Sono tanti i ciclisti che sono stati lanciati da Amore e Vita e dal suo patron Ivano Fanini. Uno di questi è il carrarino Fabrizio Convalle: dopo il magico 1988, in cui vinse sette corse da dilettante con la Mobiexport-Fanini Serravalle, passò professionista all'età di 24 anni con la Polli Fanini diretta da Mauro Battaglini poi trasformata nel 1990 in Amore & Vita. Passione sconfinata e il sogno di partecipare alle classiche come la Milano-Sanremo e alle corse a tappe più importanti come il Giro d'Italia.
«Il passaggio alla Fanini - ricorda Convalle -fu per me scelta facile come anche per Chiurato, Pelliconi e Michelucci, perchè eravamo legati alla Mobiexport Fanini Serravalle di Lando Cappellini che fu primo sponsor di Francesco Moser, una squadra che ci aveva sempre tutelati nell'equilibrio e nello sviluppo ciclistico. Ecco perchè firmai con Fanini nonostante altre richieste».
Alla corte del manager lucchese Convalle è maturato ed è rimasto nella storia della società per essere stato il primo - di una lunga serie - a vincere una tappa al Giro d'Italia: la Sora-Teramo di 247 km, nell'edizione della corsa rosa 1990 vinta da Gianni Bugno.
Già all’esordio tra i prof Convalle era stato grande protagonista al Giro di Puglia classificandosi al secondo posto in una tappa ed al terzo nella classifica generale. A Teramo nel 1990 il momento clou della sua carriera: rimane scolpita nella memoria la frequenza della sua pedalata sulle strade dell'Appennino Abruzzese quando scollinò fra i primi ai 1395 metri di Rocca di Cambio e ai 1295 metri del Passo delle Capannelle.
Ai microfoni Rai di Giorgio Martino questo il suo commento: «Mi sono risparmiato nell'ultima salita prima del traguardo, poi all'ultimo chilometro, avvertendo il rallentamento del gruppo. mi sono sganciato giungendo sul traguardo con qualche secondo di vantaggio. Ringrazio Fanini, l'onorevole Formigoni (presidente onorario della società ed in quell'anno anche vice presidente del Parlamento Europeo, ndr) e Lando Cappellini, dirigente della Mobiexport che mi hanno dato l'opportunità di correre in questa squadra e dedico questa vittoria a tutti gli sportivi di Fossone e di Carrara. Questa è la mia più grande soddisfazione, supera per importanza anche quella della convocazione azzurra dell'anno passato ai mondiali di Villach».
UNA PAGINA NELLA STORIA DI AMORE & VITA. Quella tappa di Teramo rimane per Fanini una pagina indelebile della sua storia ciclistica e delle sue numerose partecipazioni al Giro d'Italia. Convalle fa parte di quei ciclisti simbolo di una squadra che ha 37 anni di storia professionistica consecutivi: se, viste le difficoltà del momento dettate dal covid, non andasse in porto la sua iscrizione in Vaticano con l'assenso dell'Uci, ci sarebbe un vuoto per tutto il movimento ciclistico.
Il successo di Convalle a Teramo ha significato molto. non soltanto per aver dato vita ad una serie di vittorie importanti, ma anche per l'ordine di arrivo di altissimo livello. Dietro Convalle lo sprint del secondo posto se lo aggiudicò il belga di origine sovietica Andrei Tchmil, vincitore in carriera di Parigi Roubaix, Milano-Sanremo e Giro delle Fiandre oltre ad una Coppa del Mondo, e terzo fu il francese Gilbert Duclos Lassalle, un altro collezionista di classiche.
SANREMO E LA FUGA PIU' LUNGA. Un altro momento significativo nella carriera di Convalle fu la Milano-Sanremo del 1992, quando dopo 30 km di gara scattò per firmare la fuga più lunga nella storia della classica monumento. Sul Passo del Turchino aveva sempre 14 minuti di vantaggio sugli immediati inseguitori: dopo oltre 200 km di fuga grazie alle accelerazioni di Fontanelli e Bontempi prima e degli atleti dell'Ariostea poi, impegnati per il loro capitano Moreno Argentin.
«Ricordo gli incitamenti del c.t. Alfredo Martini che avvicinandosi con la sua ammiraglia mi disse: "Se scollini da solo sul Turchino fai il record della fuga più lunga. Credo proprio di esserci riuscito e di aver lasciato un bel ricordo in questa classica. A vincere quel giorno fu l'irlandese Sean Kelly che beffò sul traguardo uno dei grandi favoriti Moreno Argentin. Noi di Amore & Vita però lasciammo il segno con la fuga più lunga nella storia di questa classica. Di quel giorno ricordo con piacere il commento televisivo di Adriano De Zan quando le immagini mostrarono l'ammiraglia al seguito di patron Ivano Fanini che mi passò il telefono. Volle incitarmi l'Onorevole Roberto Formigoni dicendomi di tenere duro. Feci il possibile, peccato che fui ripreso».
Nel 1993, dopo soli cinque anni di professionsimo, la scelta di ritrarsi. Come mai?
«Fanini non mi rinnovò il contratto. Non trovai altre squadre disposte a farlo e di conseguenza mi ritirai, facendo il direttore sportivo per una decina di anni. Mi sono tolto grandi soddisfazioni nelle categorie dilettantistiche portando al successo Francesco Chicchi, Filippo Pozzato e Fabian Cancellara. Dopo ho ripreso a correre nelle categorie amatoriali con il Team Stefan di Porcari vincendo centinaia di corse: alla corte del presidente Stefano Del Carlo sono stato benissimo. Da due anni ho smesso di correre ma il ciclismo mi manca molto e non credo di farcela a resistere... anche se gestisco un negozio di biciclette a Marina di Carrara e faccio il rappresentante di abbigliamento e accessori ciclistici per la Moa Sport».
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