante tappe nervose dove può succedere di tutto. Come faccio a non pensarci?».

E allora, lasciamo che i pensieri – o i sogni, o gli obiettivi: chiamateli come volete – se ne vadano liberi. Ma prima, sorridendo, con Lorenzo si parla di un compagno di squadra particolare: il capitano, il veterano, il suo compagno di stanza, un amico. Francesco Gavazzi. «Lui è esattamente questo: un amico. Perché io su di lui faccio un affidamento totale, per quello che riguarda la bicicletta ma anche per quello che riguarda la vita. So che lui per me darebbe il 100 per 100, ed esattamente come fa un padre cerca di farmi evitare gli errori che magari lui ha già commesso. E allora, se proprio devo esprimere un desiderio, il chiedo questo: che al prossimo Giro d’Italia vinca lui una tappa, perché se lo meriterebbe. Perché il Gava è uno che tiene poco per sé, e dà tutto per gli altri».

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