ANAS, “ANCORA TU…”

NEWS | 04/02/2022 | 07:53
di Silvano Antonelli

Ogni tanto rispunta la questione dell’ANAS, ovvero, il rilascio oneroso dei suoi nulla-osta ai fini dell’autorizzazione di una gara ciclistica. Una cifra non da poco, quasi 400 euro, che fanno masticare amaro alcune società, le quali chiedono lumi sulla ratio di quella che sembra una autentica “gabella”.


Società ogni tanto cadono in “trappola” perché hanno deciso a stagione avviata di mettere in calendario una gara, oppure dimentiche di una certa convenzione tra FCI ed ANAS in base alla quale per un certo numero di gare è possibile ottenere l’esenzione a patto che la società organizzatrice ne dia comunicazione al proprio Comitato Regionale all’inizio dell’anno, oppure ancora, caso molto interessante, la proprietà della strada è passata dalla provincia all’ANAS a fine aprile, quando i termini di tale possibile segnalazione erano ovviamente superati.


Pagare o rifiutare di pagare, è una scelta che spetta alle singole società, dipende da come si vuole vedere la faccenda, per molti versi opinabile, al netto di almeno una società che conosco, disposta ad affrontare le questioni di principio, che ha fatto opposizione all’ANAS di Bologna, non ha pagato e continuerà a non farlo anche dovesse finire davanti al Giudice, una sede dove probabilmente le contraddizioni verrebbero a galla.

È il 2012 quando il Compartimento ANAS di Firenze incomincia a far pagare i propri nulla-osta alle società toscane, senza che questo avvenga nelle altrettante Regioni.

Una pretesa molto insidiosa che, se non respinta perché ritenuta legittima, offre il fianco a tutti gli Enti proprietari di strade a loro volta legittimati a fare altrettanto, facendo crescere in modo esponenziale, per il solo rilascio dei nulla-osta, i costi di una normale corsa in linea che, ad esempio, attraversi più province e più comuni. Una follia! Possibile sempre in qualsiasi momento.

L’articolo 9 del Codice della Strada afferma semplicemente che le autorizzazioni «possono essere concesse previo nulla-osta dell’Ente proprietario della strada» senza alcuna altra condizione che non sia il parere tecnico dell’Ente medesimo, ovvero a titolo gratuito, secondo la normale interpretazione del diritto all’uso delle strade pubbliche per la promozione e lo sviluppo delle attività sportive.

Altri potrebbero pensarla anche diversamente, ma non certo il Ministero dell’Interno, che interpellato qualche anno prima sull’argomento aveva, autorevolmente ed inequivocabilmente, risposto al quesito con la Circolare n. 300/A/26784/116/1 del 13.10.1997, in cui veniva precisato che il rilascio dei nulla-osta deve avvenire «senza oneri per gli organizzatori».

La stessa Circolare che, su indicazione della FCI, proponeva che le istanze di autorizzazione fossero contemporaneamente inviate per conoscenza agli Enti proprietari delle strade, quale avviso anticipato della necessità dei loro rispettivi nulla-osta, «al fine di snellire le procedure». Vale ricordare che a quei tempi le autorizzazioni venivano spesso rilasciate solo pochi giorni prima della gara, proprio perché i nulla-osta arrivano sempre in ritardo. Tanto che nella Circolare medesima veniva consigliato di fare ricorso al silenzio-assenso quando necessario per abbattere simili abitudini.

Per di più, un Ente proprietario della strada, il cui nulla-osta al transito della corsa gli viene (per obblighi di legge) formalmente richiesto da un Ente amministrativo (Regione, Provincia, Comune), come può fatturare gli oneri del rilascio ad un soggetto terzo (l’organizzatore) che non risulta esserne né il richiedente né il destinatario dell’atto?

Interrogativo sufficiente per dubitare che la richiesta dell’ANAS sia davvero legittima, oppure per configurare come un falso ideologico la sua affermazione che: «secondo l’art. 9 del CdS gli organizzatori DEVONO MUNIRSI del nulla-osta degli Enti proprietari», compito che invece spetta all’Ente che deve rilasciare l’autorizzazione.

Di questo non se né mai voluto tenere conto, cosicché, nel 2013, i vertici federali, per rispondere alle lamentele delle società toscane, pensarono di poter risolvere la questione attraverso una convenzione con l’ANAS S.p.A., strana per forma e contenuto, che in ogni caso, al di là di taluni contingenti benefici, anziché respingere la pretesa dell’ANAS, apre all’effetto che questa venga estesa all’intero territorio nazionale.

Una stranezza perché nella convenzione, la firma della FCI viene affiancata da quella dell’RCS, la quale in quell’atto otteneva l’esenzione per tutte le sue gare, concedendo in cambio spazi pubblicitari nelle proprie manifestazioni e relativo materiale promozionale.

Mentre la firma della FCI, sempre con lo scambio pubblicitario, otteneva l’esenzione per altre 300 gare in ambito nazionale, le prime 300 in ordine cronologico, sulla base di quanto la stessa Federazione avrebbe dovuto comunicare ogni anno entro il 31 marzo.

In quella convenzione quindi, secondo una certa opinione, la FCI tutela per intero gl’interessi di un singolo organizzatore e solo parzialmente quelli del resto delle società affiliate, le quali, non avrebbero potuto mai sapere preventivamente se cascavano in quelle beneficiate oppure no.

La convezione, a suo modo, contempla anche buoni propositi, tipo l’impegno delle parti per «proposte sinergiche e linee comuni di azione per il raggiungimento di obiettivi destinati a migliorare la sicurezza stradale degli eventi sportivi», oppure la «costituzione di una commissione paritetica permanente, presieduta con alternanza annuale da un membro dell’ANAS e da uno della FCI al fine di effettuare un monitoraggio congiunto sull’implementazione della convenzione e per discutere e valutare eventuali ulteriori iniziative di comune interesse».

Proposte comuni ed esiti di commissione che, pur dando per scontato che esistano, non se ne ha comunque segno da nessuna parte, così come il riscontro di come le 300 gare rispondono al totale delle richieste avanzate da parte delle società organizzatrici. Non solo. Come anche questo numero possa ritenersi valido rispetto al piano di riorganizzazione della rete viaria nazionale che il MIT ha avviato dal 2018 e che prevede il trasferimento all’ANAS di circa 6.500 km di strade ex statali, regionali e provinciali, un balzo del 25% rispetto ai circa 25.500 km complessivamente affidati oggi alla sua gestione.

Ciò nonostante, ogni anno, viene comunicato che la Convenzione è rinnovata, senza tra l’altro avvertire che il costo dei nulla-osta, allora fissato in € 247,70, è lievitato del 61% fino a € 397,04.

Si poteva pensare che la nuova dirigenza federale, alla chiamata del rinnovo della Convenzione con l’ANAS, avrebbe quanto meno effettuato un verifica dei contenuti analizzando gli esiti passati e le prospettive future. Intanto, continuiamo a conoscere soltanto quell’atto firmato il 1° agosto 2013 e nulla più.

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